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Venerabile Margherita Occhiena Madre di San Giovanni Bosco

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Capriglio, Asti, 1 aprile 1788 - Torino, 25 novembre 1856

Nasce il 1° aprile 1788 a Capriglio (AT), e il giorno stesso viene battezzata nella chiesa parrocchiale. Rimane al paese fino al matrimonio, celebrato qui con Francesco Bosco; poi passa ai Becchi. Alla prematura morte del marito, la ventinovenne Margherita si trova ad affrontare da sola la conduzione della famiglia in un momento di grande carestia, ad assistere la mamma di Francesco e il di lui figlio Antonio; poi a educare i suoi figli Giuseppe e Giovanni. Donna forte, dalle idee chiare, determinata nelle scelte, con un regime di vita sobrio, nell'educazione cristiana è severa, dolce e ragionevole. Cresce tre ragazzi dal temperamento molto diverso: ma non livella e non mortifica nessuno. Costretta a fare scelte talvolta drammatiche (come l'allontanamento da casa del figlio minore per non rompere la pace e per farlo studiare), asseconda con fede, saggezza e coraggio le propensioni dei figli aiutandoli a crescere nella generosità e nella intraprendenza. Accompagna con particolare amore Giovanni fino al sacerdozio e poi, lasciando la cara casetta del Colle, lo segue nella sua missione tra i giovani poveri e abbandonati di Torino. Qui per dieci anni, la sua vita si confonde con quella del figlio e con gli inizi dell'Opera salesiana: è la prima e principale Cooperatrice di don Bosco; con bontà fattiva diventa l'elemento materno del sistema preventivo; è, senza saperlo, "cofondatrice" della Famiglia salesiana che crea santi come Domenico Savio e Don Rua. Illetterata, ma piena di quella sapienza che viene dall'alto, è stata l'aiuto per tanti poveri ragazzi della strada, figli di nessuno; ha messo Dio prima di tutto, consumandosi per Lui in una vita di povertà, di preghiera e di sacrificio. Muore a 68 anni, a Torino, il 25 novembre. L'accompagnano al cimitero tanti ragazzi che la piangono come "Mamma".



Non è che una povera contadina analfabeta, nata nel 1788 a Capriglio, sulle colline astigiane. La sua infanzia scorre gioiosa, in famiglia, tra campi di grano e vigneti. Margherita Occhiena non va a scuola come quasi tutte le sue coetanee, però impara a memoria le preghiere. A ventiquattro anni sposa il mezzadro Francesco Bosco, vedovo con un figlio di tre anni, Antonio. Si trasferisce ai Becchi, una piccola frazione di Castelnuovo Don Bosco (Asti) e nascono due splendidi bambini, Giuseppe e Giovanni (Giovannino). La vita è serena in casa Bosco. Margherita è moglie e mamma amorevole, papà Francesco lavora la terra. Tutti i giorni si prega e si ringrazia il Signore.
Purtroppo Francesco si ammala e muore. Margherita ha ventinove anni e deve badare alla suocera semiparalizzata che accoglie nella sua misera casetta (ex stalla resa abitabile), al figlio del marito e ai suoi due bambini. C’è tanta miseria. Arriva la fame. Francesco prima di morire aveva contratto dei debiti per migliorare il lavoro nei campi. Però Margherita non si dispera. Si rimbocca le maniche e lavora, notte e giorno, in campagna e in casa. È tanto stanca, ma fa tutto con amore. E non rifiuta mai una scodella di minestra o un pezzo di polenta ai poveri che bussano alla porta, sempre pronta a fare la carità, come può.
Il figlio Giovannino, intelligentissimo, fa un sogno: la Madonna gli suggerisce come aiutare i ragazzi a diventare buoni, con la dolcezza e la carità, e gli mostra un branco di lupi trasformarsi in agnellini. Giovannino decide di diventare prete. La mamma è felice ma solo se rimarrà povero perché non è “l’abito a fare il monaco”, ma la pratica delle virtù. Margherita fa tanti sacrifici per far studiare il figlio, ma il pane e i soldi che manda in seminario non bastano. Giovannino si presta a tanti lavoretti per potersi mantenere e pagare i libri. Margherita, intanto, va ad abitare con il figlio sposato Giuseppe. Lavora la campagna e bada ai quattro nipotini.
Giovanni, diventato sacerdote, si trova a Torino e, come nel suo sogno, si occupa dei ragazzi sbandati: muratori, spazzacamini, sfruttati o alla ricerca di un lavoro, senza casa né famiglia, vestiti di stracci e affamati. Il figlio di Margherita li accoglie in località Valdocco, in un oratorio, parla loro di Gesù, della Madonna, ma da solo non ce la fa. Chiede a Margherita di diventare la mamma dei suoi ragazzi. La mamma di Don Bosco acconsente e si trasferisce a Torino. Coltiva l’orto e cucina per tutti, la notte rammenda poveri stracci affinché i ragazzi possano indossarli al mattino. Grazie all’aiuto di Dio e alla beneficenza di persone ricche, mamma e figlio offrono un letto e un pasto ai ragazzi di strada e aprono una scuola per insegnare loro un mestiere.
Mamma Margherita muore a Torino nel 1856. In vita vende tutti i suoi averi per comprare cibo per i ragazzi: i pochi gioielli e il corredo da sposa. È povera, non sa né leggere né scrivere e parla solo in piemontese, ma è anche grazie alla sua dolcezza e al suo coraggio che il figlio sacerdote Giovanni Bosco, diventato santo, ha potuto creare una delle congregazioni rivolte ai giovani tuttora più diffuse al mondo: quella dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A Capriglio (Asti), paese in cui è nata Margherita Occhiena, si può visitare il Museo Civico di “Mamma Margherita”. Gli ambienti descrivono la vita della mamma di Don Bosco e l’umile realtà contadina piemontese dell’Ottocento.
A Castelnuovo Don Bosco (Asti), presso la frazione Becchi, ancora oggi si può visitare la modesta casa di campagna dove nacque e trascorse l’infanzia San Giovanni Bosco, assieme a “Mamma Margherita”, i fratelli Antonio e Giuseppe e la nonna paterna. Gli ambienti sono piccoli, poveri: la cucina, la stalla, una cameretta per Margherita e sua suocera, un’altra cameretta per i ragazzi (quella del “sogno” di Giovannino).

Autore: Mariella Lentini
 


 

Non è cosa semplice tracciare un breve profilo biografico di questa semplice donna, genitrice di un grande santo quale Giovanni Bosco. La santità di Margherita Occhiena non è infatti frutto di eventi straordinari, quanto piuttosto di una vita umile e nascosta vissuta in armonia con l’insegnamento evangelico.
Nacque il 1° aprile 1788 a Capriglio, sulle colline astigiane, ed il giorno stesso venne battezzata nella chiesa parrocchiale del paese. Qui rimase sino al matrimonio con Francesco Bosco, amico di famiglia, già vedovo e padre di un figlio. Il matrimonio fu celebrato a Capriglio il 6 giugno 1812. La coppia si stabilì ai Becchi, frazione di Castelnuovo d’Asti (odierna Castelnuovo Don Bosco), sul colle ove oggi sorge la grande basilica, nella casa del mezzadro Francesco. Iniziò così per Margherita una nuova vita. Il marito aveva un sogno: diventare un piccolo proprietario, con le proprie terre e la propria casa. Per questo acquistò alcuni campi, una striscia di vigna, e una casupola che trasforma in stalla per i due buoi e la mucca che già possedeva. Il 17 aprile 1813, nacque Giuseppe, il primo figlio di Margherita e Francesco. Il 16 agosto 1815 nacque poi il secondo figlio, Giovanni, che diventerà il celeberrimo Don Bosco.
Ancora due anni di rustica serenità, poi morì il padre, come Don Bosco narrò nelle sue Memorie: “Non avevo ancora due anni, quando Dio misericordioso ci colpì con una grave sventura. Mio papà era nel pieno delle forze, nel fiore degli anni, ed era impegnato a darci una buona educazione cristiana. Un giorno, tornando dal lavoro madido di sudore, scese senza pensarci nella cantina sotterranea e fredda. Fu assalito da una febbre violenta, sintomo di una grave polmonite. In pochi giorni la malattia lo stroncò. Nelle ultime ore ricevette i santi Sacramenti e raccomandò a mia madre di avere fiducia in Dio. Cessò di vivere a 34 anni. Era il 12 maggio 1817”.
Alla prematura morte del marito, la ventinovenne Margherita si trovò ad affrontare da sola la conduzione della famiglia in un momento di grande carestia, ad assistere la suocera ed il figliastro Antonio, nonchè ad educari i due figli nati dal matrimonio: Giuseppe e Giovanni. Donna forte, dalle idee chiare, determinata nelle scelte, con un regime di vita sobrio, nell’educazione cristiana è severa, dolce e ragionevole. I tre ragazzi avevano un temperamento assai diverso, ma Mamma Margherita non livellò e non mortificò mai nessuno. Costretta a fare scelte talvolta drammatiche, quale l’allontanamento da casa del figlio minore per non rompere la pace e per farlo studiare, era solita assecondare con fede, saggezza e coraggio le propensioni dei figli, aiutandoli a crescere nella generosità e nell’intraprendenza.
All’età di nove anni, il piccolo Giovannino ebbe un sogno che lo guidò verso il suo futuro di educatore di una immensa schiera di giovani. Con il passare degli anni si consolidò in lui il desiderio di diventare sacerdote, ma mancavano in famiglia le possibilità economiche per un tale passo e l’unica via percorribile sarebbe stata diventare francescano. Questa idea fu anche comunicata dal parroco a Mamma Margherita, che allora chiese al figlio: “Il parroco è stato da me per confidarmi che tu vuoi farti religioso. È vero?”. Giovanni rispose: “Sì, madre mia. Credo che voi non avrete nulla in contrario”. Allora la madre lo ammonì sapientemente: “Io voglio solamente che tu esamini attentamente il passo che vuoi fare e poi segui la tua vocazione senza guardar ad alcuno. La prima cosa è la salvezza della tua anima. Il parroco voleva che io ti dissuadessi da questa decisione in vista del bisogno che potrei avere in avvenire del tuo aiuto. Ma io dico: in queste cose non c’entro, perché Dio è prima di tutto. Non prenderti fastidio per me. Io da te voglio niente; niente aspetto da te. Ritieni bene: sono nata in povertà, sono vissuta in povertà, voglio morire in povertà. Anzi te lo protesto. Se ti decidessi per lo stato di prete secolare, e per sventura diventassi ricco, io non verrò neppure a farti una sola visita, anzi non porrò mai piede in casa tua. Ricordalo bene”.
Toccò proprio a Margherita accompagnare con particolare amore il figlio sino al sacerdozio e poi, lasciando la cara casetta dei Becchi, lo seguì nella sua missione tra i giovani poveri e abbandonati di Torino. In una sera piovosa del maggio del 1847, Mamma Margherita e Don Bosco accolsero a Valdocco il primo ragazzo, dando così inizio alla loro opera. Illetterata, parlava solamente in lingua piemontese, ma piena di quella sapienza che viene dall’alto poté essere d’aiuto a tanti poveri ragazzi di strada, figli di nessuno. Pose sempre Dio innanzi a tutto, consumandosi per Lui in una vita di povertà, di preghiera e di sacrificio.
Qui, per ben dieci anni, la sua vita si confuse con quella del figlio e con gli albori dell’opera salesiana: Mamma Margherita fu così la prima e principale Cooperatrice di Don Bosco ed estese la sua maternità allo stuolo di ragazzi che affollarono il celebre oratorio di Valdocco. Con bontà fattiva divenne l’elemento materno del “sistema preventivo” e senza saperlo fu vera “cofondatrice” della Famiglia Salesiana, sarta che da una buona stoffa seppe creare grandi santi come Domenico Savio e Michele Rua.
Una sera Margherita sussurrò al figlio: “Giovanni, sono stanca. Lasciami tornare ai Becchi. Lavoro dal mattino alla sera, sono una povera vecchia, e quei ragazzacci mi rovinano sempre tutto. Non ce la faccio proprio più”. Don Bosco guardò il volto di sua madre e sente un nodo alla gola. Non trova parole potenzialmente capaci di consolare quella povera donna. Si limitò allora a fare un gesto: le indicò il Crocifisso appeso alla parete e la vecchia mamma capì in silenzio.
Il 29 ottobre 1854 arrivò all’oratorio Domenico Savio, un ragazzino di Mondonio. Mamma Margherita, sempre più frequentemente faceva qualche pausa durante il suo pesante lavoro e per riprendere fiato si recava nella nuova chiesa di San Francesco di Sales, tirava fuori la corona del Rosario e la sgranava lentamente. Un giorno osservò con Don Bosco: “Tu hai tanti giovani buoni, ma nessuno supera la bellezza del cuore e dell’animo di Domenico Savio”. Don Bosco le chiese il perché e lei riprese: “Interrompe i giochi per venire a trovare Gesù nel tabernacolo. Sta in chiesa come un angelo”. Fu dunque lei la prima persona ad accorgersì della santità di quel ragazzo al quale un giorno un papa avrebbe concesso l’aureola dei santi.
Nell’autunno del 1856, Mamma Margherita non usciva ormai quasi più dalla cucina. Ad ottobre, Don Bosco si recò come sempre ai Becchi per la festa della Madonna del Rosario, portando con sé i ragazzi migliori. Ma per la prima volta Mamma Margherita restò a casa. Per alcuni giorni rimase a letto, tormentata da una tosse insistente. Sopraggiunse poi una febbre alta. Don Bosco chiamò il medico e la diagnosi fu “polmonite”. SI avvicinava dunque la sua morte, vista che per gli anziani quelle era una malattia fatale. Don Bosco pensò che questa sarebbe stata una gravissima perdita per l’oratorio e specialmente per lui. Sua madre gli aveva insegnato a vivere, ad essere prete, ad educare i ragazzi, tutto ciò mentre andavano insieme in campagna, quando si confidava con lui alla sera, mentre all’oratorio rimestava la polenta. Gli aveva insegnato la forza di non stancarsi mai, la fiducia nella Provvidenza. Gli aveva regalato, senza che lui se ne rendesse conto, il suo sistema educativo che meravigliò il mondo. Tutto questo fu condensato nella sua vita e può essere riassunto in sei parole: “bontà dolce e forte della madre”.
Don Giovanni Battista Borel, suo confessore, le amministrò gli ultimi sacramenti. Lei disse al figlio: “Quando eri bambino, ti aiutavo io a ricevere Gesù. Ora tocca a te aiutare tua madre. Di’ le parole forte. Io le ripeterò”. Giunse dai Becchi anche l’altro figlio, Giuseppe, con le mani ancora sporche di terra. Con le sue ultime parle lasciò il suo testamente spirituale: “Vogliatevi sempre bene”. Dio la venne a prendere alle 3 del mattino del 25 novembre 1956. Aveva 68 anni di età. L’accompagnano al Cimitero Monumentale di Torino tanti ragazzi che la piansero quale vera “Mamma”.
Purtroppo i suoi resti mortali sono oggi andati perso, ma mai svanì nella Famiglia Salesiana il suo ricordo e la sua fama di santità. Il suo processo di canonizzazione iniziò però solo nel 1995. E’ stata dichiarata “venerabile” nel 2006, nel 150° anniversario della sua nascita al cielo, eroica nell’esercizio “delle virtù teologali della Fede, della Speranza e della Carità, sia verso Dio sia verso il prossimo, nonché le virtù cardinali della Prudenza, della Giustizia e della Temperanza”, come recita il decreto promulgato dalla Congregazione delle Cause dei Santi.

PREGHIERA
Ti ringraziamo, o Dio nostro Padre,
perché hai fatto di Mamma Margherita
una donna forte e saggia, una madre eroica
e una sapiente educatrice.
Donaci la gioia di vederla glorificata,
affinché risplenda per tutti la via della santificazione,
vissuta nel quotidiano e umile servizio del prossimo.
Per la sua intercessione concedi le grazie
che ti chiediamo con cuore fiducioso.
Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen!


Autore:
Fabio Arduino


Note:
Per segnalare grazie o favori ricevuti per sua intercessione, oppure per informazioni, rivolgersi al Postulatore Generale della Famiglia Salesiana: [email protected]

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Aggiunto/modificato il 2023-11-17

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