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Coletta (Anna Maria) Raes Vergine clarissa

Testimoni

Bruxelles, Belgio, 5 novembre 1670 - Foligno, 2 novembre 1716


Anna Maria Raes (Roes), secondogenita di sei fratelli di una nobile e pia famiglia di commercianti delle Fiandre, nacque a Bruxelles il 5 novembre 1670. I genitori si chiamavano Giacomo e Anna Mesmacher. Il padre le portava un particolare affetto e progettava per lei un futuro brillante. A otto anni la giovane entrò in un monastero di agostiniane dove fu educata e istruita nelle lettere, nel canto e nella musica. Dopo tre anni fu impiegata nel negozio di famiglia ed era molto abile nonostante la giovane età. Si prospettava, come era normale, un matrimonio, ma Anna Maria era attratta dalla vita religiosa e malvolentieri partecipava agli eventi mondani che il rango le offriva. L´8 dicembre 1682, mentre ascoltava un predica sulla verginità e purità della Madonna, promise di imitare tale virtù. Nacque in lei una grande devozione per S. Coletta di Corbie, la riformatrice in Francia delle Clarisse, molto venerata nelle Fiandre. Un giorno, davanti al crocifisso, chiese di essere privata della bellezza se fosse stata di impedimento alla vita religiosa. Fu colpita da una grave forma di morbillo e il suo volto rimase deturpato. In seguito morì il fratello, cui era molto legata, e sentì sempre più forte il desiderio di lasciare la famiglia. I genitori non volevano che entrasse in convento, acconsentendo al limite che si aggregasse al Terz’Ordine francescano vivendo in famiglia. Anna Maria si recava spesso nelle città vicine per gli affari del negozio e mente si trovava a Gantes chiese di essere ammessa come educanda nel monastero di San Bernardo. Non era la sua strada e tornò a casa, incerta su quale fosse il suo destino. Il 29 luglio 1696, ventiseienne, decise di lasciare tutto. Fuggì, nottetempo, diretta ad Assisi sulle orme di s. Francesco e s. Chiara. Tra mille difficoltà, viaggiò da Colonia a Innsbruk per Vienna, poi, con lettere di raccomandazione dell’Imperatore d’Austria, passò da Trento, Verona, Padova, Venezia e, via mare, giunse a Senigallia. Andò quindi a Loreto e Tolentino e finalmente alla città di San Francesco. Dopo una visita ai luoghi del santo, ottenne a Roma udienza da Papa Innocenzo XII. Poteva entrare in qualche monastero romano, ma tornò ad Assisi. Le fu sconsigliato da un frate della Porziuncola di entrare nel Protomonastero di S. Chiara, come era suo desiderio, e si recò quindi a Foligno, dove fu accolta in S. Caterina delle Vergini. Superata la diffidenza iniziale delle monache, per il fatto che era straniera, professò il 6 novembre 1700 prendendo il nome della sua grande patrona come semplice conversa. Suor Coletta nel 1703 fece stampare dallo Antonelli la "Vita della gran serva di Dio beata Coletta della Villa di Covia nel Ducato di Borgogna, Monaca della Religione di Santa Chiara d'Assisi, illustre in Virtù, e prodigi", libro oggi rarissimo. Era strano che una conversa, sebbene istruita, facesse stampare un libro. Era devota delle anime del purgatorio e per il loro suffragio fece pubblicare anche un libretto di preghiere e devozioni alla medesima santa per la quale fece costruire un altare con quadro. La sua vita in monastero si distinse per l’amore all’Eucaristia e alla Passione di Gesù, accompagnando con la preghiera gli umili servizi di cui era incaricata.
La serva di Dio cadde inferma nel mese di ottobre 1716, sopportando in silenzio e umiltà i grandi dolori. Chiese perdono alle sorelle per le mancanze che aveva commesso ed espresse il desiderio di essere posta a morire sul pavimento come Padre Francesco. Non le fu concesso. Ripeteva: "Mio caro Gesù, patir sempre più io voglio per te. E nella tua fe’ che ferma professo, e ora confesso, intendo morire per teco venire nel Regno beato che mi hai preparato morendo per me. Mio caro Gesù, patir sempre più io voglio per te". Morì la sera del 2 novembre 1716 a quarantasei anni di età, di cui sedici di vita religiosa. Le consorelle clarisse di Foligno conservano, oltre alla sua illustre memoria, un bel manoscritto con l’intera biografia, opera che il confessore compose appena un anno dopo la morte. È inedita e sarebbe da studiare e pubblicare per togliere dall’oblio questa eccellente religiosa, straniera ma folignate di adozione.
Nel monastero di Santa Caterina è custodito, dal 1887, un venerato crocifisso dalla storia molto antica. Correva l’anno 1580 e nella chiesa parrocchiale di s. Maria Maddalena, un giorno, davanti ad esso pregava una fanciulla di nome Paola. Improvvisamente la giovane sentì dirsi: "Perché non entri nella ferita del mio costato?". Lei ingenuamente rispose che era piccola e non poteva entrarvi, ma da quel giorno visse in modo esemplare, entrò nel conservatorio dalle Orsoline ed ebbe in dono dal parroco l’effige. Lo mise nella sua camera, lo venerò sempre e morì abbracciata ad esso. Le Orsoline ricompensarono il parroco con un altro grande crocifisso, ora nella cattedrale, mentre quello di Madre Paola fu dalle religiose esposto nella chiesa del conservatorio. Divenne meta di moltissimi devoti di tutta la città che ottenevano grazie. Dopo un terribile terremoto, nel 1832, fu portato in processione con le statue dei patroni, la Madonna del Pianto e S. Feliciano, e si fece un voto per cui il 13 gennaio, per cento anni, fu fatta la solenne processione.

Per informazioni:
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Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2009-02-01

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