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Giada Menicagli Catechista

Testimoni

19 marzo 1974 - 4 gennaio 2003

Giada è stata un faro per molte persone. Un faro per quei malati che ha incontrato nel suo cammino in ospedale e a cui è riuscita a dare conforto nonostante il pesante fardello di dolore che si portava dietro. Un faro per i bambini a cui ha fatto per anni catechismo. Un faro per gli amici, i conoscenti. Un faro per i genitori, che nonostante il dolore continuano a ricevere lettere e testimonianze da parte di coloro che hanno conosciuto questa figlia così speciale.



Avviata alla fede cristiana nella parrocchia della Sacra Famiglia di Shangay (quartiere nord di Livorno) dalla mamma, intorno ai 12 anni manifesta grande attaccamento a Gesù Eucaristico ed alla parola di Dio, sulla quale non si stancherà mai di riflettere.
Ben presto questo suo amore si rivela come un dono dello Spirito Santo che la contraddistinguerà per tutta la sua pur breve vita.
A soli 13/14 anni è catechista in parrocchia ed è di esempio non solo ai ragazzi ma a tutta la comunità: è infatti chiaro a tutti che è catechista per Amore di Cristo.
A 17 anni deve operarsi di appendicite e confiderà alla mamma, una sua prima esperienza mistica: durante l’intervento vede il volto di Gesù e prova una sensazione dolcissima tanto da dire”Mamma se fossi morta sarei stata felice” (episodio che in seguito confiderà anche al cugino Andrea).
Fin da ragazzina si contra ddistinguerà negli studi per serietà, intelligenza e disponibilità verso i compagni e dopo aver conseguito brillantemente la maturità al Vespucci, si iscrive all’università di Pisa, alla facoltà di giurisprudenza con l’intento di laurearsi ed occuparsi dei bambini vittime dei soprusi.
In parrocchia è rappresentante del consiglio parrocchiale ed è molto attiva nell’organizzazione della pastorale giovanile.
Dal 1992 si apre al respiro diocesano della Chiesa: partecipa ad incontri di preghiera, ad esercizi spirituali, centri di ascolto dove porta all’attenzione la centralità della carità.
Collabora, inoltre, con il S.A.I.S. (Servizio Assistenza Informazione Sanitaria) nel quartiere limitrofo di Corea dove diventa un punto di riferimento per le persone bisognose che si rivolgono al centro. Promuove iniziative di carità come le adozioni a distanza, i cesti alimentari,la compagnia verso le persone sole (già durante la frequenza alle scuole Marradi nel tempo libero che si ritagliava fra i suoi studi ed impegni vari)
Nonostante i suoi molteplici impegni ha tempo per tutto e, principalmente, per tutti: è aperta alle amicizie, è amante della natura e si diletta in piccole opere artistiche (dal disegno alla pittura su vetro, al ricamo, alla creazione di oggettistica, all’ascolto della buona musica specie quella di Baglioni) ma al centro della sua vita c’è Gesù che incontra nelle persone più bisognose, negli anziani, nei poveri, nei malati e nella preghiera che fa parte di lei, profonda, meditata.
Il rosario come devozione a Maria Santissima e la preghiera personale dove unisce i Salmi, la Parola, la sua riflessione, il silenzio, l’ascolto oltre che nell’Eucarestia domenicale, alla quale, dal giorno della sua prima comunione non ha mai rinunciato: sia stata pane e vino (vedi celiachia).
Il suo motto era : “ Chi cerca il Signore lo ha già trovato”.
In ogni cosa cerca di realizzare la volontà del Padre.
Talvolta confida alla mamma, ma anche ad altre persone care: “Devo capire cosa il Signore vuole da me”.
La purezza del suo animo traspare anche dal suo volto, incorniciato dai bei capelli biondo/castano,sempre illuminato dal sorriso e da due occhi azzurro cielo, infiniti che altresì manifestano pienamente la profondità della sua vita interiore.
Nel 1998, 14 Maggio, la visita alla Sacra Sindone, varie testimonianze e soprattutto quanto scrive della visita alla Sindone: Tutto attesta che il suo si è trattato di un vero e proprio incontro spirituale.
Anche all’interno della famiglia è “educatrice”, è lei che la orienta e la fa crescere nella fede. Significativo quanto ha detto il babbo: “Durante tutta la sua malattia è stata un genitore più che una figlia.”
Ha avuto senza dubbio una parte importante nel proseguo della vocazione sacerdotale del fratello Fabio entrato in seminario nel 1998, 4 Ottobre.
Le sofferenze che hanno segnato la sua vita le ha vissute quasi con indifferenza, come se fossero di altri, sopportandole con non curanza, senza mai farle pesare, neppure in famiglia, fino alla malattia diagnosticata nel 1999, a 25 anni: tumore multifocale del cervelletto, un tumore questo, il medulloblastoma, che colpisce nell’infanzia.
Deve purtroppo sospendere momentaneamente la frequenza all’università, ma nell’Ottobre del 2001, dopo la chemioterapia e due trapianti di cellule staminali (presso il reparto di oncologia medica Vergani – Falck all’ospedale Niguarda di Milano) si iscrive all’Istituto Superiore Scienze Religiose di Pisa dove frequenta, contemporaneamente corsi di psicologia e di pedagogia: suo desiderio era quello di istituire un centro socio-psico-pedagogico.
I quaranta mesi di malattia sono per lei una continua ascesa alla santità; dove intuisce e realizza fino in fondo la sua vocazione.
In questi mesi il Signore le è vicino in modo speciale, attraverso quel dialogo che lei trova nella preghiera, attraverso le visite del Vescovo Emerito Alberto Ablondi e del Vescovo Diego Coletti, attraverso il sacramento degli infermi chiesto e ricevuto per due volte ed attraverso manifestazioni mistiche documentate.
E lei ha continuato la sua opera di catechista nella sua accezione più alta che fondamentalmente ha portato avanti in ogni occasione della sua vita specialmente nell’incontro con le compagne incontrate nei reparti di oncologia che si univano a lei nella recita del rosario serale.
Così non si fece scappare l’opportunità di sensibilizzare i fedeli sul mistero pasquale: in occasione della Pasqua del 2001 scrisse e consegnò ai fedeli della parrocchia della Sacra Famiglia una lettera dove, ancora una volta, ha invitato a pensare al Gesù risorto inscindibile dal Gesù crocefisso e ad incontrarlo nei fratelli sofferenti.
Ma questa volta è andata oltre, incarnando il Mistero in se stessa.
Durante la malattia ebbe a dire: “Il Signore ha deciso che porti la sua parola ed il conforto tra gli ammalati degli ospedali e quando deciderà che avrò terminato questo compito assegnatomi sarò pronta ad accettare la sua volontà”, volontà che si compì il 4 Gennaio 2003 giorno in cui sconfisse la sua malattia con la morte terrena e la sua nascita in Cristo.
La chiesa locale che è in Livorno, da subito, ha considerato la sofferenza di questa ragazza un vera consacrazione alla croce di Cristo.
Il Vescovo Diego ha fatto sua l’istanza di valorizzarne la figura, modello di purezza cristiana e fedeltà evangelica da additare come esempio ai giovani (e non solo) di oggi.
Ma lasciamo che siano le molte testimonianze, giunte spontaneamente alla famiglia, a delineare come un puzzle, la statura di Giada testimone della fede in questi nostri tempi.


Fonte:
www.giadamenicagli.it

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Aggiunto/modificato il 2014-11-13

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