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> Home > Sezione Servi di Dio > Serva di Dio Maria Arcangela (Giovanna Antonia) Biondini Condividi su Facebook Twitter

Serva di Dio Maria Arcangela (Giovanna Antonia) Biondini Badessa

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Corfù, Grecia, 24 giugno 1641 - Arco, Trento, 25 novembre 1712


Giovanna Antonia Biondini nacque in Grecia, a Corfù, il 24 giugno 1641, settima dei nove figli del Vicegovernatore veneziano dell’isola. Era una ragazza molto religiosa, ritornata in patria, aveva solo tredici anni quando, nel giorno dell’Ascensione, sentì di avere una missione importante da compiere. Nel 1655 entrò a Burano, tra le Servite-Cappuccine fondate dalla Madre Maria Benedetta de Rossi. Maria Arcangela, nome che due anni dopo assunse alla professione, fu incaricata di seguire la  corrispondenza ufficiale del monastero. Le lettere, a sua insaputa, furono trascritte e iniziarono a circolare in quanto contenevano insegnamenti religiosi e spirituali. La giovane monaca sentiva che avrebbe dovuto riformare il suo ordine e che doveva prendere a protezione l’Imperatore d’Austria. Nel 1677 fu eletta badessa. Un giorno un’anziana monaca le predisse che Dio voleva che fondasse un monastero in un grande prato a fianco di una chiesa. Nella maturità dei quarantotto anni decise così di dar vita ad una nuova fondazione, aveva il sostegno dell’Imperatore Leopoldo I d’Asburgo che bene la conosceva. Lo interpellò ottenendone l’autorizzazione il 6 luglio 1684. Si scelse un terreno di Arco (Tn), dov’era un’edicola dedicata alla Madonna della Ghiara, venerata a Reggio Emilia in un santuario retto dai Servi di Maria. Fu accolta in paese dal Principe Vescovo di Trento nel 1689, insieme a otto consorelle, non senza però qualche malumore degli abitanti del posto. I monasteri ai tempi erano numerosi, vivevano di elemosine e capitava che le nuove fondazioni non fossero sempre ben accolte. L’imperatore costantemente aiutò la comunità monastica grazie al carisma della Biondini che, oltre al conforto spirituale gli riferiva alcune rivelazioni sulla sua persona o sull’impero. Così fu per la pestilenza che si abbatté su Vienna o la vittoria del 1683 sui turchi, ottenuta dalla Vergine perché il sovrano aveva appoggiato «un’opera» a lei cara, la fondazione appunto del monastero di Arco.
Madre Biondini, sensibile ai problemi della Chiesa, autodefinì il suo un «temperamento sanguigno». Intraprese la riforma del proprio monastero ispirandosi alle Costituzioni degli Eremiti di Monte Senario, volendoli imitare nello spirito dei Sette Fondatori. Scrisse la Regola che fu approvata da Papa Innocenzo XII nel 1699. Numerose ragazze, appartenenti ad importanti famiglie del luogo, presero il velo, mentre parte del convento veniva adibito ad educandato. Nel 1694 vi entrò una contessa di Arco. Si impegnò anche, senza successo, per avere in città una comunità di frati dell’Ordine. Qualche anno più tardi non ebbe timore di recarsi a Vienna per fare chiarezza su alcune questioni che la riguardavano. Durante la lunga guida che la vide a capo della sua comunità, il monastero fu per alcuni anni occupato dai francesi e solo dopo alcune vicissitudini le Servite poterono tornare ad Arco. La Biondini, nella sofferenza e nella preghiera, aveva la forza spirituale e umana che le permise di affrontare e superare ogni ostacolo. Morì il 25 novembre 1712.
Figura di spicco nel panorama sociale e religioso veneto della seconda metà del Seicento, la sua vasta produzione letteraria, spirituale, mistica e autobiografica è vastissima e in buona parte inedita. Scrisse un’autobiografia, la storia della fondazione del monastero, Sermoni e Discorsi Sacri (Lumi spirituali, Compendio del Divino Amore, Divino Amore ossia incarnazione e vita di nostro Signore Gesù Cristo, Meditazioni sulla passione, Alimento spirituale dei Servi e Serve di Maria, Dottrina di Cristo, La volpe d’inferno travestito da osservanza evangelica e Voce di Cristo ai grandi del mondo, Libro dell’osservanza, Giardinetto di Devozione). Suo è anche un Trattato sulla venerazione verso Confucio in cui affrontò la questione dei riti cinesi per i quali  Papa Innocenzo X nel 1645 aveva emesso un decreto contrario. Le opere della Biondini hanno anche una grande importanza documentale per il lessico e l’ortografia del tempo.
Importante e ricco è il carteggio con il compositore e organista bresciano Paris Francesco Alghisi (1666-1733) che testimonia una vera e propria direzione spirituale, intercorsa tra il 1704 e il 1712, verso il sacerdote. Intrattenne rapporti epistolari anche con il Principe Eugenio di Savoia. Nel 1705 scrisse al “Re Sole” Luigi XIV: non si lamentò per i danni al monastero provocati dall’occupazione dell’esercito francese, nell’ambito della Guerra di Successione Spagnola, ma invitò il Re a riscoprire la spiritualità nella propria vita.
Il suo consiglio era tenuto in grande considerazione. Alcuni pensieri, tratti dalle sue opere, ne testimoniano la profonda spiritualità: “è solito esso Santissimo Spirito di comunicare i raggi di sua focosa luce ove più le piace, e per mostrare la forza immensa del suo divino operare, lo fa anzi nei strumenti più deboli, ed infermi per confondere la sciocca presunzione dei mortali, quali si perdono nel cercar d’intendere e penetrare le più recondite dottrine; ma non intendono che la vera scienza e profonda cognizione, consiste nel conoscere la propria bassezza e viltà, per la qual verace cognizione si arriva ad intendere l’immensità di Dio quanto porta la capacità umana avvalorata dalla grazia” […] “Oh che pena erami al cuore questa impossibilità di conoscerlo, intendendosi tanto da Lui amata e favorita, che mi voleva tutta tutta per sé, né io potevo amarlo come bramavo” […] “Questa fu ben grazia particolare di Dio che abbia potuto portare una tale comunicazione di Dio, senza uscire di me stessa e perdere l’uso dei sensi, ma questa gran misericordia mi ha fatto il Signore per dono particolare di poter portare nei sensi lo splendore immenso della sua incomparabile Maestà” […] “O Vergine gloriosa, niuna mente creata può intendere l’altezza e purità del vostro amore, né l’immensità del dolore del vostro materno e amante cuore”.
Il corpo di Madre Biondini si conserva ancora oggi incorrotto. Tra gli affreschi del soffitto della chiesa del monastero è ritratta inginocchiata di fronte al convento e alla città. Due recenti pubblicazioni (del 2007 e del 2009) gettano finalmente un po’ di luce su questa importante mistica che tanta importanza ricoprì, anche fuori dal suo Ordine.
 

PREGHIERA
O eterno Divin Padre, per i meriti del vostro Unigenito vi prego di glorificare su questa terra la Venerabile Maria Arcangela Biondini, concedendomi la grazia che vi domando.
O eterno Divin Figlio, per i meriti della vostra acerbissima passione e per i dolori della vostra Addoloratissima Madre, vi prego di glorificare su questa terra la Venerabile Maria Arcangela Biondini, concedendomi la grazia che vi domando. O eterno Divino Spirito, per la vostra infinita carità vi prego di glorificare su questa terra la Venerabile Maria Arcangela Biondini, concedendomi la grazia che vi domando, amen.


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2010-03-23

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