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Beata Armida Barelli Terziaria francescana e cofondatrice

15 agosto (19 novembre)

Milano, 1° dicembre 1882 – Marzio, Varese, 15 agosto 1952

Armida Barelli, detta Ida, nata a Milano in una famiglia borghese indifferente alla religione, apprese i primi elementi della fede come allieva delle Orsoline di Milano, poi durante la sua permanenza nel collegio delle Suore della Santa Croce di Menzingen. Non si sentiva chiamata al matrimonio né alla consacrazione religiosa, pur interrogandosi sul volere di Dio su di lei: nel 1909 si consacrò a Dio in forma privata. L’incontro, col padre francescano Agostino Gemelli, nel 1910, le aprì vie nuove di apostolato al di là della beneficenza verso carcerati e orfani. Nel 1918 ricevette l’incarico d’iniziare la Gioventù Femminile di Azione Cattolica prima a Milano e poi a livello nazionale, della quale fu nominata prima presidente. Affiancò padre Gemelli in tutte le sue realizzazioni, prima fra tutte l’Università Cattolica del Sacro Cuore, inaugurata il 7 dicembre 1921. Con lui fu fondatrice dell’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo, nel quale, il 19 novembre 1919 e insieme ad alcune compagne, si consacrò ufficialmente. Nel 1927 venne invece fondata l’Opera della Regalità, per l’educazione del popolo alla preghiera liturgica. Percorse più volte l’Italia, animata dal solo desiderio di estendere il Regno di Cristo nelle anime e nella società. Colpita da paralisi bulbare, offrì le sue sofferenze per l’apertura della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica a Roma. Morì il 15 agosto 1952 nella villa di famiglia a Marzio, in provincia di Varese e diocesi di Como. È stata beatificata il 30 aprile 2022, nella cattedrale di Santa Maria Nascente a Milano. I resti mortali di colei che fu nota come la “Sorella maggiore” della Gioventù Femminile di Azione Cattolica riposano dall’8 marzo 1953 nella cripta della cappella principale dell’Università Cattolica a Milano. La sua memoria liturgica è invece stata fissata al 19 novembre, giorno anniversario della sua consacrazione tra le Missionarie della Regalità.



«Nasce nel tempo dei lumi a petrolio, dei treni a carbone, delle carrozze a cavalli e muore al principio dell'era atomica; nasce quando le ragazze perbene non escono sole, né a capo scoperto, non studiano nelle scuole maschili, non partecipano alla vita pubblica e muore quando le donne, anche giovanissime, godono piena libertà di movimento»: Armida Barelli è davvero «donna tra due secoli» - come la definisce Maria Sticco - , una stella di prima grandezza nonché pilastro insostituibile della nascente Università Cattolica del Sacro Cuore e fondatrice della Gioventù Femminile (GF) di Azione Cattolica.
Nasce nel 1882 in una famiglia dell’alta borghesia milanese, che non le trasmette un’educazione ai valori religiosi. Li scopre da sé, mentre studia prima dalle Orsoline a Milano e poi dalle Suore della Santa Croce di Menzingen in Svizzera e, insieme alla fede, scopre anche la vocazione religiosa, che declina in modo del tutto originale, rivelandosi anche in ciò precursore di scelte ecclesiali che matureranno 50 anni dopo.
Ragazza emancipata e controcorrente, intelligente e volitiva, fin da giovanissima esprime il suo entusiasmo e la sua fede lavorando nell’azienda di famiglia e impegnandosi attivamente nel volontariato, specialmente nei confronti degli orfani e dei figli dei carcerati.
La svolta nella sua vita arriva nel 1910, quando viene a contatto con il vulcanico padre francescano Agostino Gemelli. Lei, che già ha dato una chiara impronta al suo futuro rifiutando diverse e vantaggiose proposte di matrimonio, si lascia guidare dal carismatico frate verso un apostolato attivo.
Il Beato cardinal Ferrari, che intuisce le sue doti organizzative e le sue qualità morali, la incarica infatti dell’organizzazione della sezione milanese della GF e la segnala al Papa per la presidenza nazionale, carica che Ida (diminutivo per Armida) ricoprirà fino al 1946 quando fu nominata vicepresidente generale dell’AC Italiana, girando l’Italia e non solo, con l’unica ansia di estendere il regno di Cristo.
Sono centinaia di migliaia le giovani che riesce a coagulare attorno agli impegnativi propositi della GF, proponendo loro gli ambiti traguardi di “essere per agire”, “istruirsi per istruire”, “santificarsi per santificare”.
Chi un giorno vorrà tracciare la storia del “femminismo cattolico” non potrà fare a meno di prendere in conto l’azione di questa donna anche in campo culturale e politico, a cominciare ad esempio dalla sua battaglia per il voto femminile, senza dimenticare che questa donna energica chiama a collaborare indistintamente sia ragazze borghesi che contadine, le invita ad uscire, talvolta a lasciare la famiglia, ad impegnarsi concretamente. Sul suo esempio, le donne del Nord e soprattutto quelle del Sud, non abituate ad uscire di casa, si buttano nell'azione, rompendo schemi rigidi a cui la cultura le ha assoggettate.
Accanto a ciò, ecco anche tutto il suo impegno per la promozione della cultura di chiara matrice cattolica, sposando in pieno il progetto di Padre Gemelli per fondare l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Di questa istituzione lei sarà all’origine, come ispiratrice, sostenitrice e cassiera, offrendo il suo lavoro e la sua stessa vita per la prosperità di un’opera che sentiva sua creatura e sua ragione di vita. In Ida, insieme allo spirito manageriale e alle indiscusse capacità organizzative, c’è un’anima di mistica che si sta affinando e perfezionando in una sempre più stretta unione con Dio e in una sempre maggior ansia missionaria.
Nel 1920 riesce a far aprire nella Cina settentrionale un dispensario per i poveri. Con il vescovo francescano Mons. Eugenio Massi favorirà la nascita di un istituto per le vocazioni religiose femminili, che sboccerà in una congregazione di suore ancora oggi fiorente, Francescane Missionarie del Sacro Cuore. Sempre negli stessi anni fonda ed aderisce lei per prima ad una famiglia spirituale, l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, che anticipa di 30 anni la «Provida Mater» di Pio XII. Dà vita anche all’Opera della Regalità che si propone di avvicinare i laici alla liturgia, anticipando di quasi 50 anni la riforma liturgica scaturita dal Concilio.
Laica nel mondo e per il mondo, mistica del quotidiano, solo e sempre “sorella maggiore” secondo lo spirito francescano di cui è imbevuta, si spegne dopo lunga malattia il 15 agosto 1952. La sua causa di beatificazione, avviata nel 1960, è approdata il 1° giugno 2007 al riconoscimento delle sue virtù eroiche.
Armida è stata beatificata il 30 aprile 2022, nel Duomo di Milano, insieme a don Mario Ciceri. La sua memoria liturgica è invece stata fissata al 19 novembre, giorno anniversario della sua consacrazione tra le Missionarie della Regalità.

Autore: Gianpiero Pettiti

 


 

Famiglia e primi anni
Armida Barelli nacque a Milano il 1° dicembre 1882, da Napoleone e Savina Candiani. In famiglia non ricevette un’educazione ispirata ai principi religiosi, bensì laica, tipica della borghesia dell’epoca. Aveva due fratelli, Luigi (detto Gino) e Fausto, e tre sorelle, Gemma, Maria Antonietta (detta Mary) e Vittoria.
Dal 1895 al 1900, quindi per cinque anni, Armida studiò in un collegio svizzero a Menzingen, gestito dalle Suore della Santa Croce. In quel periodo poté conoscere la spiritualità francescana e amare Dio. Crebbe diventando intelligente, bella e vivace, elegante e raffinata.
Dal 1900 al 1908 non le mancarono proposte per formarsi una famiglia. Sentiva però che la sua strada fosse un’altra: di certo, non voleva diventare suora. Nell’attesa di vedere più chiaramente il suo futuro si dedicò, sotto la spinta del suo animo generoso, al bene del prossimo, specie degli orfani e dei detenuti.

L’incontro con padre Agostino Gemelli
Nel 1910 incontrò padre Agostino Gemelli, dei Frati Minori, che non divenne il suo direttore spirituale, ma col quale strinse un legame che sarebbe durato per tutta la vita. Nello stesso anno entrò nel Terz’Ordine Francescano, col nome di suor Elisabetta. Alla vigilia della festa del Sacro Cuore del 1913, nel Duomo di Milano, si offrì definitivamente al Signore per l’apostolato, restando nel mondo.
Al fianco di padre Gemelli, iniziò una fervida attività apostolica e sociale. Il direttore spirituale, con cui condivideva una profonda affinità nel carattere, intuì in lei doti di organizzatrice e fondatrice, per cui la sostenne con la sua forte personalità, alimentandone la profonda fede.

Le prime iniziative
Così, maturando man mano nella perfezione, Armida si trovò partecipe di tante iniziative: ad esempio, avviò un progetto assistenziale per le impiegate e fu traduttrice dal tedesco di articoli per la «Rivista di filosofia neoscolastica» fondata dallo stesso padre Gemelli. Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, fu segretaria del Comitato per la consacrazione dei soldati al Sacro Cuore, di cui era devotissima.
L’anno successivo la vide impegnata in compiti e cariche importanti: fu vicepresidente per l’azione sociale del Comitato milanese delle Donne Cattoliche, nonché amministratrice della nuova casa editrice «Vita e Pensiero».

“Sorella maggiore” della Gioventù Femminile di Azione Cattolica
Il 17 febbraio 1918 ricevette dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Andrea Carlo Ferrari (beatificato nel 1987), che aveva sentito parlare di lei, l’incarico di estendere l’associazione della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, analoga a quella maschile già esistente, nata nella parrocchia di San Gregorio Magno a Milano: ne divenne la prima presidente. Il suo dinamismo ed entusiasmo portarono, in pochi mesi, a 5000 iscritte nella sola diocesi ambrosiana.
Il 28 settembre 1918, da Roma, papa Benedetto XV la nominò Presidente Nazionale della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, carica che ricoprì ininterrottamente fino al 1946. Armida non avrebbe voluto accettarla, perché non si sentiva all’altezza, ma il Papa insistette: la sua missione era l’Italia.
Con forza e decisione, percorse instancabilmente più volte tutta l’Italia, dal Nord al Sud, raggiungendo oltre un milione di iscritte e fondando nel 1921 il periodico «Squilli di Resurrezione», nel quale firmava i suoi articoli come “la Sorella maggiore”.

Alle basi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Parallelamente, Armida portava avanti con grande impegno il suo ufficio di cassiera dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel frattempo fondata da padre Agostino Gemelli e inaugurata il 7 dicembre 1921. Grazie alle socie della Gioventù Femminile, riuscì a raccogliere capillarmente finanziamenti per quella causa.
In più, nel novembre 1921, su esplicita richiesta di papa Benedetto XV, istituì la Società degli Amici dell’Università Cattolica. Ottenne poi nel 1924, da papa Pio XI, l’istituzione della Giornata Nazionale dell’Università Cattolica, ancora oggi esistente.

Le Missionarie della Regalità di Cristo e l’Opera della Regalità
Il 19 novembre 1919, insieme a padre Gemelli, istituì un pio sodalizio di laiche consacrate, che fu poi riconosciuto come Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo. Dal 1927 al 1929, entrambi diedero vita all’Opera della Regalità, per la promozione della cultura religiosa e del movimento liturgico attraverso un opuscolo settimanale, alla portata di tutti i lettori, che illustrava i testi della Messa domenicale.
Anche per Armida sorsero difficoltà e incomprensioni, diffidenze e sospetti, sia da parte della famiglia che dell’opinione pubblica, ma anche dagli stessi ambienti cattolici. Cercava però di superare ogni avversità ripetendo interiormente una breve preghiera: «Sacro Cuore, mi fido di Te».

L’impegno politico
Rimase in carica come Vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana anche nel biennio 1947-48, perché le fu affidato l’Ufficio di Propaganda, che affiancò l’attività elettorale della Democrazia Cristiana, in quel particolare e delicato periodo politico italiano.
Fece un’ultima volta il giro della Penisola per combattere l’astensionismo al voto e acquisire l’adesione delle masse popolari a programmi politici d’ispirazione cristiana, ma anche per ottenere il voto alle donne nel 1948.

Il rapporto con monsignor Eugenio Grassi
Grazie a monsignor Eugenio Grassi, vescovo dello Shanxi in Cina, venne a conoscenza della situazione di quel territorio. Il vescovo aveva istituito un dispensario e fondato un istituto religioso, le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore di Gesù.
Armida mobilitò nuovamente le socie della Gioventù Femminile, per chiedere offerte materiali (tra il 1922 e il 1925 raccolse un milione e mezzo di lire dell’epoca) e preghiere. Rimase in contatto epistolare con le suore cinesi, che a sua volta faceva conoscere alle socie. Per questa ragione, le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore di Gesù la considerano una figura importante per la loro storia, anche se formalmente il fondatore è monsignor Grassi.

La malattia
Anche per lei, nel 1949, arrivò il tempo del dolore fisico e morale: fu colta da “paralisi bulbare”, un male inguaribile e progressivo. Con la forza che le derivava da una fede purissima e dal suo spirito di penitenza e preghiera, offrì la sua sofferenza e intensificò per quel che poteva la sua attività, soprattutto per il progetto che più le stava a cuore: la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica a Roma, cui è oggi collegato il Policlinico intitolato a padre Gemelli.
Ida, come era pure chiamata, fu lucida fino alla fine. La progressiva paralisi colpì la mano destra e l’8 gennaio 1952 anche la sua bella e armoniosa voce si spense. Aveva scritto, un paio d’anni prima: «Accetto la morte, quella qualsiasi che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino, come ultima suprema prova d’amore al Sacro Cuore, di cui mi sono fidata in vita e voglio fidarmi in morte; e come ultima suprema preghiera per ciò che nella mia vita fu il sogno costante: l’avvento del Regno di Cristo quaggiù».

La morte
Armida morì a Marzio, in provincia di Varese e diocesi di Como, nella villa di famiglia dove era solita rifugiarsi per pregare e progettare le sue attività; era il 15 agosto del 1952, festa dell’Assunzione di Maria. Qualche ora prima era giunto da Milano padre Gemelli, per salutarla e confortarla.
Il 17 agosto venne tumulata nel piccolo cimitero di Marzio, dove riposò fino all’8 marzo 1953, quando venne traslata con tutti gli onori nella cripta della cappella principale dell’Università Cattolica a Milano. Nello stesso luogo fu collocata la salma di padre Gemelli, morto nel 1959.
È stato scritto di lei: «La Barelli non è stata una presenza “rumorosa”, da prime pagine, bensì una presenza attiva, anche se discreta e a volte invisibile, fu una “Pasionaria”, ma armata soltanto di “fede intelligente”; seppe cogliere la condizione della donna “del” suo tempo e “nel” suo tempo e restituirle dignità di presenza nella società civile, in fedeltà all’ideale cristiano».

La causa di beatificazione
L’Azione Cattolica Italiana, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto Secolare Missionarie della Regalità si sono rese parti attrici per l’avvio della causa di beatificazione di Armida Barelli. Il processo informativo diocesano per l’accertamento delle sue virtù eroiche iniziò l’8 marzo 1960 presso la diocesi di Milano e si concluse il 10 luglio 1970. Gli atti del processo furono convalidati il 3 aprile 1992.
La sua “Positio super virtutibus”, consegnata nel 1993, è stata esaminata positivamente dai consultori teologi il 23 marzo 2005 e, il 16 gennaio 2007, dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Il 1° giugno 2007, quindi, papa Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Armida Barelli veniva dichiarata Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Per la sua beatificazione è stato preso in esame il caso di una donna della diocesi di Prato. Il 5 maggio 1989, Alice Maggini, sessantacinquenne, si scontrò frontalmente con un camion mentre andava in bicicletta. Ricoverata in stato di coma nell’ospedale di Prato, peggiorò nei giorni successivi.
Sua nipote cominciò a pregare chiedendo l’intercessione di Armida, utilizzando un’immaginetta con una sua reliquia, e fece pregare altre persone. Il 18 maggio fu anche organizzata una giornata di preghiera nella cappella dell’Università Cattolica, nella cui cripta si trova la sua tomba.
Il 9 maggio la donna iniziò a manifestare segni di ripresa: il 14 giugno fu dimessa, manifestando nei mesi successivi un recupero quasi completo dello stato cognitivo e motorio. Morì nel 2012, per cause estranee al mancato incidente.

Il riconoscimento del miracolo
Gli atti dell’inchiesta diocesana sul presunto fatto prodigioso, svolta a Prato dal 15 aprile 2004 al 2 aprile 2005, sono stati convalidati il 17 febbraio 2006. In seguito alla riunione della Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, avvenuta il 12 novembre 2009, sono stati richiesti ulteriori chiarimenti.
La Postulazione della causa ha dunque prodotto la documentazione necessaria, tramite i medici che hanno seguito il caso. Nella seduta del 21 febbraio 2019, la Consulta Medica ha riconosciuto che la guarigione era stata rapida, completa, duratura e impossibile da spiegare secondo le attuali conoscenze mediche.
I Consultori teologi, il 5 dicembre 2019, seguiti poi dai cardinali e dai vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, si sono pronunciati a favore del nesso esistente tra l’asserita guarigione e l’intercessione di Armida.
Il 20 febbraio 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sul miracolo, aprendo la via alla beatificazione.

La beatificazione
La beatificazione di Armida è stata quindi celebrata il 30 aprile 2022, nella cattedrale di Santa Maria Nascente a Milano, con la Messa presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre. Nella stessa celebrazione è stato beatificato anche don Mario Ciceri, vicario parrocchiale a Brentana di Sulbiate e suo contemporaneo.
La data scelta per la memoria liturgica è invece il 19 novembre, giorno anniversario della sua consacrazione tra le Missionarie della Regalità di Cristo.


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2022-05-03

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