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San Mama di Cesarea di Cappadocia Pastore, martire

17 agosto

m. 275 c.

Martirologio Romano: A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, san Mamas, martire, che, umilissimo pastore, visse solitario tra le selve dei monti in massima frugalità e subì il martirio sotto l’imperatore Aureliano per aver professato la sua fede in Cristo.


Con questo nome vi sono due santi, ambedue martiri, uno maschile e una femminile, la donna è martire in Persia, mentre l’uomo è il nostro martire Mama di Cesarea di Cappadocia.
Egli è uno dei santi più popolari dell’Oriente bizantino e lo studio della sua vita interessa la storia, il folklore, la storia dell’arte, l’archeologia, la patristica. Le fonti che ne raccontano la vita sono tante, ma le più antiche ed attendibili sono due omelie, redatte da s. Basilio Magno e da s. Gregorio Nazianzeno intorno al 303, purtroppo pur essendo ricche di elogi per il martire, sono avare di particolari cronologici.
Mama di famiglia modesta e povera, faceva il pastore di pecore e con questo umile mestiere concluse la sua vita con il martirio, le due omelie non dicono altro, ne su lui, ne sui genitori, età, epoca, genere del martirio.
Poi i due vescovi si dilungano sulla popolarità del culto di Mama a Cesarea, dove subì il martirio e nei dintorni; culto alimentato dai numerosi miracoli operati dal martire taumaturgo, con addirittura risurrezioni di fanciulli defunti, al punto che è considerato ‘padre della città’.
Nelle successive recensioni agiografiche, il racconto della ‘Vita’ si fa più ampio e denso di particolari fantastici, che si aggiungono man mano, nelle varie scritture che si susseguono. Ne prendiamo la più antica, del secolo IV, scritta dopo le due omelie sopra citate; si tratta della ‘passio’ a forma di enciclica, dei vescovi Eutrepio, Cratone e Perigene.
Al tempo dell’imperatore Aureliano (270-275), Mama ragazzo di 12 anni venne affidato alla custodia del vescovo di Cesarea di Cappadocia, Taumasio; in quel tempo l'imperatore aveva scatenato una persecuzione contro i cristiani, per cui invia il conte Claudio con 400 soldati, per catturarli insieme al vescovo.
Però là giunto, il conte e 200 soldati si convertono al Cristianesimo, allora l’imperatore impegnato in guerra contro la Persia, sospende la persecuzione. In seguito il vescovo Taumasio muore ed i pagani si rivoltano, bruciano la chiesa e fanno strage di cristiani, risparmiando Mama, visto la giovane età.
Questo invece si mette a predicare contro l’idolatria pubblicamente, finché una voce che sente solo lui, gli ordina di lasciare la città e di portarsi sui monti, nel folto della foresta, per predicare il Vangelo alle bestie che là vivono; la stessa voce gli indica dove trovare un codice del Vangelo, che era sotterrato fra i ruderi di una chiesetta incendiata; una volta trovatolo se lo porta sul monte, dove vive in una grotta.
Trascorre il giorno in solitudine, cibandosi di quello che trova e bevendo il latte che munge agli animali, anche feroci, che insieme agli uccelli e altre specie, si radunano il pomeriggio intorno a lui per ascoltare la lettura del Vangelo.
Erano trascorsi cinque anni, quando l’imperatore Aureliano mandò un altro preside di nome Alessandro, feroce nemico dei cristiani, per riprendere la persecuzione sospesa. Questi saputo di Mama e del prodigio delle bestie che l’ascoltavano, attribuendo il fatto a magia, manda un manipolo di soldati ad arrestarlo.
Questi soldati, vengono accolti con cortesia da Mama, rifocillati col formaggio da lui prodotto e arrivata l’ora consueta, assistono alla venuta di una moltitudine di animali grandi e piccoli, innocui e feroci, che si radunano intorno al giovane.
Spaventati, specie per la presenza dei leoni, chiamano Mama in aiuto, il quale li calma e rassicura, parlando loro dell’unico Dio creatore e di Gesù suo figlio, artefice anche di quel prodigio e li invita alla conversione per non essere al di sotto delle bestie, che ascoltavano la lettura del Vangelo.
I soldati i cui nomi sono Abdan, Dan, Niceforo, Milezio, Romano, Didimo, Secondino e Prisco, si convertono e chiedono il battesimo; allora Mama scende con loro dal monte per accompagnarli dal preside, lungo la strada incontrano il prete Cratone che li battezza; giunti ad Alessandria per fare un’apologia del cristianesimo, vengono imprigionati.
Mama nel frattempo viene sottoposto a svariate torture, tutte con pericolo di vita, da cui esce incolume e dopo che insieme ai soldati convertiti supera il supplizio delle belve, vengono infine tutti decapitati (275).
Dopo un po’ di tempo, morì Aureliano e la persecuzione cessò, quindi i cristiani elevarono, una basilica, sul luogo del supplizio del grande martire.
Primo centro del culto di Mama, fu Cesarea di Cappadocia, oggi Kayseri in Turchia, dove sulla tomba del martire era sorto un santuario meta di ininterrotti pellegrinaggi, che giungevano attirati dalla fama taumaturgica del santo.
Altre chiese e monasteri gli vennero dedicati nei secoli successivi, in tutto l’Oriente cristiano, a partire da Costantinopoli. In seguito alla traslazione di reliquie, il culto si estese a Cipro, Grecia e in Occidente, dove il centro del culto fu ed è la cattedrale di Langres in Francia.
È venerato in Toscana e Veneto; in Occidente fu eletto a patrono delle nutrici a causa del suo nome e perché nutrito del latte delle bestie ammansite; in Oriente è soprattutto invocato come protettore del bestiame.
Il suo nome compare in decine di Martirologi, Calendari, Sinassari, orientali ed occidentali in tanti giorni diversi, il ‘Martirologio Romano’ prendendolo dallo ‘Geronimiano’ lo pone al 17 agosto, giorno che a Langres viene celebrato solennemente.
Pochi santi dell’antichità hanno avuto un culto così vasto; come pure Mama è diventato soggetto di tante opere d’arte che lo raffigurano, specie durante il prodigio della lettura evangelica agli animali e durante il suo martirio; a volte mentre è legato ad una colonna e un carnefice lo trafigge al ventre con un tridente.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-10-29

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