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Sant' Enecone Abate

1 giugno

m. 1060 circa

Martirologio Romano: Nel monastero di Oña nel territorio di Burgos nella Castiglia in Spagna, sant’Enecóne, abate: uomo di pace, alla sua morte fu pianto anche dai Giudei e dai Mori.


Il primo giugno, la Chiesa ci fa celebrare la memoria di S. Eneco o Inigo, prima eremita e poi abate del monastero di San Salvatore di Ona, nella provincia di Burgos, nella Vecchia Castiglia (Spagna). Questo monastero, fondato nel 1011 dal conte di Castiglia e dalla moglie di lui, donna Urraca, seguì la riforma introdotta a Cluny, presso Autun (Saòne-et-Loire) dal B. Bernone, dopo la fondazione che ne aveva fatto nel 910 Guglielmo I il Pio, conte di Aquitania, (1918). L'abbazia era stata donata a S. Pietro, in proprietà assoluta, mediante un atto legale deposto sulla sua tomba in Vaticano. Era esente dalla giurisdizione episcopale e osservava la regola benedettina secondo il primitivo rigore: silenzio continuo, confessione pubblica delle colpe, aspre penitenze, molto lavoro manuale congiunto alle scuole e alla pratica dell'elemosina e dell'ospitalità.
Al monastero di Ona occorreva un abate santo e all'altezza di condurre a termine l'opera intrapresa. Sancio, re di Aragona e di Navarra, fece appello ad un eremita, Inigo, che godeva fama di grande santità.
Era nato, si diceva, a Calatayud, nella provincia di Bilbao, era vissuto da eremita e poi aveva rivestito l'abito benedettino a San Giovanni di Pena (Aragona). In seguito era ritornato alla vita eremitica praticata prima del suo ingresso in religione, forse perché eletto Priore, carica alla quale non si sentiva inclinato. Non stupisce quindi che alle suppliche dei monaci di Ona egli abbia fatto per un po' di tempo le orecchie da mercante. Per deciderlo a recarsi a Ona per assumere la direzione dell'abbazia, occorse il personale intervento del re Sancio.
Sotto la guida sapiente e illuminata di Inigo e con il soccorso generoso del re, il monastero prosperò. Con il suo ascendente il santo fece fiorire la pace intorno a sé. Dio gli concesse il dono dei miracoli. Con le sue preghiere ottenne piogge benefiche su terre riarse dalla siccità e un giorno, con poche cibarie, riuscì a sfamare addirittura una folla di persone.
A pochi chilometri dall'abbazia, Inigo fu colpito dal male che lo avrebbe portato alla tomba. Appena giunse alla sua sede, egli supplicò i monaci a volere rifocillare i giovani che avevano voluto accompagnarlo, nel tragitto, con delle torce accese. Ne fecero immediatamente ricerca, ma nessuno li vide. Ritennero molto probabile che Dio avesse mandato alcuni suoi angeli a illuminare nella notte il camino del suo servo buono e fedele, anziché pensare a una allucinazione prodotta, nell'abate, dalla sua malattia.
Inigo morì il 1-6-1057. Egli fu pianto da tutti, persino dai giudei e dagli arabi che occupavano la Spagna. Per i grandi miracoli che avvenivano sulla sua tomba, Alessandro II permise nel 1070 che il suo corpo fosse "elevato". Il fondatore della Compagnia di Gesù al fonte battesimale ricevette il nome di Inigo.


Autore:
Guido Pettinati

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Aggiunto/modificato il 2010-10-15

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