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Santa Maria Antonia di San Giuseppe (María Antonia de Paz y Figueroa) Vergine e fondatrice

7 marzo

Silípica, Santiago del Estero, Argentina, 1730 – Buenos Aires, Argentina, 7 marzo 1799

María Antonia de Paz y Figueroa, nata nel 1730 a Santiago del Estero in Argentina, a quindici anni decise di consacrarsi a Dio: emise il voto privato di verginità e aggiunse al nome proprio la qualifica “di San Giuseppe”. Insieme ad altre “beate”, ovvero consacrate, aiutò i padri della Compagnia di Gesù, occupandosi in particolare nell’organizzazione degli Esercizi spirituali. Nel 1767 re Carlo III di Spagna decise di espellere i Gesuiti dall’America del Sud: Maria Antonia, a quel punto, si sentì stimolata interiormente a continuare la loro opera. Aiutata dalle sue compagne, o più spesso recando con sé unicamente una croce di legno, percorse a piedi il nord dell’Argentina. Divenuta famosa col soprannome di “Mama Antula”, fondò una casa di Esercizi a Buenos Aires, nella quale morì il 7 marzo 1799. Si stima che i partecipanti ai ritiri da lei organizzati siano stati tra le 70000 e le 80000 unità. La sua eredità fu raccolta dalla Società delle Figlie del Divin Salvatore, congregazione nata dalle consacrate sue compagne. Maria Antonia fu beatificata a Santiago del Estero il 27 agosto 2016, sotto il pontificato di papa Francesco, il quale, il 24 ottobre 2023, autorizzò anche la promulgazione del decreto relativo al miracolo per la sua canonizzazione, fissata a domenica 11 febbraio 2024. I suoi resti mortali sono venerati nella Basilica di Nostra Signora della Pietà, in Calle Bartolomé Mitre 1524, a Buenos Aires.



Famiglia e primi anni
I dati sui primi anni di vita di María Antonia de Paz y Figueroa sono quasi interamente tratti da tradizioni orali, visto che non è stato trovato il suo certificato di Battesimo. Si ritiene che sia nata nel 1730 a Silípica, cittadina nei pressi di Santiago del Estero, in Argentina, oppure nella stessa Santiago. Non esiste documentazione neppure circa i suoi genitori, i cui nomi tramandati sono Francisco Solano de Paz y Figueroa e Andrea de Figueroa.
Plausibilmente, trascorse l’infanzia nella fattoria del padre, vivendo a stretto contatto con le popolazioni native dell’America Latina.Ricevette un’educazione buona e solida, non solo dal punto di vista religioso: imparò a leggere, scrivere e far di conto, ma anche i lavori domestici e quanto potesse essere utile a una donna. Dotata di un’intelligenza vivace e di una tenace volontà, maturò anche un profondo senso di responsabilità, imparando a comprendere i bisogni del popolo del suo paese.
Tutte queste qualità, unite a un cuore generoso e aperto e ai suoi lineamenti delicati, la rendevano attraente per molti.

I contatti coi Gesuiti e la consacrazione privata
La sua scelta di vita, però, fu di altro genere e venne incentivata dalla presenza della Compagnia di Gesù a Santiago del Estero. I padri avevano una casa e una chiesa, gestivano una scuola, predicavano missioni al popolo e dirigevano spiritualmente molti fedeli, anche donne. Alcune di esse si resero disponibili per aiutarli nell’organizzazione degli Esercizi spirituali, l’opera peculiare dei figli di sant’Ignazio di Loyola.
Tra di esse c’era anche la quindicenne María Antonia, che, dopo la dovuta preparazione, consacrò la sua verginità al Signore con voti privati, aggiungendo al proprio nome la qualifica “di San Giuseppe”: divenne quindi una “beata”, ovvero, con linguaggio moderno, una laica consacrata. Indossò quindi un abito scuro e andò a vivere con altre donne, sia vergini sia vedove, in un “beaterio”, ossia in una casa apposita dove, con i propri lavori e sacrifici, le consacrate potevano sostenere la casa degli Esercizi. Guidate dal gesuita padre Gaspar Juárez, si dedicavano ad aiutare i sacerdoti, educavano i bambini, cucivano, ricamavano, badavano ai malati ed elargivano elemosine. All’epoca gli istituti religiosi di vita attiva erano pressoché inesistenti in Argentina, quindi era l’unica possibilità di consacrazione in tal senso.

L’apostolato degli Esercizi spirituali
Tuttavia, nel 1767, Carlo III di Borbone, re di Spagna, ordinò l’espulsione dei Gesuiti dall’America del Sud. La notizia sconvolse tutta l’Argentina, ma la città di Santiago ne fu particolarmente segnata. Maria Antonia, che all’epoca aveva trentasette anni, non si rassegnò: cominciò dunque a interrogarsi su cosa poter fare per tutte le persone che rimanevano così prive di guida spirituale. Interiormente, le parve di sentire una voce che le suggeriva: “Non potresti proseguire tu l’opera degli Esercizi?”.
Convinta che quell’ispirazione venisse dall’alto, la vergine si confidò a padre Diego, un Mercedario, che non solo l’appoggiò, ma le offrì anche la propria collaborazione, prestando i servizi del suo ministero; lei, in cambio, avrebbe procurato tutto ciò che serviva per l’organizzazione materiale. Cominciò quindi risistemando una casa spaziosa, poi, in modo lento e capillare, si diede a invitare di persona i fedeli agli Esercizi.

I primi viaggi
Armata di una grossa croce di legno come bastone, di un’immagine dell’Addolorata e con al collo una croce (che, singolarmente, portava sopra un Gesù Bambino, da lei soprannominato “Manuelito”), inizialmente si limitò alla zona di Santiago del Estero. Dopo aver ottenuto il permesso del vescovo della regione di Tucumán, Juan Manuel Moscoso y Peralta, estese l’opera anche lì, in seguito a un corso di Esercizi particolarmente frequentato. Si diresse quindi a Jujuy, poi a Salta e a San Miguel de Tucumán; proseguì per Catamarca, La Rioja e, alla fine, giunse a Córdoba. In tutto aveva percorso più di duemila chilometri a piedi.
A Córdoba Maria Antonia venne accolta positivamente dalle famiglie più in vista della città, guadagnandosi il loro rispetto con il suo atteggiamento umile e laborioso e con il suo fervore religioso. I corsi di Esercizi diedero molti frutti, specialmente nelle conversioni personali e nell’equiparazione tra le classi sociali.

A Buenos Aires
Agli inizi del settembre 1779, in compagnia di altre “beate”, intraprese il viaggio verso Buenos Aires. A molti parve una follia: avrebbe dovuto percorrere 1400 chilometri, ancora una volta unicamente a piedi, col rischio di essere aggredita da belve feroci o da predoni. Invece, guidata dal suo motto: «La pazienza è buona, ma la perseveranza lo è di più», decise di partire lo stesso.
L’accoglienza fu davvero pessima: le consacrate, coperte di polvere e stanche per il tragitto, furono oggetto di scherno. Maria Antonia si presentò quindi al viceré del Río de la Plata, Juan José de Vértiz y Salcedo, e al vescovo, il francescano Sebastián Malvar y Pinto, per chiedere loro il permesso di organizzare gli Esercizi. Dal primo venne respinta, poiché lui provava astio verso tutto ciò che rimandasse in qualche modo ai Gesuiti. Il secondo, invece, cambiò parere dopo aver notato il riscontro del primo corso organizzato nel 1780: scrisse quindi al Papa, descrivendo come la donna avesse sopportato con pazienza e serenità le varie vicissitudini cui era andata incontro, che le valsero l’auspicata concessione.
Le risorse materiali erano abbondanti: Mama Antula – così avevano preso a soprannominarla – confidava pienamente nella Divina Provvidenza e nell’intercessione di san Gaetano da Thiene, diffondendo la devozione a lui in gran parte dell’Argentina. Quando c’era cibo in eccedenza, veniva distribuito ai mendicanti e ai carcerati. Spesso, poi, le vennero attribuiti prodigi come la moltiplicazione delle vivande o la trasformazione della frutta in pane.
Poteva quindi scrivere: «Vedo che la Divina Provvidenza mi aiuta immancabilmente nel loro [degli Esercizi] proseguimento e che il pubblico sperimenta ogni giorno di più il loro frutto. In quattro anni di Esercizi si sono accostate più di 15.000 persone».

La Santa Casa degli Esercizi
Con il desiderio di «andare dove Dio non fosse conosciuto», come ebbe a dire, si spinse fino in Uruguay e vi rimase per tre anni. Al suo ritorno a Buenos Aires, comprese di dover ampliare la struttura per gli Esercizi.
Inizialmente prese in prestito un’abitazione, ma più avanti prese dei locali in affitto. Infine si lanciò in una nuova impresa: la costruzione della Santa Casa degli Esercizi, interamente dedicata a quello scopo e tuttora esistente, in Avenida Independencia 1190. Bussando di porta in porta per quell’opera, che comunque considerava non sua, ma «di Dio e per Dio».

La fama di santità e la morte
Di fatto, venne ad assumere un ruolo di rilievo nella sua Chiesa locale: monsignor Malvar y Pinto decretò che nessun seminarista potesse accedere agli Ordini sacri se mama Antula non avesse dimostrato il suo corretto comportamento durante gli Esercizi. Le sue lettere vennero tradotte in latino, francese, inglese, tedesco e russo e iniziarono a circolare: fu quindi conosciuta nel monastero carmelitano di San Dionigi a Parigi, la cui priora era zia del re Luigi XVI, e in Russia. Le venne perfino dedicata una prima biografia, «El estandarte de la mujer forte» («Il simbolo della donna forte»), pubblicata anonima nel 1791.
Maria Antonia morì serenamente il 7 marzo 1799, povera come visse: pur avendo maneggiato denaro in quantità per l’amministrazione della Casa di Esercizi, non tenne per sé neppure uno spicciolo. Come aveva chiesto nel suo testamento, venne seppellita in una tomba ottenuta in elemosina. I suoi resti mortali riposano oggi presso la Basilica di Nostra Signora della Pietà, in Calle Bartolomé Mitre 1524, a Buenos Aires.
La sua eredità venne raccolta dalle “beate” sue compagne, che vennero costituite in congregazione religiosa, la Società delle Figlie del Divin Salvatore, delle quali fu considerata fondatrice.

La causa di beatificazione
Dopo oltre un secolo dalla morte di Mama Antula, la diocesi di Buenos Aires ha avviato il suo processo di beatificazione. Il processo informativo si è quindi aperto il 23 ottobre 1905 e si è concluso il 29 settembre 1906; il decreto sugli scritti fu ottenuto il 9 agosto 1917. La causa passò in fase romana l’8 agosto 1917, ma ottenne il decreto di “non cultu” solo il 16 luglio 1941, anche per via delle guerre mondiali.
Il processo è ripreso sul finire del ventesimo secolo, quando ormai vigevano le nuove regole circa i processi canonici. Il nulla osta fu concesso dalla Santa Sede il 26 gennaio 1999: venne dunque istruita un’inchiesta suppletiva, aperta il 3 maggio 1999, chiusa il 18 luglio dello stesso anno e convalidata il 3 dicembre successivo.
La “Positio super virtutibus” venne trasmessa a Roma nel 2005. In seguito alla riunione dei consultori storici, il 17 gennaio 2006, si svolsero anche quelle dei consultori teologi, il 6 ottobre 2009, e dei cardinali e vescovi della Congregazione vaticana delle Cause dei Santi, l’8 giugno 2010. Il 1° luglio del medesimo anno papa Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del decreto con cui Maria Antonia di San Giuseppe otteneva la qualifica di Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Come presunto miracolo da esaminare per ottenere la sua beatificazione venne considerato il caso di suor Rosa Vanina, religiosa della Società delle Figlie del Divino Salvatore, le eredi spirituali di Mama Antula. Nel 1904 si ammalò di colecistite acuta ed ebbe uno shock settico, che all’epoca, senz’antibiotici, poteva causare la sua morte. Fu quindi chiesta l’intercessione della sua fondatrice e, in breve tempo, la suora recuperò la salute.
La documentazione sul miracolo fu raccolta nel 1905, ma venne esaminata a quasi cent’anni di distanza, ottenendo la convalida il 15 febbraio 2002. La commissione medica della Congregazione delle Cause dei Santi si è pronunciata favorevolmente circa l’inspiegabilità scientifica dell’accaduto, mentre i teologi, i cardinali e i vescovi hanno affermato l’autenticità dell’intercessione della Venerabile.

La beatificazione
Con una lettera a Luisa Sánchez Sorondo, discendente di Maria Antonia, datata 14 agosto 2013, papa Francesco ha espresso il desiderio che la beatificazione arrivasse presto, dichiarando di essersi interessato in tal senso presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Il 3 marzo 2016, ricevendo il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione, ha infine potuto autorizzare la promulgazione del decreto con cui la guarigione di suor Rosa era avvenuta per intercessione di Maria Antonia di San Giuseppe.
La beatificazione è stata celebrata il 27 agosto 2016, presso il parco Francisco de Aguirre di Santiago del Estero, presieduta dal cardinal Amato come inviato del Santo Padre. La memoria liturgica della novella Beata venne fissata al 7 marzo, giorno della sua nascita al Cielo.

Il miracolo per la canonizzazione
Il caso preso in esame dalla sua postulazione per ottenere la canonizzazione riguarda invece Claudio Perusini, argentino, nato nel 1959, il quale, nel 2017, si trovava a Santa Fe per questioni di famiglia.
Improvvisamente fu interessato da una patologia cerebrovascolare: più precisamente, si trattava di “ictus ischemico con infarcimento emorragico in più aree, coma profondo, sepsi, shock settico resistente, con insufficienzamultiorgano”. Lo scenario prospettato dai medici era duplice: o rimanere in quello stato, o la morte.
All’ospedale di Santa Fe, dove l’uomo era ricoverato, arrivò un suo amico gesuita: Claudio, infatti, era stato alunno del Seminario dei Gesuiti, ma l’allora superiore provinciale, padre Jorge Mario Bergoglio, il futuro papa Francesco, l’aveva aiutato a capire che il sacerdozio non era la sua strada.
Il gesuita, quindi, gli portò un’immagine di mama Antula e iniziò a ricorrere alla sua intercessione, per ottenere il miracolo. Alle sue invocazioni si unirono Maria Laura, la moglie del paziente, i  loro due figli e altri parenti e amici. Dopo pochi giorni Claudio migliorò significativamente e riacquistò pienamente tutte le funzioni vitali; in seguito ad alcuni mesi di fisioterapia, ritornò alla vita normale.

Verso la canonizzazioneIl 13 aprile 2018 venne aperta, nella diocesi di Santa Fe de la Vera Cruz, l’inchiesta diocesana sul presunto miracolo, conclusasi il 18 dicembre dello stesso anno.
Il 24 ottobre 2023, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto relativo al miracolo, aprendo la via alla canonizzazione di Maria Antonia, destinata quindi a diventare la prima donna argentina di nascita riconosciuta come Santa.
A seguito della abituale consultazione del Collegio Cardinalizio, il Santo Padre stabilì che il Rito di Canonizzazione si tenesse l’11 febbraio 2024, VI domenica del Tempo Ordinario e anniversario della prima apparizione della Beata Vergine Maria a Lourdes.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2023-12-22

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