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San Romano Monaco a Subiaco

22 maggio

Subiaco, Lazio, inizio V sec. – Auxerre, Francia, 550 circa

Fu Romano, monaco eremita già affermato, a condurre il giovane Benedetto al Sacro Speco di Subiaco, luogo deputato ad una dura ascesi. Per tre anni, Romano provvide con discrezione e premura ai bisogni materiali di Benedetto, calando con una fune viveri dall'alto della rupe per non compromettere la solitudine del penitente. Oltre al sostegno materiale, Romano offrì a Benedetto una guida preziosa nella vita eremitica. La sua esperienza e saggezza permearono la formazione spirituale di Benedetto, influenzando in modo determinante la stesura della Regola benedettina. Sebbene la storia non ci tramandi dettagli certi sul loro legame dopo il periodo di Subiaco, la tradizione narra di un pellegrinaggio di Romano in Francia, dove fondò un monastero e si dedicò alla formazione di nuovi monaci. Morì ad Auxerre intorno al 550 d.C.



La spiritualità del grande San Benedetto, patrono d’Europa, ebbe origine con un ritiro di tre anni presso il cosiddetto Sacro Speco di Subiaco. In questa profonda grotta quasi inaccessibile il giovane Benedetto si dedicò anima e corpo ad una durissima pratica ascetica. Non tutti però sanno che fu proprio San Romano, monaco nei pressi del paesino laziale di Subiaco, a vestire il celebre santo di Norcia con l’abito eremitico, ad aiutarlo a calarsi nel Sacro Speco ed a fornirgli per ben tre lunghi anni tutto il necessario per la sua sopravvivenza. Tutto ciò, però, con ogni minima attenzione, onde evitare che qualcuno potesse sospettare della presenza di Benedetto nella grotta e turbare eventualmente la sua ascesi. Quotidianamente San Romano forniva dunque al ragazzo penitente un po’ di pane recuperato dalla mensa del suo monastero: arrampicandosi sulla rupe sovrastante l’ingresso della cavità, avvertiva Benedetto del suo arrivo con una campanella e gli calava quanto necessario con una fune. La leggenda vuole che un giorno la campanella fu infranta dal diavolo, infuriato per le forti virtù ascetiche e caritatevoli che riscontrava rispettivamente in Benedetto e Romano.
Quest’ultimo, però, non si limitò esclusivamente a fornire al santo di Norcia aiuti materiali, ma grazie alla sua esperienza ed alla sua saggezza seppe rivelargli i segreti dell’ascesi monastica, che si rivelarono di fondamentale importanza nella stesura della Regola benedettina.
Non ci è purtroppo noto con certezza storica se i due santi siano rimasti in contatto anche al termine dei tre anni di collaborazione al Sacro Sepolcro di Subiaco, quando San Benedetto divenne finalmente celebre come abate di Montecassino.
La tradizione propende piuttosto per un trasferimento di San Romano in Francia, ove si prodigò nella fondazione di un nuovo monastero e nella formazione di molti giovani monaci. Qui, alla sua morte, fu venerato per i suoi immensi meriti spirituali, concretizzatisi principalmente nell’ispirazione di San Benedetto nella fondazione della nuova famiglia religiosa, che formo l’anima cristiana del vecchio continente.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2005-04-26

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