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Beato Ladislao Batthyány-Strattmann Padre di famiglia

22 gennaio

Dunakiliti (Ungheria), 28 ottobre 1870 - Vienna, 22 gennaio 1931

László (Ladislao) Batthyány-Strattmann nacque a Dunakiliti, in Ungheria, il 28 ottobre 1870, in una famiglia nobile. Ancora studente di medicina all'università di Vienna, sposò la contessa Maria Teresa Coreth, da cui ebbe tredici figli. Nel 1902 fondò un piccolo ospedale privato a Köpcsény (oggi Kittsee, in Austria), che qualche anno dopo trasferì a Körmend. Un luogo aperto anche ai più poveri, che ben presto cominciarono ad arrivare da tutto il Paese. Il dottor Batthyány-Strattmann li curava gratuitamente e si occupava anche di ravvivare la loro fede. La morte del primogenito Ödön, ventunenne, per un’appendicite, fu da lui vissuta in spirito di affidamento a Dio. Con lo stesso intento affrontò il tumore alla vescica che lo portò a morire il 22 gennaio 1931, in sanatorio, a Vienna. È stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 23 marzo 2003. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa parrocchiale di Güssing.

Martirologio Romano: A Vienna in Austria, beato Ladislao Batthyány-Strattmann: padre di famiglia, testimoniando il Vangelo tanto in famiglia quanto nella società civile con la santità della vita e delle opere, visse davvero cristianamente il suo titolo e la sua dignità di medico e con grande carità si adoperò nell’assistenza dei malati, per i quali fondò degli ospedali, in cui, messa da parte ogni vanità, accoglieva soltanto poveri e indigenti.


Dicono che László Batthyány-Strattmann sia un medico molto speciale. Aggiornatissimo, all’avanguardia, valente, ma speciale. Innanzitutto perché cura gratis i poveri (ma questo anche altri, pochi per la verità, lo fanno), poi soprattutto perché oltre a curare i corpi si interessa anche dell’anima, e questo fa davvero eccezione.
Quanti medici avete voi incontrato che, invece di farsi pagare in moneta sonante (o in assegno), vi chiede come compenso di recitare un Padre Nostro insieme? O da quale medico, al momento delle dimissioni dall’ospedale, avete mai ricevuto, insieme alla ricetta o alla cartella clinica, un opuscolo religioso per risvegliare la vostra fede?
Questo medico “speciale” nasce nel 1870 a Dunakiliti, in Ungheria, sesto figlio di una famiglia appartenente all’antica nobiltà ungherese, ma poco dopo si trasferisce con tutta la famiglia in Austria per il pericolo permanente che l’acqua alta del Danubio rappresenta.
La vocazione del medico gli nasce in cuore da un evento luttuoso che lo segna dolorosamente: la morte della mamma, non ancora quarantenne, quando lui ha appena dodici anni. Davanti alla bara aperta di mamma promette a se stesso di studiare per diventare medico: «Guarirò i malati e curerò i poveri gratis», sussurra: che non siano parole al vento o emozioni passeggere lo dimostreranno gli anni a venire.
Papà però non è d’accordo, e invece di fargli studiare medicina lo manda alla facoltà di agraria, dato che gli sta progettando un futuro di amministratore dell’ingente patrimonio familiare. Non sappiamo come, certo è che la vince il ragazzino, che studia, si impegna, fatica e alla fine si laurea a trent’anni. Naturalmente in medicina.
Due anni prima si è sposato con una ragazza di nobile casato, la contessa Maria Teresa Coreth e questo sarà un matrimonio felice, arricchito da tredici figli. Ora deve mettere in pratica solo la seconda parte della sua promessa, cioè curare i poveri gratuitamente, e riesce anche in questo.
Comincia ad aprire un ospedale privato con venticinque posti letto, nel quale chi può paga la sua parte mentre gli altri (e sono la maggioranza) vengono ammessi gratuitamente. Il dottore si specializza in chirurgia, poi ancora in oftalmologia: le cure che riesce a garantire ai suoi pazienti sono sempre più all’avanguardia. Sfonda soprattutto come oculista, diventando un noto specialista sia in patria che all’estero.
Intanto, nel 1920, si trasferisce con tutta la famiglia nel castello a Körmend, in Ungheria. Ha già le idee chiare: una parte del castello sarà trasformata in ospedale specializzato in oculistica. La voce che in quel castello si curarono gratuitamente i poveri si sparge in un baleno e frotte di malati chiedono il suo aiuto, al punto che le ferrovie ungheresi devono organizzare corse speciali con treni-ospedale, appositamente attrezzati per loro.
Oltre che ottimo medico, professionalmente parlando, i malati hanno imparato a conoscere anche il suo fare gentile e comunicativo e questo aumenta la loro confidenza verso di lui. Come già detto, si fa pagare dai poveri con un Padre Nostro, mentre a tutti regala un libretto, di cui lui stesso è autore, dal significativo titolo «Apri gli occhi e vedi», come a dire che la vista del corpo non è tutto e che ciascuno deve riaccendere la luce della propria fede.
E lui dà l’esempio: prima di qualsiasi operazione invita il malato a chiedere insieme a lui la benedizione del Signore, che gli deve guidare la mano. Ad avvenuta guarigione, poi, convince i suoi malati che la guarigione non è merito suo, ma esclusivamente di Dio. Oltre a non farsi pagare, poi, ha preso l’abitudine di congedare i malati più bisognosi con una bella somma di denaro per aiutarli a riprendere il lavoro.
Non stupisce dunque il fatto che in Ungheria lo si consideri un santo, anche perché come tale si comporta pure tra le pareti di casa. La giornata di tutta la famiglia inizia con la Messa e termina con il Rosario, i figli sono seguiti ciascuno con una raccomandazione giornaliera quotidiana, a nessuno manca il necessario, ma il superfluo nessuno sa cosa sia anche se potrebbero permetterselo.
Un uomo così è preparato a tutto: anche a chiudere gli occhi al proprio figlio ventunenne e ringraziare il Signore che glielo ha concesso; anche affrontare la sua terribile malattia, un tumore alla vescica, con quattordici mesi di sanatorio a Vienna, dove impara ad «accogliere anche i tempi difficili con gratitudine».
Muore a 60 anni, il 22 gennaio 1931 L’Arcivescovo di Vienna, il cardinal Friedrich Gustav Piffl, vuole celebrare il funerale anche se malato perché, dice, «raramente ho la possibilità di seppellire un santo».
Anche la Chiesa oggi lo riconosce ufficialmente come tale, perché san Giovanni Paolo II, il 23 marzo 2003 ha beatificato a Roma László Batthyány-Strattmann, il medico dei poveri.

Autore: Gianpiero Pettiti
 


 

“Il medico dei poveri” Ladislao Batthyany-Strattmann nasce nel 1870 a Dunakiliti (Ungheria). Vive felicemente con papà, mamma e i suoi fratelli. La sua famiglia è molto ricca e fa parte della nobiltà ungherese. Purtroppo il piccolo Ladislao subisce un trauma: il padre, diventato luterano, ottiene il divorzio per sposarsi con la dama di compagnia della moglie. Ma il dolore più grande arriva quando Ladislao ha dodici anni: la malattia e la morte della sua amata mamma. Tormentato dalla tristezza, Ladislao promette a se stesso di diventare medico e di curare i poveri senza chiedere nulla in cambio. Questo sogno e la fede cristiana lo aiutano a guardare con ottimismo e fiducia al proprio futuro. Ladislao, sofferente per la perdita della mamma, non riesce a studiare, ma, dopo la Prima Comunione, tutto cambia. Il padre vorrebbe indirizzarlo agli studi di agraria per fargli curare i vasti possedimenti di famiglia, ma Ladislao riesce ad iscriversi a medicina pensando alla sua promessa.
Si laurea, diventa medico generico e chirurgo e si specializza in oculistica. Famoso e molto richiesto per la sua competenza e per la sua umanità, Ladislao si sposa ed ha tredici figli. Entra nel Terz’Ordine Francescano e conduce una vita aderente ai suoi ideali: tutti i giorni, in casa Batthyany-Strattmann, al mattino si va a Messa e ogni sera si recita il Rosario. Il medico, prima di ogni operazione, assieme ai pazienti prega il Signore che tutto vada bene. In casa non esiste il superfluo anche se l’oculista, di origini nobili, potrebbe permettersi il lusso. Egli pensa ai poveri: in Ungheria adibisce un castello, ereditato da uno zio, a ospedale, dove chi può paga il ricovero, le cure prestate e la degenza. I poveri, invece, vengono assistiti gratuitamente. Il buon medico paga tutto di tasca propria, anche il personale. Dopo aver dimesso i pazienti regala ad ognuno immaginette sacre e un libretto religioso sulla fede: Apri gli occhi e guarda. Ai poveri come compenso chiede una preghiera. Ai disoccupati alla ricerca di un lavoro dona anche una somma di denaro.
I bisognosi che vanno da Ladislao per le cure gratuite diventano numerosissimi, tanto che si organizzano treni speciali diretti da tutta l’Ungheria verso il suo ospedale. Quando viene ringraziato da un malato, il beato risponde che non è lui che guarisce ma Dio. Il beato muore a Vienna nel 1931.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-12-23

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