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Serva di Dio Giuseppina Faro Giovane laica

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Pedara, Catania, 6 gennaio 1847 - 24 maggio 1871


Giuseppina nacque a Pedara (CT) il 16 gennaio 1847 da Alfio Faro, medico, e Maria Teresa Consoli, e fu battezzata il giorno successivo nella Chiesa Madre del paese. La famiglia era facoltosa, e contava vari membri importanti nella comunità paesana, lo stesso padre di Giuseppina ricoprì vari incarichi pubblici.
Nonostante ciò la famiglia era conosciuta anche per essere molto pia e attenta ai bisogni dei poveri.
Con tale esempio la piccola Giuseppina crebbe nella consapevolezza che la più grande ricchezza per l’uomo è il Signore, e non si lasciò ammaliare dal luccichìo dei beni mondani.
Da piccola amò molto la musica ed era particolarmente felice di potersi recare spesso in teatro a Catania, tuttavia verso i 13 anni iniziò a sentire dentro di sé il desiderio di donarsi totalmente al Signore e, lentamente, abbandonò le distrazioni terrene per concentrarsi su ciò che era importante. Uno dei primi sacrifici che volle offrire al Signore fu proprio quello di rinunciare alla musica. Una cosa che sembrerà oggi strana, ma che ci dice della delicatezza di quest’anima e della sua attenzione verso i bisogni del mondo.
Intorno ai 15 anni, dopo varie insistenze, riuscì a ottenere il permesso di dismettere gli abiti sontuosi, che si addicevano alla sua condizione, e indossò abiti semplici e umili, cominciando a vivere come una “monaca di casa”, dedicandosi soprattutto alla preghiera e alla carità. Non stava, però, chiusa nella sua stanza, animava la preghiera in casa sua, divenuta un ritrovo di anime pie, e anche in parrocchia, dove, fra l’altro, istituì la recita quotidiana del Rosario con le litanie cantate.
Dopo la visita in chiesa si recava nelle case dei più bisognosi e ammalati e non si faceva problemi a pulire e spazzare le stanze, cucinare, accudire e consolare quei sofferenti. Ammirate dal suo esempio anche altre ragazze cominciarono a dedicarsi alla preghiera e alla carità, creando nel paese un clima di serena collaborazione, soprattutto nei momenti più difficili, come l’epidemia di colera del 1867 e le varie carestie di quell’epoca.
A 17 anni, per dedicarsi totalmente al Signore, fece voto di verginità, e solo qualche anno più tardi, nel 1869, ebbe il permesso dai suoi di poter entrare come educanda presso il Monastero di San Giuliano a Catania, dove si distinse per la sua indefettibile obbedienza, per la preghiera fervorosa, il suo particolare amore verso Gesù Eucaristia e le sue intense meditazioni sul Signore.
Tuttavia all’inizio del 1871 fu colta da una grave malattia e, non essendovi miglioramenti, in aprile dovette lasciare il monastero e tornare nella sua Pedara, dove fu accudita dalla famiglia e dalle amiche, con grande amore. Di giorno in giorno le sue condizioni peggioravano vistosamente, e i dolori erano atroci, ma Giuseppina non si lamentava, cercava, anzi, di animare chi andava a farle visita, invitando tutti alla preghiera.
All’inizio di maggio, forti febbri la costrinsero a letto, le sofferenza aumentarono, ma mai lei si lamentò, desiderando solamente di offrire quei patimenti per amore del Signore. Volle un altarino dedicato alla Madonna nella sua camera e ogni giorno le sue amiche venivano a pregare insieme a lei per solennizzare il mese mariano.
Morì il 24 maggio del 1871, assistita dal sacerdote don Domenico Bongiorno, che scrisse: “Ho veduto cose sole che si dicono de’ santi di gran virtù e squisita perfezione”. A un anno dalla morte fu salutata come “Angelo dell’Eterna Carità Divina”.
Subito nel paese nacque una spontanea devozione nei confronti di Giuseppina, che veniva invocata soprattutto nelle infermità più difficili e nelle calamità. Si contarono numerose grazie attribuite alla sua intercessione, tanto che l’anno seguente il popolo la volle riesumare e porre, con speciale dispensa, in chiesa. Il corpo fu ritrovato intatto e posto in una cassa con vetro dietro l’altar maggiore della chiesa dell’Annunziata, dove continuamente i fedeli andavano a visitarla e a chiedere grazie.
Constatato il perdurare di tale devozione il 24 maggio 1988 fu aperta l’inchiesta diocesana del processo di beatificazione, conclusasi nel 1996.


Fonte:
www.giovanisanti.wordpress.com

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Aggiunto/modificato il 2024-02-22

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