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Francesco Viancino e Luisa Barel Sposi

Testimoni

XIX-XX secolo


Il Conte Francesco Viancino di Viancino (1821-1914), nato e morto a Torino, aveva sposato Luisa Barel dei Conti di Sant’Albano. Già Gentiluomo di Corte e Consigliere Comunale, fu uomo di vasta cultura, scrittore e traduttore di opere scientifiche e letterarie.
I Conti Francesco e Luisa erano cattolici di vecchio stampo, della nobiltà torinese, specchio esemplare di quel laicato cattolico dell’800, aperto a ogni iniziativa di bene nel campo dell’apostolato, dell’educazione e della carità. Il Conte fu tra i fondatori della prima Conferenza di San Vincenzo cittadina e Presidente più tardi del Comitato Regionale dell’Opera dei Congressi.
Con la sua gentil consorte fu di fatto tra i principali e regolari collaboratori e benefattori di don Bosco per circa 40 anni.
Sin dal 1852 il Conte si prestava a Valdocco per la riuscita delle feste dell’Oratorio. Nel 1859 collaborava come «catechista» nell’Oratorio San Luigi di Porta Nuova. Nel 1868 il Conte e la Contessa offrirono in dono due campane per il campanile della Basilica di Maria Ausiliatrice. E nel giorno della Consacrazione di detta Basilica, il Conte in persona si prestò a fare la questua alla porta del Santuario.
Ma, occasioni singole a parte, il contributo dei Conti Viancino a don Bosco fu continuo, tempestivo, generoso a tutte le sue opere, costruzioni, lotterie, pubblicazioni, ecc. Il Conte si prestò persino a tradurre dal francese dei libretti per la collana delle «Letture Cattoliche». Nel 1885 era tra i Membri della commissione per la raccolta di fondi a vantaggio dell’erigenda chiesa del Sacro Cuore a Roma, che il Papa Leone XIII aveva affidato all’intraprendenza di don Bosco.
Innumerevoli, insomma, furono le occasioni in cui il Conte e la Contessa Viancino prestarono il loro aiuto in denaro e in diretto personale intervento nelle multiformi iniziative di don Bosco.

Don Bosco a Bricherasio
I Conti Viancino possedevano una villa estiva a Bricherasio presso Pinerolo.
Nel quadro dell’intima familiarità e collaborazione che legavano i Conti a don Bosco si spiegano i non rari inviti che essi gli fecero di andare a passare qualche giorno nella loro villa.
Don Bosco allora partiva in treno da Torino e, via Pinerolo, raggiungeva poi la villa dove si fermava alcuni giorni a lavorare in pace.
Di questi viaggi non sappiamo il numero esatto, ma almeno di quattro abbiamo sicura documentazione.
Il lunedì 29 luglio 1867 don Bosco giungeva a Bricherasio e due giorni dopo, scriveva al suo braccio destro don Michele Rua:
Carissimo don Rua,
va’ a vedere sul mio tavolino e prendi il volume del Casalis dove avvi l’articolo di Luserna. Io l’ho dimenticato. Fanne un pacco e portalo alla ferrovia, se è possibile, di questa sera, con l’indirizzo: Al sac. Bosco, Bricherasio, presso il Conte Viancino.
Io sto bene e vò scrivendo lettere per ringraziare e ricercare. Dio ci benedica tutti, e credimi nel Signore aff.mo in G. C. sac. Bosco.
Bricherasio, 31 luglio 1867.
Quindi don Bosco in villa si dava da fare per sbrigare la corrispondenza e per i suoi lavori a stampa. Tanto è vero che chiedeva a don Rua un volume del Grande Dizionario Geografico del Casalis per avere informazioni sul paese di Luserna.
Il 14 giugno 1869 don Bosco scriveva alla Contessa Luisa per annunciarle il proprio arrivo «pel convoglio che giunge a Pinerolo alle 6».
Del 1870 troviamo un’altra lettera di don Bosco inviata a don Rua da Bricherasio, datata il 2 ottobre, nella quale lo prega di recarsi alla stazione ferroviaria di Torino al suo ritorno, precisandogli che il treno sarebbe giunto alle ore 3,45 pomeridiane del venerdì seguente. Un quarto viaggio a Bricherasio, via Pinerolo, è quello del 1872. Di là pure in data 2 ottobre don Bosco invia una lettera a don Rua informandolo del suo ritorno e pregandolo, se possibile, di mandare un sacerdote al suo posto a celebrare la santa Messa per i Conti la domenica seguente.

Cordiale amicizia
Il tono delle lettere inviate da don Bosco al Conte rivela quanto intima e sentita fosse l’amicizia sua con i Viancino.
Così scriveva il 17 maggio 1872 al Conte Francesco che doveva essere andato a Valdocco a cercare don Bosco, per sentirsi rispondere che non c’era:
Carissimo Signor Conte,
Ella ha pazienza con molti: l’abbia anche con don Bosco, specialmente quando ha la bontà di venire qui e io ho bisogno di parlarle e nol conducono da me... Lunedì andrò a far carnevale con Lei e così staremo veramente allegri...
Si noti l’andrò per verrò e la frase dialettale far carnevale per stare un po’ in allegria.
E così in data 21 maggio 1873:
Carissimo Signor Conte,
domani alcuni amici di Lei conoscenti vengono all’Oratorio a mangiare le fragole di San Martino. La famiglia Fassati, Contessa Callori, Contessa Corsi, Barone Bianco sarebbero i commensali. Comune desiderio sarebbe che V. S. car.ma colla Sig.ra di Lei moglie favorissero di intervenire. Che ne dice, signor Conte? L’ora sarebbe alle dodici e mezzo...
Nei giorni precedenti alla festa di Maria Ausiliatrice don Bosco invitava nobili benefattori a pranzo, offrendo loro le prime fragole inviategli da Borgo San Martino, ove nel parco dell’Istituto Salesiano maturavano abbondanti e belle. Era invalsa l’abitudine che il direttore del Collegio ne mandasse ogni anno una buona quantità all’Oratorio per la festa.
Finezze di un Santo, povero di mezzi ma ricco di affetto e gratitudine!


Autore:
Natale Cerrato


Fonte:
Il Tempio di Don Bosco

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Aggiunto/modificato il 2009-04-30

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