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San Teodosio II il Giovane Imperatore bizantino

29/30 luglio (Chiese Orientali)

aprile 401 - 28 luglio 450

Teodosio II, figlio di Eudossia e Arcadio, divenne imperatore romano d'oriente all'età di 7 anni.Fu pesantemente influenzato dalla sorella maggiore Pulcheria che lo spinse verso la cristianità ortodossa. Pulcheria era la principale forza dietro l'imperatore, e molte delle sue concezioni divennero politche ufficiali. Queste comprendevano le sue idee antisemitiche, che risultarono nella distruzione delle sinagoghe.Nel giugno 421 Teodosio sposò la colta Atenaide Eudocia, figlia di un filosofo ateniese e che si convertì al cristianesimo solo in occasione del matrimonio. Ebbe come figlia Licinia Eudossia, che fu sposata all'allora imperatore d'Occidente Valentiniano III, con il proposito di rafforzare i legami tra le due parti dell'impero.Teodosio fu responsabile della creazione dell'Università di Costantinopoli, morì nel 450 a causa di un incidente occorsogli mentre cavalcava. Gli successe il cognato Marciano.Nel 429 Teodosio nominò una commissione per raccogliere tutte le leggi fin dal tempo di Costantino I, il primo imperatore cristiano, e creò un sistema di leggi completamente formalizzato. Questo progetto rimase incompleto, ma il lavoro di una seconda commissione che si riunì a Costantinopoli, incaricata di raccogliere tutte le legislazioni generiche e di aggiornarle venne portato a termine, e il loro insieme fu pubblicato come Codice Teodosiano nel 438. Il codice giuridico di Teodosio II, che riassumeva gli editti fatti fin dai tempi di Costantino I, forni le basi per il codice di Giustiniano del secolo successivo. L'intolleranza romana dell'empietà rispetto ai rituali venne estesa ai crimini di coscienza e di pensiero.L’aver convocato il III concilio ecumenico gli meritò di essere venerato come santo.



Nato nell'aprile 401, incoronato nel gennaio successivo, successe al padre Arcadio il 1° maggio 408. La reggenza fu esercitata prima dal prefetto Antemio, e, dopo la morte di lui, dalla sorella maggiore, Pulcheria, la quale nel 414 assunse il titolo di Augusta e mantenne poi un'assoluta preminenza nel governo anche dopo che il fratello ebbe raggiunto la maggiore età.
Per la vita pubblica egli aveva poca inclinazione. Educato alle belle lettere e a rigidi costumi, più che degli affari politici egli si occupò di studî. La sua perizia nel copiare e nell'alluminare con belle miniature libri di poesia e di liturgia gli valse il soprannome di "calligrafo"; ma non bisogna dimenticare che a lui principalmente si devono: la fondazione della "scuola superiore cristiana" o università di Costantinopoli (425), e la prima grande raccolta delle costituzioni imperiali da Costantino in poi, pubblicata nel 438 col titolo di Codex Teodosianus.
Nel 421 sposò Atenaide dalla quale ebbe una figlia, Eudossia, che fu data in moglie a Valentiniano, erede dell'impero d'Occidente. Il regno di Teodosio non è ricco di avvenimenti esterni. I soli fatti da segnalare a questo riguardo sono: una breve guerra coi Persiani (421-422), finita vittoriosamente per i Bizantini, e l'invasione degli Unni (441). Per alcuni anni questa pesò come una minaccia su Costantinopoli, ma si riuscì a contenerla con trattative diplomatiche e con la cessione di alcuni territorî al di qua del Danubio. Più gravi di conseguenze per l'avvenire dell'impero e della chiesa furono le controversie religiose provocate dalla questione nestoriana e dal conseguente scisma monofisita. Soprattutto grave la violenza esercitata da Teodosio nell'infausto concilio del 444 ad Efeso, concilio che nella storia ortodossa è noto col nome di Brigantaggio di Efeso. Fu questo l'ultimo atto del governo di Teodosio essendo egli morto nel luglio del 450.
Il codice teodosiano è la raccolta di costituzioni imperiali, da Costantino in poi, pubblicata dall'imperatore Teodosio II il 15 febbraio 438. Ha per noi grande importanza, perché è la più cospicua raccolta di tal genere pervenutaci dal di fuori della compilazione giustinianea, e anche perché rappresenta il primo tentativo dello stato di assumere su di sé il compito, resosi ormai assolutamente necessario, di compilare le fonti del diritto.
Il progetto primitivo (C. Th., I,1, 5, del 429) era assai più vasto, in quanto che, oltre la raccolta - a scopo scientifico e didattico - di tutte le costituzioni (leges generales) da Costantino in poi, comprese le abrogate, contemplava un'opera pratica di diritto vigente, che fondesse leges e iura. Tale vasto progetto non venne in porto, e pertanto (C. Th., I,1, 6, del 435) l'opera si restrinse alla raccolta di costituzioni, condotta secondo il piano primitivo, a cui si attribuì però carattere pratico; il risultato fu appunto il Codice Teodosiano. Esso fu accolto e pubblicato in Occidente dall'imperatore Valentiniano III; la sua pubblicazione mantenne in vigore i codici precedenti, Gregoriano ed Ermogeniano, mentre abrogò tutte le costituzioni in esso e in quelli non inserite.
Il codice comprende sedici libri, divisi in titoli, entro i qualí le costituzioni si susseguono in ordine cronologico. L'ordine delle materie è sostanzialmente quello dei Digesta classici - tradizionale nelle opere giuridiche antiche di vasta mole -, forse però qui desunto da quello del Codice Gregoriano. Il codice è tutt'altro che un'opera perfetta. A parte i difetti insiti nei criterî che avevano presieduto alla sua formazione, la compilazione fu tutt'altro che accurata: di qui una serie di mende (errori nelle inscriptiones e subscriptiones, geminazioni, ordine cronologico non sempre osservato, ecc.).
Il confronto con le costituzioni integre, a noi per avventura pervenute da altra fonte, dimostra che i compilatori interpretarono con larghezza gli ordini imperiali di omettere, dalle costituzioni accolte, le prefazioni, i motivi e gli accessorî di cancelleria; se vi siano vere e proprie interpolazioni sostanziali è più difficile stabilire.
Il codice ebbe larga diffusione, specialmente in Occidente (in Oriente fu messo fuori uso dalla compilazione di Giustiniano) e più nei territorî transalpini, dove nell'alto Medioevo, specialmente attraverso l'epitome visigotica, fu il testo principale di diritto romano. Non ci è pervenuto direttamente; possediamo varî manoscritti, che ne contengono parti più o meno vaste, e di più i riassunti posti a base delle leggi romane dei barbari, fra i quali di gran lunga il più importante è quello della Lex Romana Visigothorum o Breviario Alariciano; per mezzo di questi varî sussidî, è stato possibile agli studiosi ricostruire buona parte del codice.


Autore:
Angelo Pernice


Fonte:
www.treccani.it

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Aggiunto/modificato il 2020-04-19

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