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Louis Antoine Fleury-Colle e Maria Sofia Buchet Sposi

Testimoni

XIX secolo


Uno dei più insigni benefattori di don Bosco fu il Conte Louis Antoine Fleury-Colle. Figlio di un distinto magistrato del tribunale di Tolone, sposò Maria Sofia dei Baroni Buchet. Da lei ebbe un figlio che portò il suo stesso nome di Luigi Antonio e morì a soli 17 anni di età nel 1881.
Durante un viaggio a Marsiglia nel febbraio di quell’anno, don Bosco venne con insistenza invitato ad andare nella loro casa di campana a La Farlède nel Dipartimento del Var, per benedire questo loro figlio che si trovava in fin di vita.
Don Bosco, dopo averlo visitato e ammirato per l’ingenuità e il candore della sua anima, vedendolo maturo per il Paradiso, lo dispose a fare a Dio il sacrificio della vita, ma per riguardo al dolore del papà e della mamma, lo invitò a chiedere al Signore la guarigione se fosse stata per il bene dell’anima sua. Il giovane Luigi morì il 3 aprile, lasciando in don Bosco una memoria indelebile.
Da quel giorno i suoi genitori, sinceramente cristiani, adottarono gli orfani di don Bosco, profondendo per le sue opere le loro grandi ricchezze.
Nel 1882 don Bosco, aiutato dal sacerdote salesiano don Camillo de Barruel, pubblicò in otto capitoli, in lingua francese, una biografia di quel giovane che egli aveva conosciuto come un nuovo San Luigi. Volle offrire questa Biographie du jeune Louis Fleury Antoine Colle, stampata nella tipografia salesiana di Torino, agli afflitti genitori con una commovente dedica a «Monsieur et Madame Colle».Don Bosco poi rivide più volte il giovane Luigi Colle nei suoi sogni, soprattutto nei due sogni missionari del 1885, durante i quali egli poté visitare le missioni salesiane prima in America e poi in Africa e in Cina.

Munifici sostenitori delle opere di don Bosco
È impossibile in un breve articolo come questo indicare tutto ciò che il Conte Colle fece in soli sei anni per don Bosco. Basti dire che con il suo aiuto il Santo poté acquistare la casa di Mathi Torinese, quella di San Giovanni Evangelista a Torino, portare a conclusione la costosissima costruzione della Chiesa e dell’Ospizio del Sacro Cuore a Roma, provvedere in varie occasioni alle spese per i suoi Missionari e per lo stesso Oratorio di Valdocco.
Si può facilmente constatare dalle Memorie Biografiche che i signori Colle amarono veramente don Bosco e aiutarono la sua opera, senza fare alcuna distinzione tra le case di Francia o quelle d’Italia o d’America. Dimostrandogli una carità senza confini, offrirono a lui, ormai vecchio e malato, un sostegno indispensabile e provvidenziale.
Non per nulla don Bosco volle in qualche modo esprimere la sua gratitudine ottenendo loro dalla Santa Sede, in tempi in cui qualifiche nobiliari non venivano più accordate in Francia, il titolo di Conte e Contessa di Santa Romana Chiesa ed al Conte in particolare anche quello di Commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno.
È significativo poi rilevare la copiosa corrispondenza epistolare intercorsa in quei pochi anni tra don Bosco e i suoi benefattori di Tolone.
Don Eugenio Ceria, che curò la prima edizione dell’Epistolario di don Bosco, poté pubblicare ben 76 lettere di don Bosco in lingua francese a questi suoi benefattori. Sono lettere in cui egli parla loro del loro figlio, consolandoli di tanta perdita, assicura preghiere e suffragi, presenta con candore le sue difficoltà finanziarie e il progresso delle opere salesiane, li ringrazia filialmente della loro generosità, dà loro minuta informazione di come il denaro veniva usato, li informa delle attività dei missionari e così via.

Le campane della Basilica
Per la Basilica del Sacro Cuore in Roma il Conte Colle mandò a don Bosco «non meno di quattro offerte, una più vistosa dell’altra, senza contare le tre maggiori campane, che furono fatte a sue spese e che portano rispettivamente il nome suo, della moglie e del figlio con iscrizioni latine composte dal Santo (Eugenio Ceria, Annali, 1,493).
Delle tre iscrizioni latine è conservato l’autografo di don Bosco.
Sul campanile della chiesa la campana maggiore porta incisa l’iscrizione che ricorda come il Conte Fleury-Colle di Tolone, decoro e suscitatore di opere cattoliche in Francia, fosse «Salesianae Congregationis benefactorum princeps», e cioè il più grande benefattore della Congregazione Salesiana.
Sulla seconda campana appare il nome della Contessa Sofia Colle, detta «caritate et pietate undequaque fulgens», e cioè risplendente di carità e di pietà.
Sulla terza campana, infine, si trova il nome del figlio Luigi, di cui si dice che, morto in tenera età, fu esempio di innocenza e santità di vita.
In queste iscrizioni non è certo difficile notare la profonda riconoscenza di don Bosco per i suoi benefattori di Tolone, ma confermarsi pure nella convinzione dello spirito che informava tutte le sue attività e relazioni.
Prima e al di là di ogni scopo economico, il criterio supremo era sempre per lui quello del «Da mihi animas caetera tolle», in altre parole: tutto per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime.


Autore:
Natale Cerrato


Fonte:
Il Tempio di Don Bosco

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Aggiunto/modificato il 2009-04-30

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