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Silvana Agosti Aspirante FMA

Testimoni

4 giugno 1930 - 1 febbraio 1946


Un po’ introversa e a tratti irriverente, la giovane Silvana Agosti - che nasce il 4 giugno 1930 - è però chiamata a scalare le vette più alte… quando si dice che le vie del Signore sono infinite! La piccola non viene alla luce sotto una buona stella: perde infatti dapprima il padre, poi anche la madre, divenuta fragilissima a causa della morte del marito e di una vita che ogni giorno si faceva più stentata anche a causa dello scoppio della guerra. Silvana, affidata allo zio che sarà suo tutore, non è animata da quello smalto di colori, profumi, sensazioni che riecheggiano come grida da un monte all’altro negli anni d’oro della giovinezza, ma spegne quasi ogni luce attorno a sé per chiudersi nel buio della sua stanza dei ricordi e della nostalgia.
C’è però chi è in grado di far tintinnare quel campanellino di vita che è rimasto lì da qualche parte nell’attesa di chi sappia farlo suonare; Silvana, infatti, ormai da qualche tempo in collegio a Ulzio, presso l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, mette a dura prova la volontà e la pazienza delle sue compagne di studio rendendosi spesso insofferente alla loro presenza. Ma non stinge neanche un po’ la determinazione della direttrice che con instancabile virtù materna cura le ferite della giovane, schiudendola di nuovo lentamente alla vita. Scoperta la straordinarietà dell’esistenza nella gioia, è poi uno snocciolarsi di inaspettate e insperate qualità: adesso è la prima nelle attività ricreative ed eccelle nella preparazione scolastica, facendo dono di sé anche alle altre allieve. L’agghiacciante teatro della guerra, che semina terrore e morte, sembra perdersi nella tranquillità del collegio, avvolto dal morbido candore delle cime innevate e riscaldate dai cori delle giovani collegiali che ora si arricchiscono della voce di Silvana.
Toccate le corde dell’amore (quello vero!), comincia a farsi strada un’idea: quella di dedicarsi completamente e interamente alla vita religiosa, pur nella consapevolezza delle resistenze che dovrà incontrare; l’arcigno zio, suo tutore, cerca di dissuaderla mettendola di fronte allo “scintillio” dell’eredità che l’aspetta, ma niente per lei brilla ormai di più della luce di Dio. La sua predisposizione al “sì” si è fatta, con il tempo, granitica e non si piega neppure di fronte ai più umili servizi che, al contrario, intraprende con slancio e fervore alimentati dalla preghiera e dall’appuntamento quotidiano con Gesù che si fa Eucaristia. Ma qualcuno chiama dall’alto e nei momenti di sofferenza che precedono la morte il suo ripetere “Deus meus et omnia”, diviene l’arma che si fa salvezza dell’anima. Colpita da difterite è trasportata d’urgenza in ospedale seguita dalla madre ispettrice, la quale le domanda: “Silvana, che cosa dobbiamo chiedere per te”? E lei: “Che io sappia fare bene la volontà di Dio”. Chiede di poter ricevere i voti, richiesta che le viene accordata e che pronuncia tra fatica e gioia, quando Dio alle ore 17 di venerdì 1° febbraio del 1946 la chiama a sé.


Autore:
Serena Manoni


Fonte:
www.sdb.org

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Aggiunto/modificato il 2008-08-27

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