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San Teofilo di Bulgaria Monaco

2 ottobre

Sec. VIII

Martirologio Romano: A Costantinopoli, commemorazione di san Teofilo, monaco, che per aver difeso le sacre immagini fu crudelmente fustigato e mandato in esilio da Leone l’Isaurico.


Il nome di Teofilo è tra i più belli: significa " Amico di Dio ". Perciò nel Calendario cristiano molti sono i Santi e i Beati col nome di Teofilo.
Quello di oggi è un monaco, non soltanto amico di Dio, ma anche amico dell'arte. S'intende dell'arte sacra, che fu messa in pericolo, a Costantinopoli, nell'VIII secolo, a causa del decreto di Leone III l'Isaurico.
Già abbiamo più volte accennato ai cosiddetti " Iconoclasti ".che, in italiano, potrebbero esser chiamati " spezza immagini ". La preoccupazione che l'arte cristiana potesse dar luogo ad una nuova idolatria, aveva più volte spinto alcuni Vescovi a frenare una certa tendenza devozionale verso le immagini sacre.
Senonché il Papa Gregorio Magno, con la sua bellissima e opportuna lettera, aveva già messo in guardia dall'eccesso di zelo da parte di coloro che per evitare la ricaduta nell'idolatria avevano addirittura bandito le immagini dalle chiese. Egli, con paterna sollecitudine, vedeva nell'Arte sacra un mezzo per istruire e per edificare il popolo cristiano non in condizione di possedere o di leggere libri.
Ma alla Corte di Costantinopoli, sotto l'influsso della cultura araba, alcuni intellettuali dell’Università imperiale indussero Leone III l’ Isaurico a prendere una posizione, che non spettava a lui, contraria all'arte religiosa.
Egli ordinò, come primo atto contro le immagini, d'abbattere la statua del Cristo che s'alzava nell'atrio del Palazzo imperiale. Contro il suo editto si levò il patriarca di Costantinopoli, il quale fece ricorso a Roma. Il Papa Gregorio Il condannò immediatamente l'iconoclastia. Qualche Vescovo orientale, invece di obbedire al Papa, si mostrò ossequiente agli editti Imperiali, ma i Monaci furono tutti col Papa contro l'Imperatore. Questo, non solo per il loro spirito di obbedienza, ma per il fatto che, vivendo a contatto con il popolo, ne conoscevano i bisogni e i sentimenti.
Ed ora proprio per il popolo che gli artisti, sotto la dettatura dei monaci, si sforzavano di rappresentare sensibilmente ciò che si sapeva ineffabile. Le figurazioni dell'arte, per simboli e per allegorie, dovevano suggerire idee e sentimenti; non costituire realtà mitiche.
L'arte era poi un potente sussidio dell'apostolato: formava una specie di predicazione per immagini, che tutti potevano comprendere e ritenere. Perciò i monaci sfidarono le ire dell'Imperatore, rifiutando di spezzare le immagini. Furono incarcerati, vennero esiliati, subirono persecuzioni e supplizi.
A molti furono mozzati gli orecchi, ad altri venne tagliato il naso, ad altri la lingua. Chi fu accecato, chi fu mutilato. Nel migliore dei casi, moltissimi monaci ebbero bruciate le lunghe barbe!
San Teofilo, di cui oggi si ricordano le benemerenze verso la fede e l'arte, subì la fustigazione e fu chiuso in un carcere. Alla fine venne esiliato, e in esilio morì. In un esilio che fu la sua vera patria, perché gli valse la gloria di quegli altari che gli Imperatori bizantini non riuscirono a rendere squallidi e sui quali, dopo l'inutile persecuzione, tornò a trionfare l'arte, maestra degl'indotti e consolatrice dei poveri.


Fonte:
Archivio Parrocchia

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Aggiunto/modificato il 2001-10-26

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