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San Marciano Martire

17 giugno

La persecuzione ordinata dell'imperatore Diocleziano arrivò nel 304 anche a Venafro, cittadina dell'attuale Molise. Tra l'anfiteatro romano e il tempio pagano della dea Bona " sulle cui fondamenta sorge oggi la Cattedrale di Santa Maria Assunta in cielo " vivevano due ufficiali dell'esercito romano: Nicandro e Marciano. Le antiche fonti storiche non si pronunciano sulla loro provenienza (forse nativi della Grecia), ma riferiscono come i due aderirono alla fede cristiana e rifiutarono di compiere rituali alle divinità pagane. Nel consumarsi del loro martirio si intreccia una significativa vicenda familiare: Daria, moglie di Nicandro, convertita anch'essa al cristianesimo, spronò lo sposo a non abiurare la fede. Questo costò anche a lei il martirio. I loro corpi furono seppelliti nei pressi di Venafro, dove già nel 313 fu eretta la Basilica cimiteriale a loro dedicata. Nel 1930 furono rinvenuti i loro sepolcri. La tradizione plurisecolare li acclama patroni delle città e delle diocesi (ora unificate) di Isernia-Venafro. (Avv.)

Martirologio Romano: A Silistra in Mesia, nell’odierna Bulgaria, santi martiri Nicandro e Marciano, che, soldati, durante la persecuzione di Diocleziano, respinsero l’elargizione fatta dall’imperatore all’esercito e, rifiutatisi fermamente di sacrificare agli dèi, furono condannati a morte dal governatore Massimo.


Santi Nicandro, Daria e Marciano, martiri

Il martirologio romano (calendario ufficiale della chiesa latina) al giorno 17 giugno recita: "Apud Venafrum, in Campania, sanctorum martyrum Nicandri et Marciani, qui in persecutione Maximiani capite caesi sunt ". La notizia del martirologio è ratificata anche da diversi studiosi, fra i quali Mabillon nel suo "Museo italico".

Ufficiale d’origine egiziana dell’esercito romano convertitosi al cristianesimo, Nicandro, subì il martirio sotto l'imperatore Massimiliano, pur di non abiurare la sua nuova fede. Venne decapitato e sepolto nell'antico cimitero militare romano presso l’attuale città di Venafro. Secondo altre fonti invece il martirio avvenne sotto Diocleziano, nel 303. Stessa sorte subirono la moglie Daria e il fratello Marciano. Dopo secoli, per l'ostinazione di un frate cappuccino, di un convento molisano, convinto che lì si trovasse il sarcofago dell'ex ufficiale dell'esercito romano, il sepolcro venne rinvenuto e su di esso si edifico in un secondo tempo una basilica. Nel 1650, il Vescovo di Venafro, Ludovico Ciogni, romano, fece trarre a parola da alcuni codici esistenti in Roma il racconto del martirio dei Santi, che fu inserito nelle seconde Lezioni dell'Ufficio Divino, recitato dai canonici e dai sacerdoti delle diocesi di Isernia e Venafro fino alla riforma liturgica operata dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Le spoglie di san Marciano invece per tradizione sono custodite nella chiesa di san Falco a Palena, in provincia di Chieti, dove furono traslate da Venafro, secondo un'attendibile ricostruzione, per preservarle dall'invasione dei Saraceni che colpì la cittadina di Venafro nel X secolo.

Il culto di san Nicandro in tempi antichi è stato fervente in tutta l’Italia meridionale, tanto da apparire in più casi nella toponomastica del Mezzogiorno.


Autore:
Vincenzo Moretti

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Aggiunto/modificato il 2002-11-26

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