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Beata Mattia Nazzarei Badessa clarissa

28 dicembre

Matelica, Macerata, 1 marzo 1253 - 28 dicembre 1320

La beata Mattia dei nobili de Nazareni di Matelica, ricusato il matrimonio si ritirò in monastero e professò la regola di santa Chiara. Per la sua grande prudenza e per le sue elette virtù fu per 40 anni Madre Abbadessa, diventando il modello e la madre buona delle sue consorelle. Il suo digiuno fu quasi per perpetuo. Devotissima della passione di Gesù, fu chiamata al gaudio eterno il 28 dicembre del 1320.

Martirologio Romano: A Matelica nelle Marche, beata Mattia Nazzareni, badessa dell’Ordine delle Clarisse.


Il primo marzo 1253, dai coniugi Sibilla e Gualtiero della nobile famiglia Nazzarei di Matelica (MC), nacque la piccola Mattia. Fin dai suoi primi anni il suo cuore si orientò verso Dio, infatti, nonostante le aspirazioni paterne fossero di maritarla con Piero dei Conti Gualtiero, la beata Mattia scelse di rinunciare al matrimonio e al ricco patrimonio familiare per divenire figlia di Santa Chiara. A diciotto anni entrò nel monastero di Santa Maria Maddalena e si presentò alla Badessa pregandola di accettarla fra le Clarisse. La Badessa , temendo le ire del padre di Mattia, la convinse a far ritorno a casa, in attesa del beneplacido paterno. Mattia non si persuase alle ragioni della Badessa e si ritirò nell'oratorio a pregare. Trovata per caso, in un cantuccio una vecchia tonaca la indossò, si recise le bionde trecce e prostratasi dinanzi all'immagine del Crocifisso chiese aiuto al Signore. Quando arrivò nel monastero il padre Gualtiero, rimase colpito dalla determinazione della figlia e desistette dal proposito di riportarla a casa. Iniziò così per Mattia il suo noviziato improntato alla preghiera, al digiuno e alla dedicazione alle opere più umili del monastero, divenendo ben presto modello per le religiose già osservanti della Santa Regola. Il 10 agosto 1271, davanti al notaio fece la rinuncia del suo patrimonio donando parte ai poveri e parte al monastero ed emise la Professione Solenne. Nel 1279, morta la Badessa, la comunità all'unanimità elesse Suor Mattia, per la lodevole condotta, la pietà ed lo zelo. Suor Mattia esercitò tale carica per quarant'anni consecutivi, cioè fino alla sua morte. Durante il suo governo Suor Mattia condusse a termine due imprese materiali, assai ardue se si pensa che la comunità viveva in estrema povertà: la chiesa ed il monastero. La chiesa era troppo piccola ed il monastero troppo angusto per accogliere le numerose giovani che, dietro l'esempio e la fama di Mattia, chiedevano di vivere la Regola di Santa Chiara. Suor Mattia era tanto sensibile alle sventure del prossimo da essere chiamata "madre della carità" ed era sempre pronta a consolare gli afflitti con parole che recavano pace e serenità. Dopo 48 anni di incessante preghiera , di penitenze e di dedizione al prossimo, Suor Mattia presagì il giorno e l'ora della sua morte. Era il 28 dicembre 1320, la Beata aveva 67 anni. Era appena spirata, quando Dio manifestava già con nuovi prodigi la gloria della sua sposa fedele. Il corpo della beata emanò una fragranza di Paradiso, da inondare tutto il monastero, avvolto in un fascio di luce da richiamare l'attenzione dei concittadini che corsero a vedere lo straordinario fenomeno. Essi videro in mezzo a tanto splendore una lucentissima stella, che con il suo raggio metteva capo al corpo della Beata, come a testimoniare la sua santità. Il 27 luglio 1765 il papa Clemente XIII approvò il decreto di beatificazione.
I prodigi che la Beata andava operando le crearono una fama, che varcò i confini di Matelica e causarono un continuo accorrere di fedeli. Questo crescente afflusso di pellegrini lungo il corso dei secoli determinò tre traslazioni del venerabile corpo, per meglio destinarle nella sua chiesa un posto di privilegio. Ad ogni traslazione il corpo della Beata e le sue reliquie emanarono un prodigioso Umore Sanguigno, fenomeno che si ripeté anche ad ogni ricognizione cadaverica.
I panni macchiati dall'Umore Sanguigno, divisi in pezzetti , vengono ancora oggi distribuiti fra i molti devoti della Beata come reliquie in segno di protezione.


Autore:
Elisabetta Nardi

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Aggiunto/modificato il 2002-06-03

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