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Beato Andrea Dotti da Borgo Sansepolcro Sacerdote servita

31 agosto

Sansepolcro, Arezzo, 1256 – Badia Tedalda, Arezzo, 31 agosto 1315

Secondo una tradizione locale sarebbe stato fratello del conte Dotto Dotti, comandante degli Arcieri della Guardia di Filippo IV di Francia. Il giovane Andrea fu cresciuto come molti nobili del suo tempo, distinguendosi, tra l'altro, per il coraggio in combattimento. Nel 1278 ascoltò un'omelia di Filippo Benizi (venerato in seguito come santo) all'apertura del capitolo dell'Ordine dei Servi di Maria a Sansepolcro. Oggetto dell'omelia era la rinuncia ai beni terreni come via di salvezza. Subito dopo decise di entrare nell'Ordine formato dal Benizi e due anni dopo (1280) fu ordinato sacerdote. Nel 1285 tornò a Sansepolcro. Si dice che poi abbia predicato in Umbria, Toscana, Piemonte e Lombardia tra il 1290 e il 1295. Nel 1295 fece unificare gli eremi di Montevicchi e della Barucola, sulla montagna di Sansepolcro, al convento cittadino dei Servi di Maria. Da quel momento Andrea visse la sua vita nel convento di Sansepolcro e nell'eremo della Barucola. Morì alla Barucola la mattina del 31 agosto 1315; il suo corpo fu ritrovato dai confratelli sotto un grande faggio sembra nell'atto di pregare. Secondo la leggenda morì dopo una notte di preghiera all'ora esatta che sarebbe stata da lui predetta molto tempo prima. Il corpo del Dotti è conservato all'interno dell'altare maggiore della chiesa di Santa Maria dei Servi. Il suo culto fu approvato da Papa Pio VII il 29 novembre 1806.



Nacque intorno alla metà del sec. XIII a Borgo Sansepolcro (oggi Sansepolcro, Arezzo).
Solo a grandi linee si può ricostruire la vita del Dotti, il cui nome compare nei cataloghi dei beati dell'Ordine dei servi a partire dalla seconda metà del sec. XV e la cui prima e più ampia biografia è ancora più tarda, redatta come fu dal Poccianti nel suo Chronicon del 1567. Pur essendo certo che il Poccianti e i suoi epigoni si sono rifatti a tradizioni e documenti ben più antichi, e per noi in gran parte perduti, risulta difficile talora discernere le notizie storiche dai topoi agiografici e i dati relativi al beato da quelli riguardanti altri serviti contemporanei che assunsero anch'essi il nome di Andrea da Borgo. Sicuramente il Dotti è diverso dal contemporaneo fra' Andrea "Balducci", che fu priore generale dell'Ordine; né è certo che possa identificarsi con un fra' Andrea "Omodei" (cfr., pro, Uffici e Messe proprie dei santi e beati OSM, p. 198; ma, contra, ibid., pp. 203 s.). La stessa attribuzione del beato alla nobile famiglia sansepolcrese dei Dotti, coi cui cognome appare in tutta la bibliografia più recente, risale solo al tardo sec. XVIII (cfr. C. Orlandi, Delle città d'Italia, IV, Perugia 1775, p. 199) ed è verosimilmente da leggersi all'interno di quella tendenza tutta settecentesca di attribuire a contemporanee famiglie di riguardo parentele con antichi conterranei illustri; peraltro, anche il nome con cui il Dotti ci è noto non è quello di battesimo, ma quello che egli assunse nell'atto di entrare in religione.
Sembra certo che nel Dotti sorgesse irrefrenabile la vocazione religiosa nel corso di una predica che Filippo Benizi, priore generale dei servi, tenne a Borgo Sansepolcro in occasione del capitolo generale dell'Ordine celebratovi nel 1278: abbandonata la famiglia ed i beni, il Dotti entrò tra i servi e vi assunse il nome di Andrea per ricordare che anch'egli, come l'apostolo, aveva lasciato improvvisamente tutto per seguire la massima evangelica ("Chi non rinuncia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo": Luca, 14,33) da cui aveva tratto spunto il Benizi nel suo sermone.
Il Dotti visse santamente gran parte della sua vita nel convento dei servi di Borgo Sansepolcro: qui, predicando nel 1283, convertì un Bartolomeo che, entrato in religione, fu poi anch'egli ascritto tra i beati dell'Ordine (Poccianti, p. 54). Talora si assentava dalla città natale per passare dei periodi di ritiro presso gli eremiti della vicina Cella Barrucola o Vallucola, sull'Appennino. Nel 1294 il vescovo di Castello, traendo motivo dalla rilassatezza della disciplina dei sette frati dell'eremo, impose loro di sottomettersi all'obbedienza del priore di Borgo Sansepolcro entrando nell'Ordine dei servi: allora il priore di quel romitorio, fra' Graziano, fece atto di rinuncia al proprio ufficio nominando nel contempo il Dotti suo procuratore (30 genn. 1295). A probabile che da allora in poi il Dotti governasse Cella Barrucola come vicario del priore di Borgo Sansepolcro, pur continuando ad esercitare il diritto di voto, in qualità di padre capitolare, nel suo convento, in un cui atto del 25 agosto 1304 compare, assente, come "frater Andreas de heremo".
Secondo la tradizione il Dotti morì, consunto dagli anni e dalle penitenze, all'alba del 31 agosto 1315, mentre pregava nei pressi del romitorio.
I frati della Barrucola, che lo trovarono ancora inginocchiato in atto di orante, si apprestarono a seppellire il Dotti nel loro oratorio, ma il popolo di Borgo, accorso in gran nurbero, pretese che il concittadino, da tempo in fama di santità, riposasse nella città natale: il corpo del Dotti fu quindi portato dai suoi confratelli in processione solenne nella chiesa dei servi di Borgo Sansepolcro, dove il giorno seguente fu solennemente tumulato al di sopra di un altare. Numerosi infermi sarebbero guariti per intercessione del Dotti fin dalla sua deposizione nella chiesa: da allora cominciò il suo culto, che la congregazione dei Riti riconobbe "ab immemorabili" il 29 novembre 1806.
Il Poccianti (p. 54) attribuisce ai meriti e alla predicazione del Dotti l'acquisizione, da parte dell'Ordine dei servi, di alcuni conventi, tra cui quelli di Asti e di Alessandria; ma non è improbabile che in questo caso lo storico servita abbia confuso il Dotti con il priore generale fra' Andrea "Balducci" di Borgo Sansepolcro.


Autore:
Aristide Maria Serra


Fonte:
www.treccani.it

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Aggiunto/modificato il 2021-05-29

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