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Beato Sebastiano (Salvatico) Maggi Sacerdote domenicano

16 dicembre

Brescia, 1414 - Genova, 1496

Nato nel 1414 a Brescia col nome di Selvatico, appena 15enne entrò come Sebastiano nel convento domenicano della città, del quale poi divenne priore. La dedizione allo studio gli valse il titolo di maestro in sacra teologia. Fu chiamato a reggere vari conventi - Santa Maria delle Grazie a Milano, poi Brescia, Mantova, Verona, Piacenza e Bologna - per le sue capacità di governo nella linea della riforma dell'Osservanza promossa da santa Caterina da Siena e dal beato Raimondo da Capua. Per due volte fu vicario generale in Lombardia. Come superiore del convento di Firenze dovette proibire la predicazione a Girolamo Savonarola per ordine di Papa Alessandro VI. È sepolto nel convento di Santa Maria di Castello a Genova, dove morì nel 1496. Clemente XIII ha confermato il suo culto nel 1760. (Avvenire)

Etimologia: Sebastiano = venerabile, dal greco

Martirologio Romano: A Genova, commemorazione del beato Sebastiano (Salvatico) Maggi, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che predicò il Vangelo al popolo ligure e si occupò dell’osservanza della disciplina nei conventi.


Predicatore, riformatore e vicario generale della Congregazione domenicana di Lombardia, nacque a Brescia nel 1414 e mori a Genova dopo l'agosto 1496.
Figlio di Falco, della nobile e potente famiglia dei Maggi (Madii), ebbe al Battesimo il nome di Salvatico, che cambiò in Sebastiano quando nel 1429 si fece religioso nel convento patrio di S. Domenico, allora appartenente alla Congregazione osservante di Lombardia. Si dice che abbia studiato a Padova e che si sia distinto come predicatore a Padova, Verona, Brescia, Piacenza, Bologna.
Ma si rese ancora più noto e benemerito nella direzione di molti conventi per i suoi sforzi di tener vivo lo spirito di osservanza che era stato promosso da santa Caterina da Siena e dal beato Raimondo da Capua e che, nel 1391, aveva dato origine, a Venezia, alla Congregazione lombarda.
Durante il priorato del convento di San Domenico di Brescia (1450 54), quando la città fu flagellata dalla peste, ebbe modo di mostrare tutta la sua carità. In seguito fu priore a Mantova, a Milano, a Cremona, a Vicenza e a Bologna (alcuni aggiungono anche a Trino, a Bergamo, a Crema, a Lodi, ecc.). Leandro Alberti, che probabilmente ebbe modo di conoscerlo a Bologna nel 1495, lo ricorda « vir quadam dulci bonitate, lenitate, et comitate ornatus, rectus, iustus, et sanctus... obiit plenus bonis operibus » (cf. bibl.).
Durante il primo priorato di Santa Maria delle Grazie di Milano (1479 80), dato che i frati abitavano alquanto alla periferia della città, iniziò e prosegui la costruzione della chiesa e dell'ospizio di Santa Maria della Rosa, dietro la chiesa di San Sepolcro, dove oggi sorge la Biblioteca Ambrosiana. Di tali costruzioni si ricorda oggi solo il nome nella Piazza della Rosa e in qualche resto architettonico di detta Biblioteca. Negli anni 1489 91 era nuovamente priore delle Grazie di Milano, molto stimato dai duchi Ludovico il Moro e Beatrice d'Este, la quale, per breve tempo, l'ebbe a direttore spirituale.
Mentre era una prima volta vicario generale della Congregazione lombarda (novembre 1480   apr. 1483) venne affidato alla Congregazione il convento di Santa Sabina di Roma, come pure la riforma del convento di Sant' Eustorgio di Milano, che, purtroppo, non ebbe alcun effetto. Nel 1495, da priore di Bologna, fu nuovamente chiamato alla direzione della Congregazione.
In questo periodo, con Breve di Alessandro VI del 9 settembre 1495, gli fu demandata la causa contro Girolamo Savonarola e la riassunzione dei conventi di San Marco di Firenze e di San Domenico di Fiesole nella Congregazione lombarda donde erano usciti. Il Maggi era stato amico e confessore del Savonarola
e quindi la sua testimonianza poté essere favorevole all'imputato. A Genova, ove in qualità di vicario generale era in visita al convento di Santa Maria di Castello, ebbe modo di conoscere santa Caterina Fieschi Adorno, per cui dai genovesi è ricordato come il « confessore » della santa.
Morto tra l'agosto e il novembre 1496 ebbe sepoltura nella chiesa di Santa Maria di Castello. Nel 1797 i suoi resti mortali   conservati incorrotti   vennero traslati dall'antico a un nuovo altare. La fama di santità e la testimonianza di miracoli portarono all'istruzione del processo, iniziato nel 1753, e coronato dall'approvazione del culto da parte di Clemente XIII, il 15 apr. 1760. La sua festa si celebra il 16 dicembre mentre nella diocesi di Brescia è ricordato il 7 novembre.


Autore:
Luigi Abele Redigonda


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2010-12-16

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