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Willy De Koster Adolescente messicano

Testimoni

Gaudalajara (Messico), 1974 – 1° luglio 1984


Con la Passione di Cristo davanti agli occhi, una miriade di anime hanno accettato le loro sofferenze, sopportandole spesso con un sorriso sulle labbra, confortando essi stessi gli afflitti parenti ed amici, diventando spesso e per anni, il centro di un vasto movimento spirituale e di meditazione, sollevando con le loro parole d’incoraggiamento, medici e infermieri costretti ad applicare dolorose cure.
La sofferenza vissuta da ragazzi e adolescenti è ancora più straziante, perché oltre il dolore è visibile una vitalità, tipica dell’età, compressa e bloccata dal male e dallo stare a letto; inoltre in tanti colpisce la serenità e l’accettazione della volontà di Dio, a volte difficile a trovarsi negli adulti.
La Chiesa, le comunità parrocchiali e civili, le Associazioni, gli stessi parenti ed amici, hanno provveduto dopo la loro immatura morte, a trasmettere in vari modi i messaggi emanati con la loro, sia pur breve vicenda terrena, ma soprattutto ad additarne gli esempi al distratto, convulso, frettoloso, mondo dei giovani d’oggi.
Alcuni sono Servi di Dio, altri Venerabili o già Beati e Santi, altri ancora vengono definiti ‘Testimoni della fede del nostro tempo’; citiamo alcuni di questi ragazzi, splendore della fede cristiana, angeli di passaggio sulla terra che hanno lasciato una luminosa scia di virtù, purezza, esempio, amore:
Silvio Dissegna 12 anni di Moncalieri; Aldo Blundo 15 anni di Napoli; Angela Iacobellis 13 anni di Napoli; Giuseppe Ottone 13 anni di Torre Annunziata; Maggiorino Vigolungo 14 anni di Benevello (Cuneo); Mari Carmen Gonzalez-Valerio 9 anni spagnola; Laura Vicuña 13 anni cilena; s. Domenico Savio 15 anni oratoriano di Torino; Aldo Marcozzi, 14 anni di Milano; Paola Adamo 15 anni di Taranto; Ninni Di Leo 16 anni di Palermo; Pietro Percumas 19 anni lituano; Domenico Zamberletti 13 anni di Varese; ecc.

A loro si aggiunge il ragazzo Willy De Koster messicano di 10 anni, il quale nacque nel 1974 a Guadalajara, Messico, figlio desiderato dei coniugi Francesco e Lily; il piccolo fu la gioia dei suoi genitori, che ricambiava con un radioso sorriso mai perso fino all’ultimo giorno.
Ma giunto ai tre anni si accorsero che Willy era ammalato di leucemia acuta (questa malattia di tipo tumorale, colpisce nella sua forma acuta soprattutto i bambini, i globuli bianchi aumentano mentre quelli rossi e le piastrine diminuiscono; l’ammalato è privo di forze, ha un pallore permanente, brividi e febbre; si verificano emorragie alla bocca, alla cute, al tessuto nervoso; il decorso di solito è breve e con esito mortale).
Da allora cominciò una lotta per la sua sopravvivenza, che vide protagonisti oltre Willy anche i suoi afflitti ed eroici genitori, cui quel male stroncava i sogni del loro amato figlio, tramutandoli in pure illusioni.
La lotta durò sei anni, con tutti i mezzi conosciuti dalla medicina, chemioterapia, trasfusioni, radiazioni, isolamento nella camera sterile, punture lombari, che apportarono a Willy tanta sofferenza.
Nella malattia si forgiò il carattere del bambino e si manifestò, man mano che si andava avanti un coraggio incredibile per l’età; fu sempre più chiaro che in quella anima innocente, che affrontava il male e le dolorose cure come un adulto esperto, si rendeva visibile la presenza misteriosa e fortificante di Dio.
Dopo tre anni di chemioterapia, sembrò che fosse avvenuto il miracolo e il male sconfitto, tanto che gli speranzosi e credenti genitori, decisero di far celebrare una Messa di ringraziamento.
Purtroppo era una miglioria passeggera, il male ritornò più virulento di prima; non restava che un trapianto di midollo, che comportava spese enormi; i genitori vendettero anche la casa nella speranza di un miracolo, ma affidandosi comunque alla volontà di Dio.
Willy che in un modo o nell’altro aveva superato complicazioni come la meningite e due broncopolmoniti, alla fine non superò la leucemia acuta, il male principale e morì a soli 10 anni, il 1° luglio 1984.
Nonostante la malattia, poté frequentare le scuole elementari nel Collegio Salesiano “Analuac Chapalita” di Guadalajara, qui assimilò lo spirito del fondatore e l’esempio luminoso di s. Domenico Savio, per cui pur portando dentro di sé la morte, impressionava per il coraggio e l’allegria che dimostrava, la sincera simpatia per i compagni di scuola e soprattutto il fervore nella preghiera e l’amicizia per Gesù, come testimoniato da insegnanti e allievi del Collegio.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-02-22

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