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Servo di Dio Pio Frezza Sacerdote e fondatore

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Lanuvio, Colli Albani, 11 giugno 1875 - Civitavecchia, 19 giugno 1961

Fondatore dell’Istituto delle Suore Operaie di Gesù, sacerdote a Lanuvio diocesi di Albano (RM). Nel 1915 prese parte, quale umile e oscuro fante, alla prima guerra mondiale. Finita la guerra, Mons. Pio si dedicò completamente all’apostolato. Il suo programma fu, come quello di Don Bosco “Da mihi; cetera tolle”, un programma che si tradusse in un triplice palpito: anime, anime, anime! Nel 1926, una svolta decisiva imprime alla sua vita un ritmo nuovo: fondava, difatti, l’Istituto religioso delle “Suore Operaie di Gesù”. Nel 1929, trasferitosi per volere della divina provvidenza a Civitavecchia, fu nominato Canonico Penitenziere di quella Chiesa Cattedrale.



Pio Frezza, nacque a Lanuvio, cittadina dei Colli Albani, l’11 giugno 1875. Era il quarto di sei fratelli; la famigli sana e cristiana, provvide il fanciullo di una formazione morale forte e profonda. La mamma, Angela Magni, fu per lui davvero l’angelo che l’accompagnò nella realizzazione della sua vocazione.
Compì i suoi studi nei Seminari di Alatri e di Albano. A soli 22 anni e mezzo (18 dicembre 1897) venne ordinato Sacerdote nella Basilica Papale di San Giovanni in Laterano. Per due anni esercitò il ministero pastorale a Lanuvio, come Vice-Parroco.
Dotato di eccezionale intelligenza, fu mandato dal Cardinale Vescovo di Albano a Roma per ove si dedicò agli studi giuridici conseguendo, a pieni voti, la laurea in Utroque Iure.
Nel 1915 prese parte, quale umile e oscuro fante, alla prima guerra mondiale. Finita la guerra, Don Pio si dedicò completamente all’apostolato. Il suo programma fu, come quello di Don Bosco “Da mihi; cetera tolle”, un programma che si tradusse in un triplice palpito: anime, anime, anime!
Si accostò alle anime nel confessionale e con la predicazione, sia da buon esempio che del pupito.
I migliori centri si contesero la sua parola, che risuonò sotto le volte delle Chiese, come un tuono, perché folgorante era la sua vita. Ma Don Pio non fu mai l’applaudito oratore delle grandi ricorrenze; né mai si prestava per la sola opera della parola, ben sapendo che i frutti della parola divina si esprimano nella conversione e nella frequenza dei Sacramenti.
Se egli vide folle ai piedi del suo pulpito, non fu soddisfatto se non quando le condusse ai Piedi di Cristo.
Testimoni e conoscenti sono unanimi nel dire che Egli trascorreva lunghe ore in preghiera davanti al Tabernacolo prima della predicazione. Furono questi gli anni nei quali Don Pio ottene tantissime conversioni di cui, di dice, “alcune veramente misteriose e sanno del soprannaturale”.
Nel 1926, una svolta decisiva imprime alla sua vita un ritmo nuovo: fondava, difatti, l’istituto religioso delle “Suore Operaie di Gesù”. Spirito di sacrificio e di preghiera fu la base della loro formazione spirituale: il dovere sino al sacrificio, le virtù sino all’eroismo: ecco quanto volle dalle prime chiamate, ma già prima da se stesso.
Nel 1929, trasferitosi per volere della divina provvidenza a Civitavecchia, fu nominato Canonico Penitenziere di quella Chiesa Cattedrale. Il suo confessionale era sempre affollato; ben presto il bonus odor Christi che le virtù e lo zelo di Don Pio spandevano, gli conciliò la stima dei fedeli. Non mancarono però a Don Pio, in questo periodo, oltre alle sofferenze fisiche, sofferenze morali di ogni genere. Ripeteva in quelle circostanze. “Gesù ha sofferto molto di più”.
Don Pio ebbe una fiducia filiale nella divina provvidenza, è tantissime volte venne misteriosamente e miracolosamente provveduto. Aveva un cuore grande: era conosciuto da tutti i poveri della città e le sue tasche erano sempre vuote; a volte ritornava a casa senza giacca o altri indumenti, avendone fatto dono a chi non ne possedeva. Le Suore “Operarie di Gesù” e chi ha conosciuto bene Don Pio possono testimoniare tutto questo.
Tante volte si era rivolto a Gesù: “Signore, ti offro la cosa più cara, l’intelligenza”. È stato preso in parola. Un calvario di dodici anni e più si concluse, il 19 giugno 1961, quella mirabile vita, soffusa di una spiritualità travolgente, che conquistava con fascino irresistibile. Don Pio chiuse la sua giornata terrena circondato dall’affetto delle sue suore e da alcuni sacerdoti. I presenti non hanno più dimenticato gli attimi luminosi di quel santo e sereno tramonto. Un corteo immenso accompagnò Don Pio dalla casa madre delle “Suore Operaie di Gesù” fino alla Cattedrale e al cimitero. Molti ripetevano: “È morto un santo!”.


Autore:
Waldery Hilgeman – Postulatore

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Aggiunto/modificato il 2009-01-12

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