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> Home > Sezione Venerabili > Venerabile Antonio da Olivadi (Giuseppe Punteri) Condividi su Facebook Twitter

Venerabile Antonio da Olivadi (Giuseppe Punteri)

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Olivadi (Catanzaro), 1 gennaio 1653 - Squillace, 22 febbraio 1720


Il Venerabile Servo di Dio Padre Antonio da Olivadi, al secolo Giuseppe Antonio Punteri, nacque a Olivadi (Catanzaro), paese della diocesi di Squillace, il 1° gennaio 1653, da Gui-do Punteri ed Elisabetta Teti.
Si narra che la notte della nascita - notte della Circoncisione - una grande e prodigiosa luce fu vista da molti sfavillare continuamente sul tetto della casa, "avendolo Iddio eletto ad essere col tempo lume dei popoli,e fiaccola di ardente zelo".
Battezzato il 5 gennaio successivo nella Chiesa di S. Elia, mentre riceve la Cresima dal vescovo di Squilllace mons. Rodolfo Dulcino.
Entrato nell'Ordine cappuccino, riceve gli Ordini Minori dal vescovo mons. Francesco Terotti il 17 dicembre 1667 nella Cappella della SS. Annunziata della Cattedrale di Squillace ed è ordinato Sacerdote il 13 marzo 1677 nella Cappella del Palazzo vescovile di Nicastro, dal vescovo mons. Tommaso Perrone, già Vicario generale a Squillace.
Spese tutta la vita nella Calabria e in ogni parte del Regno di Napoli con la forza delle sue opere ascetiche e con la predicazione instancabile del Cristo Crocefisso e dei Dolori di Maria, tanto da essere appellato l'"Apostolo delle Missioni", evangelizzando per più di trent'anni l'Italia meridionale e la Sicilia e dando un valido impulso alla spiritualità delle nostre contrade e della nostra gente, delle cui afflizioni si fece interprete efficace e penetrante.
Ovunque predicava o faceva le missioni, "fra l'entusiasmo delle folle che lo veneravano come santo", verso la fine di tali esercizi benediceva e piantava una, o cinque o sette croci, "per mezzo delle quali degnossi Iddio operar tanti miracoli, che non li capirebbe un volume".
Frutto prezioso di questa sua apostolica predicazione missionaria - incoraggiata da innumerevoli Vescovi del Meridione e in particolare del Cardinale Vincenzo Orsini, Arcivescovo di Benevento, divenuto poi Papa Benedetto XIII e al quale il Servo di Dio aveva predetto il Pontificato – sono le due opere “Anno doloroso di Gesù” e “Anno doloroso di Maria”, le cui prime edizioni vennero stampate in Napoli mentre il Padre era ancora in vita.
"Colmo di meriti, coronato di doni e consumato dalle fatiche per la gloria di Dio e la salvezza dei popoli", con morte prevista ed annunciata da un fanciullo da lontano, il Servo di Dio, chiamato Beato dalla voce popolare, chiuse la sua apostolica vita nel Convento di Squillace il 22 febbraio 1720.
Fu sepolto in un angolo della Cappella di S.Antonio dello stesso Convento, e la sua tomba "fu accompagnato da inesplicabile divozione dei popoli...e ivi sono successi molti miracoli".
La venerazione per il Padre Cappuccino è registrata in sede ufficiale nelle raccolte liturgiche, fin dagli anni successivi alla morte come risulta dal Martyrologium Calabricum, pubblicato nella Calabria Sacra di Padre Fiore del 1743 che per il 22 Febbraio così annota: 22, Octavo Kal. Martii…Squillacii depositio venerabilis Servi Dei Antonii ab Olivado, qui Cruci Jesu mentis meditatione, & corporis afflictatione confixus, & Virginis Matris doloribus transfixus, Dominicae Passionis memoria sua usque ad senium jugi praedicatione, ingenti Animarum lucro undique renovavit; dono interea lacrymarum prophetiae lumine, occultorum cognitione, miraculorum operatione insignitus, clarus virtutibus quievit in pace.
Il Vescovo di Squillace mons. N. Michele Abbati (1733-1748), iniziò il processo canonico per la sua Beatificazione il 31 luglio 1736 che inviò alla Congregazione dei Santi il 21 marzo 1746, dove si interruppe per i rivolgimenti politici intervenuti.
Recentemente dall’Archivio Diocesano di Squillace sono emersi documenti da cui risulta la ripresa del Processo sotto l’episcopato di mons. Nicola Notaris (1778-1802) e ulteriori sollecitazioni di fedeli nel 1891, per non parlare della devozione verso la figura di tanti Vescovi e Sacerdoti e dello stesso San Giuseppe Cottolengo.
Ma Iddio e i suoi Santi ci fanno assistere a sorprese e stimoli imprevedibili. Si sa, infatti, che i resti mortali del Beato Antonio erano ancora molto venerati fino al terremoto catastrofico del 1783 e che fino a pochi anni fa si pensava che essi fossero stati travolti e dispersi da tale flagello.
Inaspettatamente, invece, il 10 dicembre 1995, essi sono stati rinvenuti nella Cattedrale di Squillace, proprio dentro il monumento funebre del vescovo Notaris, che evidentemente li aveva gelosamente nascosti al momento della consacrazione del nuovo Tempio sacro, eretto nel 1798.
Il 23 dicembre 1995, dopo la ricognizione canonica da parte dell'Arcivescovo Mons. Antonio Cantisani, i resti mortali del Servo di Dio sono stati solennemente ricomposti nell'attuale Cappella del Crocifisso della Cattedrale di Squillace e, mentre si riaccende la preghiera dei fedeli davanti alla tomba dell’umile cappuccino missionario, da ogni parte si auspica che, anche a seguito di questo inaspettato ritrovamento delle Reliquie, si riprenda al più presto il Processo e si concluda felicemente con la beatificazione e canonizzazione del venerato Padre.


Autore:
Istituto Cassiodoro - Squillace (CZ)

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Aggiunto/modificato il 2003-07-31

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