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San Giovanni Battista Scalabrini Vescovo, fondatore

1 giugno

Fino Mornasco, Como, 8 luglio 1839 - Piacenza, 1° giugno 1905

Giovanni Battista Scalabrini nacque a Fino Mornasco, in provincia e diocesi di Como, l’8 luglio 1839, terzo di otto figli. Entrato in Seminario nel 1857, fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1863. Chiese di essere ammesso nel Seminario Lombardo per le Missioni Estere (radice del futuro Pime), ma il suo vescovo lo tenne in diocesi, prima come insegnante e vicerettore, poi rettore del Seminario Minore di Como. Nel 1870 fu nominato parroco di San Bartolomeo a Como, ma cinque anni più tardi venne nominato vescovo di Piacenza: fu ordinato il 30 gennaio 1876, non ancora trentaseienne. Nei trent’anni seguenti indirizzò alla sua diocesi sessanta lettere pastorali e compì cinque visite pastorali a tutte le parrocchie. Insieme all’insegnamento della catechesi, la sua preoccupazione maggiore era per le grandi questioni sociali; su tutte, quella dell’emigrazione. Attraverso scritti e conferenze sensibilizzò molti su quel tema e diede vita a due congregazioni religiose, i Missionari e le Missionarie di San Carlo, per la cura pastorale degli italiani all’estero. Morì il 1° giugno 1905 a Piacenza. Fu beatificato da san Giovanni Paolo II il 9 novembre 1997, in piazza San Pietro a Roma. Il 21 maggio 2022 papa Francesco accolse i voti dei cardinali e dei vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi per la sua canonizzazione con la dispensa da un secondo miracolo. I resti mortali del Beato Giovanni Battista Scalabrini sono venerati nel Duomo di Piacenza, mentre la sua memoria liturgica ricorre il 1° giugno, giorno della sua nascita al Cielo.

Martirologio Romano: A Piacenza, beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo, che si adoperò con ogni mezzo per la sua Chiesa e rifulse per la sollecitudine verso i sacerdoti, i contadini e gli operai; in particolare, ebbe a cuore gli emigranti nelle città d’America, per i quali fondò le Congregazioni dei Missionari e delle Suore Missionarie di San Carlo.


Infanzia e famiglia
Giovanni Battista Scalabrini nacque a Fino Mornasco, in provincia e diocesi di Como, l’8 luglio 1839, terzo degli otto figli (cinque maschi e tre femmine) di Luigi Scalabrini, gestore di un negozio di vini, e Colomba Trombetta. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita, mentre fu cresimato l’8 settembre 1840.
Dalla madre imparò, sin da piccolo, ad amare l’Eucaristia, il Crocifisso – a Como è molto venerato il Crocifisso custodito nella parrocchia della SS. Annunciata – e la Madonna, che ogni sera, insieme ai familiari, invocava con la preghiera del Rosario.
Alle scuole elementari, frequentate al suo paese, era il migliore della classe, un autentico trascinatore dei compagni: li radunava in piccoli gruppi e teneva per loro delle omelie per gioco, in Messe celebrate altrettanto per gioco. La scelta del sacerdozio si fece però sempre più seria, a partire da quando cominciò a frequentare il ginnasio presso il liceo «Alessandro Volta» di Como.

Sacerdote con aspirazioni missionarie
Nell’ottobre 1857 entrò nel Seminario Minore di Sant’Abbondio a Como, per gli studi di Filosofia; passò al Seminario Maggiore per gli studi teologici nel novembre 1859, continuando a dimostrarsi tra gli allievi più dotati.
Fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1863. Nei mesi successivi, annunciò ai familiari che sarebbe partito missionario. Quindi si diresse a Milano, sede del Seminario Lombardo per le Missioni Estere (la radice del futuro Pontificio Istituto Missioni Estere), ma monsignor Giuseppe Marzorati, il suo vescovo, glielo impedì.

Educatore nel Seminario Minore di Como
Quattro mesi più tardi, lo chiamò a insegnare nel Seminario Minore di Como, di cui don Giovanni Battista divenne anche prefetto di disciplina, ossia vicerettore. Durante l’estate, scoppiò un’epidemia di colera: si prodigò nell’assistenza ai contagiati sia nel capoluogo, sia al suo paese. Questo gli valse la medaglia al valore, per decreto reale, il 2 maggio 1869; da un anno era rettore del Seminario Minore.

Parroco per appena cinque anni
Nel 1870 venne nominato parroco-priore della parrocchia di San Bartolomeo, alla periferia di Como. La sua prima preoccupazione fu riorganizzare le scuole della dottrina cristiana e formare meglio i catechisti, dotandoli di un apposito manuale. Visitò frequentemente malati e anziani, dando vita a un’associazione per la loro assistenza. Fondò anche un asilo d’infanzia e un oratorio maschile.
Rendendosi conto della situazione in cui vivevano i contadini e gli operai, ispirò la nascita di una società di mutuo soccorso e s’impegnò in prima persona a cercare lavoro per quanti lo perdevano, ricorrendo anche agli industriali.
Il suo incarico come parroco durò appena cinque anni: infatti il 30 gennaio 1876, a trentasei anni non ancora compiuti, venne ordinato vescovo di Piacenza, dove rimase quasi trent’anni, fino alla morte.

Un pastore consapevole delle questioni del suo tempo
La sua lunga vita di pastore della diocesi piacentina fu contraddistinta dalle migliaia di pagine uscite dalla sua penna, che interessavano i tanti problemi del suo tempo, nelle intricate vicende della storia italiana, religiosa e politica dell’ultimo quarto del diciannovesimo secolo.
Acuto osservatore e attento interprete della realtà umana contemporanea, fondò un Istituto per sordomuti, un organismo di assistenza per le mondine, società di mutuo soccorso e casse rurali.
Indirizzò, nel suo lungo apostolato, sessanta lettere pastorali alla Diocesi, per il cui funzionamento visitò cinque volte le trecentosessantacinque parrocchie: si recò di persona in tutte, anche nelle più sperdute sull’Appennino emiliano, dove sicuramente non era mai andato un vescovo.
Celebrò ben tre Sinodi diocesani, che da oltre un secolo e mezzo non si erano più tenuti. Fu poi valido sostenitore dell’Azione Cattolica.
Diede anche vita al periodico «Il Catechista cattolico», prima rivista italiana per la diffusione del catechismo, che ha cessato le pubblicazioni nel 1940, e organizzò a Piacenza il primo Congresso catechistico nazionale.

La sua attenzione agli emigranti italiani
Tuttavia, la sua memoria resta legata in particolare alle sue illuminanti soluzioni pastorali per l’emigrazione. Quand’era ancora parroco, infatti, si trovò a passare per Milano: alla stazione ferroviaria, rimase impressionato dalla vista di una folla di derelitti, che da lì iniziavano il viaggio per l’America.
Cominciò nel 1887, con il suo scritto «L’emigrazione italiana in America», a cui fece seguire un'azione ancor più diretta.

Nascita dei Missionari di San Carlo
L’11 gennaio 1887 scrisse al Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, monsignor Domenico Jacobini, il quale, ricevuto il 14 novembre (il giorno prima, lo stesso monsignor Scalabrini era stato a sua volta ricevuto) da papa Leone XIII, ottenne l’approvazione del progetto di un Istituto di sacerdoti dediti completamente all’assistenza spirituale dei numerosi italiani emigrati in America.
Il 28 novembre 1887, nella basilica di Sant’Antonino a Piacenza, monsignor Scalabrini accolse i primi due membri della nuova realtà religiosa. In un primo tempo la denominò Congregazione dei Missionari per gli Emigranti Italiani, quindi, a partire dalla stesura delle nuove Regole nel 1895, Missionari di San Carlo (poi detti Scalabriniani). A un anno dalla fondazione, era già partita la prima spedizione, di dieci missionari.

Le conferenze e la Società San Raffaele
Dopo la fondazione dei Missionari di San Carlo, monsignor Scalabrini scrisse altri testi e tenne conferenze in molte città italiane per cercare di sensibilizzare al problema dell’emigrazione.
Istituì poi un Comitato di patronato per provvedere alla tutela degli interessi materiali degli emigrati, che divenne la Società San Raffaele, suddivisa in Comitati locali, dislocati opportunamente.

Scalabrini, la Questione Romana e don Albertario
Intervenne pubblicamente per una felice soluzione della Questione Romana: pubblicò nel 1885 anonimamente, ma in pieno accordo con il papa Leone XIII, un opuscolo sull’argomento «Intransigenti e transigenti».
Alle accuse di liberalismo, che gli arrivarono soprattutto da don Davide Albertario, direttore de «L’Osservatore Cattolico» di Milano, monsignor Scalabrini replicò di non aver mai detto né scritto nulla che contraddicesse l’autorità del Papa. Quando don Albertario finì in carcere, si adoperò perché potesse celebrare Messa anche in stato di detenzione.

I rapporti con madre Merloni e madre Cabrini e la nascita delle Missionarie di San Carlo
Monsignor Scalabrini approvò il 10 luglio 1900, per un decennio, le Costituzioni delle Apostole del Sacro Cuore, fondate da madre Clelia Merloni (beatificata nel 2018), e indirizzò, con Leone XIII, madre Francesca Saverio Cabrini (canonizzata nel 1943) verso lo scopo delle missioni, ma non in Cina come lei pensava, bensì fra gli emigranti italiani in America.
L’occasione di fondare un suo Istituto femminile gli venne da un suo giovane missionario, che arrivò in Brasile con un bimbo in braccio, la cui madre era morta durante la traversata. Fondò così, il 25 ottobre 1895, l’Istituto delle Missionarie di San Carlo.

La sua vita ascetica
A muovere la grande volontà di monsignor Scalabrini fu prima di tutto una tensione continua alla perfezione cristiana, alla carità perfetta: «Santificarmi, farmi santo: hoc est omnis homo [Questa è l’essenza di una persona umana]!».
Ebbe un’intensa e ascetica vita di preghiera, dedita alla meditazione, densa di pietà eucaristica, che andava dalla celebrazione della Messa, alla adorazione anche notturna, alle frequenti e giornaliere visite al Santissimo Sacramento.

La morte
Cominciava a prepararsi alla sesta visita pastorale alla vasta diocesi, nonostante fosse già sofferente da tempo, quando, aggravatosi improvvisamente, fu sottoposto ad intervento chirurgico.
Tuttavia, non superò la grave crisi che lo condusse alla morte il mattino del 1° giugno 1905, nel palazzo vescovile, come aveva auspicato: «Vivere, santificarsi e morire a Piacenza».

La causa di beatificazione e canonizzazione fino al decreto sulle virtù eroiche
Il processo diocesano della sua causa di beatificazione, per l’accertamento delle virtù eroiche, si svolse a Piacenza dal 30 giugno 1936 al 29 febbraio 1940, mentre il processo apostolico iniziò il 30 marzo 1940. Il 9 settembre 1970 vennero invece pubblicati i voti dei censori teologi sugli scritti.
L’11 maggio 1982 il Papa san Giovanni Paolo II ratificò il decreto d’introduzione della causa. Seguirono quindi le riunioni dei consultori teologi, il 25 novembre 1986, e dei cardinali e dei vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, il 17 febbraio 1987. Un mese dopo, il 16 marzo, il Papa autorizzò la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche di monsignor Scalabrini.

Il miracolo per la beatificazione
Il processo sul miracolo per la beatificazione di monsignor Scalabrini si svolse dal 23 dicembre 1994 al 5 giugno 1995. Riguardava la guarigione di suor Paolina De Angeli, Missionaria di San Carlo Borromeo, affetta da adenocarcinoma ovarico destro in stato avanzato.
Il 5 dicembre 1996 i componenti della Consulta Medica espressero voto favorevole circa l’impossibilità di spiegare, alla luce delle conoscenze mediche del tempo, la presunta guarigione. Il 21 marzo 1997 i consultori teologi si espressero invece all’unanimità circa il nesso tra il fatto prodigioso e l’intercessione del Venerabile Scalabrini. Analogo parere positivo diedero i cardinali e i vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 3 giugno 1997.
Il 4 luglio 1997, san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto sul miracolo. Lo stesso Pontefice beatificò monsignor Scalabrini il 9 novembre 1997, fissando la sua memoria liturgica al 1° giugno, giorno della sua nascita al Cielo.
I suoi resti mortali sono venerati nel Duomo di Piacenza, nell’urna collocata in fondo alla navata sinistra.

La canonizzazione con dispensa sul secondo miracolo
Il 21 maggio 2022, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, papa Francesco approvò i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi per la sua canonizzazione, dispensando quindi dall’inchiesta sul secondo miracolo necessario.
Tale decisione arrivò dopo che, il 7 ottobre 2021 la Postulazione della Congregazione dei Missionari di San Carlo aveva chiesto al Papa di procedere con la canonizzazione del Beato Giovanni Battista Scalabrini. La medesima istanza era stata presentata il 28 gennaio 2022 dai Superiori Generali delle Congregazioni da lui fondate e delle Missionarie Secolari Scalabriniane, fondate nel 1961.
Si erano aggiunte poi le numerose lettere postulatorie da parte di Cardinali, Vescovi, Conferenze Episcopali e Superiori Generali, molte delle quali provenienti da Paesi caratterizzati da fenomeni migratori.
La «Positio super canonizatione» ha quindi dimostrato che il culto del Beato era continuato nei venticinque anni trascorsi dalla beatificazione e, allo stesso tempo, che il suo esempio era ancora vivo, mentre si attestavano molti segni della sua intercessione a favore di problemi e situazioni difficili collegate all’emigrazione.
Il 17 maggio 2022, nella loro Sessione Plenaria, i cardinali e i vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi hanno riconosciuto che la canonizzazione era opportuna, per sottolineare il messaggio del Beato Scalabrini, in particolare in riferimento alla questione migratoria.
In un prossimo Concistoro sarà resa nota la data della canonizzazione sua e del Beato Artemide Zatti, Salesiano coadiutore, a sua volta emigrato dall’Emilia Romagna all’Argentina in giovanissima età.

La sua eredità oggi
Oggi i Missionari di San Carlo sono circa 650, presenti in trentaquattro Paesi di tutti e cinque i continenti. Le Missionarie di San Carlo, invece, sono circa 550. Da tempo non si limitano più agli emigrati italiani, ma operano tra migranti di ogni nazionalità e in tutto il mondo. A essi si sono unite le già citate Missionarie Secolari Scalabriniane, Istituto Secolare che ha ricevuto l’approvazione nel 1990.
Rami operativi della famiglia scalabriniana sono lo Scalabrini International Migration Network (SIMN) e l’Associazione Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS), quest’ultima attiva in Italia e in Africa.


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2022-05-30

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