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Beata Maria Encarnaciòn Rosal Fondatrice

24 agosto

Quezaltenango, Guatemala, 26 ottobre 1820 - Tulcán, Ecuador, 24 agosto 1886

Martirologio Romano: A Tulcán in Ecuador, beata Maria dell’Incarnazione (Maria Vincenza) Rosal, vergine, che istituì le Suore Betlemite, soprattutto per rivendicare la dignità delle donne e formare cristianamente le ragazze.


La sua vita è stata strettamente collegata a quella di S. Pedro de Betancur, il s Francesco del Guatemala, stranamente i periodi della loro vita sono distanti, il XVII secolo per ‘Fratel Pedro’ fondatore dei Betlemiti, il XIX secolo per Madre Rosal la riformatrice o meglio la rifondatrice delle Suore Betlemite.
È stata per la Congregazione, sia pure con 200 anni di distanza, quello che furono tante cofondatrici contemporanee, per i fondatori di Istituti religiosi, cui erano affiancate.
Nacque il 26 ottobre 1820 a Quezaltenango in Guatemala e battezzata con il nome di Vincenza Rosal; nel giorno della prima comunione si consacrò a Dio, sentendosi attratta dalla continua presenza di Cristo Eucaristia nel Tabernacolo; tutta la sua vita fu spiccatamente eucaristica.
Pur presa dalle frivolezze tipiche delle fanciulle, seppe a 15 anni, rispondere senza esitazione alla vocazione per la vita religiosa, che coltivò assiduamente, finché a 18 anni entrò fra le suore Betlemite in Città del Guatemala, istituzione iniziata nel 1668 da Fra’ Rodrigo de La Cruz, successore e continuatore dell’opera di Fratel Pedro de Betancur, oggi santo veneratissimo nel Guatemala e che da due secoli erano sotto la giurisdizione dei Padri Betlemiti.
Entrata nel Beaterio si rende conto che la spinta fervorosa iniziale dell’Istituzione si è affievolita, anche se in quel luogo sacro esistono la ruota, le grate, i veli, non si vive in raccoglimento, né le educande di cui le suore avevano il compito di istruire, sono convenientemente separate dalle monache.
Fa il confronto con il ‘Convento di S. Catalina’ un angolo di pace e raccoglimento, che aveva visitato prima di entrare nel Beaterio, sente un’attrazione per la vita del S. Catalina e tentenna se restare in Betlem; prende a studiare la storia dell’Ordine e i principi ispiratori di Fratel Pedro, consigliata dal suo confessore entra nel noviziato e il 16 luglio 1838, ne veste l’abito cambiando il nome di Vincenza in quello di Maria dell’Incarnazione.
Il 26 gennaio 1840 emette i voti solenni di “castità, povertà, clausura e ospitalità per i poveri”, viene investita nei due anni successivi da crisi spirituale, si dibatte fra il fervore e il languore dello spirito, si sente debilitata fisicamente, si sente debole di fronte alle Regole; presa da timore, d’accordo con la priora e con il confessore, nel luglio 1842 passa al ‘Convento di Santa Catalina’.
Ancora una volta sperimenta la differenza di clima e fervore delle due Istituzioni, ma lei pur vivendo la pace ritrovata, desidera che questi aspetti positivi e benefici siano applicati anche in Betlem e con le decisioni di una donna forte e convinta ritorna nel Beaterio accolta con gioia dalle consorelle.
Nel 1849 viene eletta Vicaria con la direzione del noviziato, compito delicatissimo per la formazione delle nuove suore; le benemerenze acquistate, fanno sì che nel 1855 venga eletta superiora.
L’avveduta direzione del convento, i consigli dei suoi confessori domenicani e gesuiti, le fanno capire il bisogno di elaborare delle Costituzioni perché la Comunità si regge su regole dei Padri Betlemiti; con il permesso del vescovo, prende a scriverle, pur tra il rifiuto delle consorelle più anziane; man mano esse vengono applicate prima a Quezaltenango, culla della Riforma e poi a Cartago.
Diventa ogni giorno più appassionata dell’umanità di Cristo, contemplandolo in quei momenti della Passione che più colpiscono e commuovono, la preghiera nel Getsemani costituisce il punto centrale della sua contemplazione dei Dolori Intimi del suo amato Signore. Promuove nella Chiesa una devozione e un culto speciale ai Dolori Intimi del Suo Cuore.
In campo sociale sfida coraggiosamente le richieste e le esigenze dei governi radicali, che prima in Guatemala e poi in Costa Rica erano intenti a perseguitare la Chiesa che lei ama e serve da figlia fedele; viene espulsa da questi due Stati e si sposta in Colombia con le sue suore, dove dopo un pellegrinaggio attraverso mari e terre, fatiche, incomprensioni, attese, trova quella stabilità che lei presagisce definitiva, in una terra di benedizioni e di promesse future.
È per le suore “la madre di tutti i giorni”, quella che si alza quando è ancora notte, quella che governa senza comandare, consiglia senza stancare; prega molto e scrive cose ‘tenere, semplici, belle’. Sollecitata dal vescovo di Ibarra, sceglie e prepara un gruppo di suore che devono recarsi in Ecuador, per la fondazione di un Beaterio.
Il 10 agosto 1886 partono e madre Maria Encarnación decide di accompagnarle, perché vuole conoscere il luogo e le condizioni in cui opereranno. Durante il viaggio subisce un incidente che le arreca molta sofferenza, ma lei prosegue, raggiungendo il Santuario de Las Lajas, dedicato alla Vergine del Rosario, ove chiede la grazia di morire in un atto di amore a Dio.
Con difficoltà la trasportano a Tulcán (Ecuador) dove alle cinque del mattino del 24 agosto 1886, la sua anima lascia questa terra per ricongiungersi a Dio. Anni dopo il suo corpo fu poi traslato incorrotto a Pasto, dove tuttora riposa; nel 1920 fu aperto il primo processo canonico per la sua beatificazione.
In seguito ad un miracolo avvenuto per sua intercessione nel 1975 in Colombia, su un grave ammalato curato in un ospedale dove operavano le suore Betlemite, il papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata beata il 4 maggio 1997 in Piazza S. Pietro a Roma.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-10-10

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