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Beata Maria Rifugio di Sant'Angelo (María Roqueta Serra) Vergine e martire

31 luglio

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Gabarra, Spagna, 20 aprile 1878 – Barcellona, Spagna, 31 luglio 1936

Suor Maria Rifugio di Sant'Angelo (María Roqueta Serra) faceva parte delle Suore Carmelitane Missionarie, fondate dal Beato Francesco di Gesù Maria Giuseppe (Francisco Palau y Quer). Dopo vari servizi in numerose case della congregazione, si trovava in quella di Vilarrodona, come vicaria della superiora locale, allo scoppio della guerra civile spagnola. In via precauzionale, la comunità si disperse: riunitasi alla sua superiora, suor Speranza della Croce (Teresa Subirá Sanjaume) di essere ospitata dalla propria sorella, ma non la trovò in casa. Le due religiose furono quindi catturate da alcuni miliziani comunisti e fucilate a Barcellona, sulla strada de La Rabassada, il 31 luglio 1936. Comprese con altre due consorelle in un elenco di 64 martiri, il cui processo congiunto si è svolto nella diocesi di Barcellona, sono state beatificate il 28 ottobre 2007 a Roma.



Infanzia e vocazione
María Roqueta Serra nacque il 20 aprile 1878 a Gabarra, piccolo paese della provincia di Lerida, e fu battezzata il giorno dopo la nascita. I suoi genitori, María Serra e Francisco Roqueta, erano gente dalla vita e dalla fede semplici: morirono rispettivamente quando lei aveva otto e quindici anni.
A diciannove anni, il 1° aprile 1897, entrò nel noviziato delle Suore Carmelitane Missionarie a Barcellona: compì la prima professione il 20 dicembre 1898 ed emise i voti perpetui il 23 aprile 1904. Il suo nome religioso fu suor Maria Rifugio di Sant’Angelo.

Il suo servizio
Fu impiegata in vari servizi umili all’interno in varie case della congregazione, con uno stile sempre identico: era fervorosa e attenta al lavoro, benché fosse malata di cuore. Anzi, mentre compiva i lavori più duri, pregava.
Quando ormai era diventato chiaro che il martirio si approssimava, commentò che avrebbe subito iniziato a pregare appena udito qualche sparo, dato che il suo cuore non avrebbe retto. Nonostante la paura, si preparava al peggio e lo riflettevano anche i suoi sogni: durante una ricreazione comunitaria, raccontò di aver sognato di essere uccisa insieme alla superiora della casa, suor Speranza della Croce, della quale era la vicaria.

Nella persecuzione della guerra civile
Il 20 luglio 1936, due giorni dopo l’inizio della guerra civile spagnola, le suore decisero di non abbandonare la casa di Vilarrodona, mentre i bambini della scuola erano a casa in vacanza. L’indomani, consapevole del fatto che le suore erano sorvegliate dai miliziani rivoluzionari, suor Speranza le radunò in cappella e distribuì loro la Comunione, così da svuotare il Tabernacolo.
Il 22 luglio le suore dovettero abbandonare il collegio e cercare riparo presso famiglie di conoscenti. Suor Rifugio venne accolta dalla famiglia del dottor José Gabalda, di fronte alla chiesa parrocchiale.
Nella stessa casa si era rifugiato anche il parroco e cappellano della scuola delle suore, don José Maria Escoda, preoccupato più per la devastazione della chiesa che per la propria vita. Quando, la notte del 23, l’edificio sacro venne saccheggiato e gli arredi sacri, insieme alle statue, dati alle fiamme, perse il controllo di sé. Fece dunque per uscire e opporsi al disastro, ma i padroni di casa glielo impedirono: forzò la porta, ma cadde a terra privo di sensi. Venne in seguito fucilato il 25 luglio.
Suor Rifugio, che aveva nascosto la chiave di casa per impedire al sacerdote di andare fuori, visse quei momenti cercando di essere tranquilla, considerandoli una preparazione alla morte.

«Arrivederci in cielo!»
Il 24 luglio un gruppo di miliziani imprigionò tutte le Carmelitane Missionarie: le radunò in piazza e le caricò su un furgoncino, scortato da due automobili su cui viaggiavano altri uomini armati. Si fermarono momentaneamente per fingere una fucilazione, poi proseguirono il cammino.
Nella notte seguente, don Escoda e le suore, grazie all’intervento di una signora amica, poterono essere recluse in casa sua: trascorsero sei giorni nell’incertezza, ma accudite con affetto dalla padrona di casa. Il parroco venne quindi prelevato e fucilato insieme al suo coadiutore, ordinato sacerdote appena un mese prima.
Il 31 luglio le religiose vennero liberate, col permesso di andare a Barcellona per riunirsi alle proprie famiglie. Nel separarsi dalle consorelle insieme alla superiora, suor Speranza della Croce, suor Rifugio la sentì salutare: «Arrivederci in cielo!».

Il martirio
Le due andarono in direzione della casa della sorella di suor Rifugio, ma nessuno aprì loro. Dopo alcuni attimi di sconforto, vennero nuovamente imprigionate e consegnate al comitato rivoluzionario del luogo, che le rinchiuse in una casa vicina.
Poco dopo vennero nuovamente tratte fuori e condotte alla sede del comitato; da lì furono fatte salire su un camioncino, che le portò fuori città. Vennero fatte scendere sulla strada de La Rabassada e lì fucilate. Suor Speranza aveva 61 anni, di cui quaranta di vita consacrata. Suor Rifugio, invece, ne aveva 58, 38 dei quali vissuti tra le Carmelitane Missionarie.
L’indomani, 1° agosto, vennero raccolti i cadaveri di suor Speranza e suor Rifugio, insieme a quelli di altre due suore della loro stessa congregazione, provenienti dalla casa madre di Gracia e uccise nello stesso luogo: suor Daniela di San Barnaba e suor Gabriella di San Giovanni della Croce. Dopo l’autopsia, i quattro corpi vennero seppelliti in una fossa comune.

La causa di beatificazione
Le quattro Carmelitane Missionarie sono state incluse in una causa che comprendeva in tutto 64 presunti martiri: oltre a loro, 44 Fratelli delle Scuole Cristiane, 14 Carmelitani Scalzi, una Suora Carmelitana della Carità e un seminarista.
Per tutti loro si è svolto un unico processo: ottenuta l’autorizzazione della Sacra Congregazione dei Riti (cui un tempo competevano le cause di beatificazione e canonizzazione), le sessioni si sono celebrate dal 13 novembre 1952 al 7 giugno 1959.
L’inchiesta diocesana è stata convalidata il 18 ottobre 1991 e, quindi, è stata composta la “Positio super martyrio”, esaminata positivamente dai vari componenti della Congregazione delle Cause dei Santi. Infine, il 22 giugno 2004, il Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto che dichiarava martiri, quindi, anche suor Daniela, suor Gabriella, suor Rifugio e suor Speranza.
I 64 martiri nei quali erano comprese sono stati beatificati a Roma il 28 ottobre 2007, in un rito che elevava agli altari in tutto 498 Religiosi e Laici, accomunati dal martirio avvenuto durante la persecuzione della guerra civile spagnola.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-02-21

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