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Beato Carlo Leisner Sacerdote e martire

12 agosto

Rees (Germania), 28 febbraio 1915 – Planegg (Monaco), 12 agosto 1945

Karl Leisner fu ordinato sacerdote nel lager di Dachau da un altro prigioniero, il vescovo di Clermont-Ferrand, Gabriel Piguet. Il campo era stato appena liberato dagli americani. Ma la gioia durò pochi mesi. Minato nel fisico, morì trentenne il 12 agosto del 1945. Era nato a Kleve, in Renania e, dopo l’impegno nella gioventù cattolica, era entrato nel seminario di Münster, diocesi guidata dal cardinale Clement August von Galen, fiero oppositore di Hitler. Leisner era stato internato per aver espresso a una persona il rammarico per il fallimento di un attentato al Führer. E' beato dal 1996. (Avvenire)

Martirologio Romano: In località Planegg vicino a Monaco di Baviera, beato Carlo Leisner, sacerdote e martire, che, ancora diacono, fu deportato in un carcere per la sua pubblica professione di fede e l’assiduo servizio reso alle anime e, ordinato sacerdote nel campo di prigionia di Dachau, tornato in libertà, morì per le torture patite durante la detenzione.


Nel grande disumano disastro, che fu la Seconda Guerra Mondiale (1939-45), apportatrice di lutti e distruzioni infinite, con ideologie di fondo quali l’esaltazione della razza ariana, l’antisemitismo, l’affermazione della potenza militare tedesca, l’eliminazione di tutti quelli considerati un peso e non di pura razza, come gli zingari, i malati mentali e cronici, gli omosessuali, s’inserì la persecuzione, la restrizione in famigerati campi di concentramento, l’eliminazione morale e fisica di milioni di ebrei, prigionieri di guerra e dissidenti del regime nazista.
Il gran numero di ebrei sia tedeschi, sia delle nazioni occupate o alleate, che morirono in quella “soluzione finale” di sterminio, culminata con la distruzione dei corpi nei forni crematori, ha fatto passare in secondo piano le altre vittime del nazismo, specie quelle tedesche, uomini e donne, sacerdoti, religiosi e suore, politici e militari, che coraggiosamente osarono opporsi all’imperante e spietato regime di Adolf Hitler e dei suoi gerarchi.
Ma col tempo essi affiorano dal fondo della storia di quei tragici anni, e per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, già molti dei suoi figli sacerdoti e laici, che vissero e testimoniarono con le loro sofferenze e morte, la fede in Cristo e nei valori umani, sociali e spirituali del cristianesimo, sono stati proclamati Beati o Santi, di altri la Causa di Beatificazione è in corso.
Citiamo qualche nome fra i tanti: S. Massimiliano Maria Kolbe, francescano conventuale polacco; s. Edith Stein, carmelitana ebrea polacca, beato Clemente Augusto von Galen, arcivescovo di Münster; servi di Dio i fratelli Gedeone e Flavio Corrà, giovani laici italiani; beato Giuseppe Kowalski, sacerdote salesiano polacco; servo di Dio Giuseppe Girotti, domenicano italiano; beata Giulia Rodzinska, domenicana polacca; beati cinque giovani oratoriani salesiani di Poznan (Polonia); beato Luigi Liguda sacerdote polacco; beato Marcello Callo, laico cattolico francese; beata Marianna Biernacka, laica cattolica polacca; beato Michel Kozal, vescovo ausiliare polacco; servo di Dio Odoardo Focherini, laico d’Azione Cattolica italiano; beato Omeljan Kovc, parroco ucraino; beato Otto Neururer, parroco austriaco; servo di Dio Placido Cortese, frate Minore Conventuale italiano; beato Stanislao Kubista, sacerdote verbita polacco; servo di Dio Teresio Olivelli, soldato, partigiano e laico cattolico italiano; beato Wincenty Frelichowski, sacerdote polacco; servo di Dio Josef Mayr Nusser, laico d’Azione Cattolica altoatesino; beato Bernardo Lichtenberg, parroco tedesco; ecc.
A loro si aggiunge il sacerdote e martire tedesco, beato Carlo Leisner, il quale nacque il 28 febbraio 1915 a Rees sul Reno, da Wilhelm Leisner, cancelliere del tribunale e Amalie Falkanstein, che ebbero altri quattro figli.
Nel 1921 la famiglia si trasferì a Kleve, dove Carlo frequentò la scuola elementare e poi il ginnasio, classificandosi sempre come il migliore; il 22 luglio 1927 ricevette la S. Cresima e nello stesso anno aderì all’Unione Giovanile S. Croce, una comunità di giovani impegnati nella rinuncia all’alcool ed al fumo, dove divenne un abile organizzatore che riusciva ad entusiasmare i giovani, suggerendo loro saldi principi religiosi.
Dopo aver frequentato negli anni 1931-33 gli Esercizi Spirituali, prima presso i Benedettini di Gerleve e poi presso i Gesuiti in due località tedesche, Carlo Leisner decise di diventare sacerdote.
Intanto in Germania si andava affermando il regime nazista, con l’avvento al potere di Hitler; e il 31 gennaio 1933 cominciarono le intolleranze e aggressioni della Gioventù Hitleriana (Hitlerjugend) contro le associazioni cattoliche e proprio in quel periodo Carlo Leisner si iscrisse all’Unione Giovanile Maschile Cattolica, rischiando nell’ultimo anno di liceo, l’espulsione dalla scuola per la sua opposizione all’ideologia nazista.
Superò brillantemente gli esami di maturità e il 14 maggio 1934, entrò nel Collegio Borromeo di Münster, per intraprendere gli studi di filosofia e teologia, senza tralasciare l’attività nel Movimento giovanile.
Il 17 settembre 1934, il vescovo di Münster, mons. Clemens August Graf von Galen, lo nominò dirigente delle Schiere Giovanili (Jungschar) della regione del Reno; nonostante le difficoltà della cruciale situazione politica, Carlo si impegnò con zelo, percorrendo la diocesi per contattare i giovani, organizzarli e dirigerli.
La Gestapo controllava i suoi movimenti con ostilità e sospetto; dopo un suo viaggio a Roma, il 29 maggio 1936 con udienza del papa Pio XI, la Gestapo di Düsseldorf cominciò a controllare la sua corrispondenza, effettuò varie perquisizioni e aprì un dossier segreto su di lui.
Da aprile a settembre 1937, prestò servizio obbligatorio stabilito dal Reich, estraendo la torba da umidi paludi; fu un lavoro che lo minò irrimediabilmente nella salute.
Nell’autunno del 1937 ritornò a Münster, per portare a termine gli studi e prepararsi a ricevere gli Ordini Sacri.
Alternando i contrasti con la Gestapo, che il 27 ottobre 1937 sciolse le associazioni cattoliche, Carlo continuò gli studi ricevendo gli Ordini Minori, il suddiaconato e il 25 marzo 1938 il diaconato.
A maggio di quell’anno gli fu diagnosticata la tubercolosi polmonare, causata dal disagiato lavoro fatto nelle paludi; fu ricoverato nel sanatorio di St.Blasien, le cure diedero ottimi risultati e sarebbe guarito completamente se non fosse stato arrestato e deportato in campo di concentramento.
Oltre il contenuto del suo diario sequestrato e un infiammato discorso fatto al Movimento Giovanile il 31 dicembre 1937, contro le pressioni della polizia politica, la causa ultima dell’arresto fu la sua esclamazione “che peccato!”, alla notizia del fallito attentato a Hitler del 9 novembre 1939, che era rimasto illeso.
Il 9 novembre stesso, Carlo Leisner fu rinchiuso nel carcere di Friburgo, prima tappa di una via crucis di sofferenza; il 15 febbraio 1940 fu trasferito nel carcere di Mannheim, ricoverato nel reparto dei tubercolotici ove assisté gli ammalati più gravi.
Il 16 marzo 1940 fu portato nel campo di concentramento di Sachsehausen, nel blocco penale dei sacerdoti, dove le semplici baracche di legno, erano senza riscaldamento e con le finestre aperte di notte per la sorveglianza.
La madre inoltrò una richiesta di grazia, che fu rifiutata. A seguito della disposizione del Reich del 9 novembre 1940, che stabiliva che tutti i sacerdoti prigionieri fossero rinchiusi nel campo di concentramento di Dachau, anche il diacono Leisner fu lì trasferito il 14 dicembre e rinchiuso nel blocco riservato ai sacerdoti; le condizioni di vita erano durissime e nel 1942 vi morirono circa 500 sacerdoti.
S’impegnò a sollevare il morale dei compagni di prigionia, riuscendo a farsi mandare dalla famiglia una chitarra, per creare un po’ d’atmosfera lieta; ma la sua micidiale malattia prese a peggiorare sempre più e il 15 marzo 1942, dopo 16 mesi di quella vita impossibile, fu trasferito all’infermeria stipata di oltre 150 ammalati terminali e tubercolotici, abbandonati in attesa della morte.
Dopo sette mesi, nell’ottobre 1942 arrivò per lui l’ordine di trasferimento al reparto invalidi, che era praticamente l’anticamera della camera a gas; ma per l’intervento di alcuni sacerdoti internati negli uffici, si riuscì a revocare l’ordine.
In quella situazione, trascorse nella cosiddetta infermeria, tre lunghi anni, resistendo e aggrappandosi alla Sacra Scrittura e all’Eucaristia, tenuta segretamente e che distribuiva ai moribondi.
Era il 6 settembre 1944, quando nel campo di Dachau giunse il vescovo di Clermont-Ferrand, mons. Gabriel Piquet; allora il giovane diacono fece pervenire al vescovo della sua diocesi di Münster, mons. Clemente Augusto von Galen, fiero oppositore del nazismo, la sua richiesta di essere ordinato sacerdote.
Il 29 ottobre il vescovo diede l’autorizzazione e il 17 dicembre 1944, Carlo Leisner fu ordinato sacerdote segretamente da mons. Gabriel Piquet, nella cappella del campo.
Con l’aiuto dei sacerdoti internati, il 26 dicembre 1944, il novello sacerdote poté celebrare la sua prima ed unica Messa, in una cappella del duomo di Dachau, esprimendo l’intenzione di sacrificarsi per la gioventù, per il popolo tedesco, per l’Europa cristiana.
Inutilmente il cardinale arcivescovo di Monaco, Faulhaber chiese alla Gestapo il rilascio del giovane sacerdote gravemente ammalato; liberazione che avvenne solo con l’arrivo degli Alleati, il 4 maggio 1945.
Condotto nel sanatorio di Planegg presso Monaco, le sue forze andarono sempre più scemando, ormai il suo male era all’ultimo stadio; comprese che si avvicinava la fine e volle prepararsi, ricevé i Sacramenti e l’Estrema Unzione il 30 maggio 1945; incontrò il 29 giugno i genitori in un commovente ritrovarsi e il 10 agosto le tre sorelle; si spense serenamente nel suddetto sanatorio il 12 agosto 1945, a 30 anni.
I solenni funerali si svolsero a Kleve e fu sepolto nel locale cimitero; il 30 agosto 1966 fu esumato e i suoi resti mortali traslati nella Cripta dei Martiri del Duomo di Xanten, Germania. Il 15 marzo 1980, fu introdotto il processo per la causa di beatificazione, dal vescovo di Münster
Papa Giovanni Paolo II, l’ha proclamato Beato il 23 giugno 1996, durante il suo viaggio apostolico a Berlino in Germania.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-09-19

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