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Sant' Oronzo (Oronzio) Vescovo

26 agosto

Patronato: Lecce

Emblema: Bastone pastorale

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L'evangelizzazione del Salento e la sua latinizzazione poté verificarsi nel V secolo a opera di religiosi formati alla scuola di sant'Agostino e preparati sulle traduzioni latine della Sacra Scrittura eseguite in Africa per le chiese di quella regione prima che in Italia per le chiese di questa. Si trattava di profughi africani che, come attesta anche Vittorio di Vita (484), qui si rifugiarono per sfuggire alle persecuzioni poste in atto dai vandali d'osservanza ariana.
Traccia dei "vescovi e dei cristiani provenienti dal Nordafrica", giunti nella metropolia di Brindisi è "nel culto antico per sant'Oronzo in Lecce"; le leggende concernenti questo santo, cui l'attribuito scampo dalla peste nel 1656 determinò il sorgere di nuove correnti di devozione popolare, trovarono momenti di focalizzazione anche nell'area culturale brindisina.
Il sant'Oronzo venerato nel Salento è da identificarsi col martire Arontius di Potenza, ricordato dall'antico martirologio Geronimiano; si tratta di un martire sicuramente esistito il cui corpo, insieme a quello di altri santi appulo - lucani, venne traslato verso la metà del sec. VIII a Benevento. In questo centro longobardo si venne a formare la leggenda secondo la quale Aronzo e Fortunato - quest'ultimo non compare nel Geronimiano ma risulta da un'altra antica fonte quale la passio di San Felice di Thibiuca - farebbero parte del gruppo dei dodici fratelli africani martirizzati nella persecuzione di Massimiano in varie città del mezzogiorno d'Italia. La leggenda ha scarsissima attendibilità e di certo ha solo il riferimento all'esistenza e al martirio dei santi citati. Da Potenza e Benevento il culto di sant'Aronzo si diffuse in molti centri meridionali come attesta una vasta documentazione ascrivibile ai secoli XI-XIV. A Lecce il culto oronziano non ha riscontri anteriormente al XII secolo e appare localizzato e riferibile a una chiesa fuori le mura sull'attuale sito della cappella detta del martirio di Sant'Oronzo.

In Ostuni la memoria oronziana ha precedenze legate all'onomastica cinquecentesca; gli atti di santa visita del 1558 evidenziano come molti sacerdoti abbiano il nome di Rontius, evidente derivato di Orontius; il 4 giugno 1567 il Capitolo Cattedrale di Ostuni accetta un legato del defunto abate Federico Lercario il quale concede dei beni che debbono essere utilizzati per il sostentamento di un sacerdote addetto alla chiesa di Sant'Oronzo fuori le mura. Almeno dalla metà del XVI secolo esisteva una chiesa con dedicazione oronziana sul monte Morrone lì dove, nel secolo successivo, sarebbe stata scoperta la grotta in cui il santo avrebbe trovato scampo in età neroniana e il fonte che avrebbe fatto aprire nella roccia; le riscoperte memorie, fissate e sacralizzate per la costruzione o ricostruzione del santuario realizzata poco dopo l'evitata peste del 1656, ebbero fama di miracolose.
Riferiscono i bollandisti sul prodigioso fonte di sant'Oronzo sui monti di Ostuni che il 25 del mese di maggio del 1711 cessò di fornir acqua e il 26 agosto dello stesso anno, nel qual giorno si ricorda il martirio di codesto santo, da quello scaturì acqua per dar refrigerio a quanti erano giunti al santuario provenendo non solo da Ostuni e centri viciniori ma anche da Terra di Bari. L'acqua cessò di scaturire il giorno 27 dello stesso mese e anno e non fu disponibile per molti mesi a seguire. Ciò attestarono il 20 maggio 1733 il sindaco Bernardino Lucesani, gli uditori Giuseppe Giaconìa e Lazzaro Fortunato Paleolo, il cancelliere della città di Lecce Orazio Tommaso Marasco aggiungendo che ove qualcosa di sinistro accadesse alla statua di sant'Oronzo, andrebbe interpretato come funesto presagio per la città. In questi stessi anni a sant'Oronzo si attribuisce la miracolosa guarigione del napoletano don Fabio Surgente, allora residente in Ostuni.




Venerato patrono di Lecce, s. Oronzo è affiancato dai santi Giusto e Fortunato e insieme vengono commemorati il 26 agosto. Le prime notizie che riguardano questi santi sono tratte da un’antica pergamena del secolo XII, oggi scomparsa.
Giusto, discepolo di s. Paolo, era in viaggio verso Roma, quando una forte burrasca del mare fece naufragare la nave sulle coste della Penisola Salentina; qui incontrò due cittadini di Lecce, Oronzo e Fortunato, zio e nipote e li convertì al cristianesimo. Secondo la tradizione lo stesso s. Paolo, nominò Oronzo primo vescovo della città, qui le notizie diventano più lacunose, i tre santi si misero a predicare il Vangelo e convertire i pagani idolatri e andati nella città di Lecce, arditamente fecero a pezzi la statua di Giove che stava nel suo bellissimo tempio, allo stesso modo dopo pochi giorni ruppero a pezzi la statua di Marte posta fuori la città.
Non è certo se è per questi episodi o altro, che Oronzo fu martirizzato con l’ascia, durante la persecuzione di Nerone, stessa sorte toccò a Fortunato che gli era succeduto nella carica di vescovo, ed a Giusto.
Il culto per questi martiri è antichissimo sia a Lecce che nell’Italia Meridionale; solo nel 1658 la festa li vede accomunati tutti e tre, in precedenza il culto era singolo per ognuno, i Martirologi Romano e Geronimiano nominano vari Fortunato e Giusto ma con grande incertezza se sono gli stessi venerati a Lecce.
S. Oronzo o Oronzio invece ha avuto un culto più ampio e la devozione dei fedeli si è molto diffusa specie in Puglia e Basilicata ( a Potenza è chiamato Aronzo), i leccesi gli danno merito di aver preservato la città dal contagio della peste del 1656 che imperversava in Napoli e in tutto il vicereame.
E’ oggetto di molte opere d’arte tipiche del barocco leccese, compreso delle guglie, sempre raffigurato con abiti vescovili, il pastorale e ai piedi i resti degli idoli da lui infranti.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-03-21

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