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San Pollione di Cibali Martire

27 aprile

† 27 aprile 304

Il 27 aprile 304 d.C., sotto la prefettura di Probo e l'imperversare delle persecuzioni di Diocleziano, il lettore Pollione subisce il martirio a Cibali, in Pannonia. La sua "passio", ritenuta attendibile dai Bollandisti, narra il suo fermo rifiuto di abiurare la fede cristiana dinanzi al prefetto. Pollione, con eloquenza e ardore, professa la sua devozione al "Re del cielo", Cristo, illustrando i principi di una vita virtuosa e caritatevole. Ribadisce l'unicità di Dio, l'immortalità dell'anima e la futilità dei beni terreni, contrapponendoli alla beatitudine eterna. Di fronte all'intransigenza di Probo, Pollione accetta con gioia la condanna a morte per cremazione, subendo il martirio ad un miglio dalla città. La sua memoria è venerata il 28 aprile nel Martirologio Romano e il 29 maggio in altri testi agiografici.

Martirologio Romano: A Vinkoveze in Pannonia, nell’odierna Croazia, san Pollione, lettore e martire, che, arrestato durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano e interrogato dal prefetto Probo, per aver confessato con grande costanza la fede in Cristo ed essersi rifiutato di sacrificare agli idoli, fu messo al rogo fuori delle mura della città.


Appena scoppiata la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, il prefetto Probo, governatore di Sirmio, s’affrettò a metterne in esecuzione i decreti, cominciando dai chierici. A Singiduno fece uccidere il prete Montano, a Sirmio il vescovo Ireneo e il Diacono Demetrio; a Cibali, proprio nell’anniversario del martirio, in una precedente persecuzione, del vescovo Eusebio, gli fu condotto innanzi Pollione, primo lettore di quella Chiesa, ben noto per l’ardore della sua fede.
Dichiarati con franchezza il suo nome, la sua fede e l’ufficio che esercitava nella Chiesa, al prefetto che l’accusava d’essere di quelli che ispirano a volubili donne l’orrore al matrimonio e una vana castità, Pollione rispose fieramente: «Se siamo volubili e leggeri, oggi lo potrai verificare». «In che modo?», chiese il prefetto. «Volubili e leggeri sono coloro che trascurano il loro Creatore per seguire le vostre superstizioni; al contrario si mostrano devoti e costanti nella fede del Re del cielo quelli che ne osservano i comandi anche sotto i tormenti». «Quali comandi? Di quale re?». «I santi e pii comandi di Cristo re», rispose Pollione. «In che consistono?». «Che vi è un solo Dio i cielo; che il legno e la pietra non possono essere chiamati dei; che bisogna emendarci dalle colpe; che i buoni devono perseverare nell’osservanza del loro proposito; che le vergini devono raggiungere la perfezione del loro stato e gli sposi conservare la castità coniugale; che i padroni si convincano a governare gli schiavi con dolcezza più che con la violenza, tenendo conto che la condizione umana è la stessa per tutti; che i servi devono fare il loro dovere più per amore che per timore; che ai re si deve obbedire quando comandano cose giuste e si deve accondiscendere nel bene alle autorità; che si deve rispetto ai genitori, ricambio agli amici, perdono ai nemici, amore ai cittadini, umanità verso gli ospiti, misericordia ai poveri, carità a tutti e a nessuno fare del male; che bisogna sopportare pazientemente le ingiurie e non farne assolutamente ad alcuno, cedere i propri beni e non desiderare quelli degli altri; che vivrà eternamente colui che disprezzerà per la fede la morte momentanea, che voi potete infliggergli. Se queste cose ti dispiacciono devi prendertela con il tuo giudizio». «Ma che vantaggio c’è a perdere con la morte questa luce e tutte le gioie del corpo?». «La luce eterna è ben superiore a quella terrena e i beni duraturi sono più dolci di quelli passeggeri. Non è prudenza posporre i beni eterni ai caduchi». Il prefetto troncò la discussione intimandogli di obbedire ai decreti imperiali e sacrificare agli dei, pena la morte di spada. «Fa’ quel che t’è comandato - gli rispose Pollione - io pur di seguire gli insegnamenti dei miei maestri accetto con gioia i castighi che mi infliggerai». Probo lo condannò ad essere bruciato vivo. La sentenza fu eseguita immediatamente ad un miglio dalla città.
Così narra la passio sancti Pollioni, che i Bollandisti giudicano degna di fede, anche se il suo testo deve essere in qualche caso rettificato. Secondo questa passio, composta in base al protocollo del processo una sessantina d’anni dopo gli inizi dell’impero di Valentiniano I, il martirio di Pollione avvenne il 27 aprile (die quinto kalendarum maiarum). Pollione è invece commemorato al 28 nel Martirologio Romano, nel Sinassario Costantinopolitano e nel Martirologio Geronimiano. In questo ultimo ricompare con una lezione più corretta il 29 maggio, ma per una svista degli amanuensi. Gli Itinerari del sec. VII nominano un martire Pollione nel cimitero di Ponziano sulla via di Porto. Bosio non crede sia il martire della Pannonia, ma un martire romano. Anche a Ravenna c’era un oratorio monasteriale intitolato a questo santo.


Autore:
Ireneo Daniele


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2016-04-27

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