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Santi e Beati Martiri in Giappone

Senza data (Celebrazioni singole)

† Giappone, XVII secolo

Le persecuzioni contro i cattolici giapponesi nel XVII secolo, a opera degli shogun Toyotomi Hideyoshi, Tokugawa Ieyasu e dei loro successori, portarono alla quasi totale dissoluzione delle comunità cristiane nell’arcipelago. Molti fedeli apostatarono, ma molti altri preferirono la morte invece di rinnegare la fede. Di questi, gran parte furono laici, che condivisero il martirio con sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù, dell’Ordine dei Frati Minori e dell’Ordine Agostiniano. In tutto, dal 1862 al 2017, 42 sono stati canonizzati e 396 beatificati.



La prima evangelizzazione del Giappone
San Francesco Saverio, della Compagnia di Gesù, fu l’iniziatore dell’evangelizzazione del Giappone, a partire dal 1549. Nel 1587 i cattolici giapponesi erano circa 300.000: il loro centro principale era la città di Nagasaki.
Tuttavia, proprio nel 1587, lo shogun (comandante militare con poteri simili a quelli di un signore feudale occidentale) Toyoyomi Hideyoshi, che fino ad allora era stato condiscendente verso i cattolici, emanò un decreto di espulsione contro i Gesuiti, per delle ragioni non chiare. Il decreto fu in parte eseguito, ma la maggior parte dei Gesuiti rimase nel paese: continuò l’opera evangelizzatrice in silenzio e senza esteriorità.

I protomartiri del Giappone
Nel 1593, sbarcarono in Giappone alcuni Frati Minori, appartenenti alle varie denominazioni esistenti all’epoca del loro Ordine (specie Osservanti e Alcantarini). Al contrario dei Gesuiti, iniziarono una predicazione pubblica, a cui si aggiunsero complicazioni politiche tra la Spagna e il Giappone.
A quel punto, lo shogun emanò l’ordine di imprigionare i francescani e alcuni neofiti giapponesi. Il 9 dicembre 1596 furono arrestati 26 uomini, fra cui tre gesuiti giapponesi. Il 5 febbraio 1597 furono crocifissi su un’altura nei pressi di Nagasaki, che prese poi il nome di “santa collina”.
Subentrato un periodo di tregua e nonostante la persecuzione subita, la comunità cattolica aumentò, anche per l’arrivo di altri missionari: non solo Gesuiti e Francescani, ma anche Domenicani e Agostiniani.

La persecuzione sotto Tokugawa Ieyasu
La seconda ondata persecutoria fu avviata invece nel 1614, a opera dello shogun Tokugawa Ieyasu, e si protrasse per alcuni decenni. Le comunità cattoliche furono quasi completamente distrutte. Molti, posti di fronte alla possibilità di apostatare, preferirono la morte, ma non mancarono altri che, per paura, calpestarono le immagini sacre, segno del rifiuto della fede.
I motivi che portarono a questa lunga e sanguinosa persecuzione furono vari, a partire dalla gelosia dei bonzi che minacciavano la vendetta dei loro dei. Non è poi da trascurare il timore di Ieyasu e dei suoi successori Hidetada e Iemitsu, per l’accresciuto influsso di Spagna e Portogallo, patria della maggioranza dei missionari, che erano ritenuti loro spie. Ebbero peso anche gli intrighi dei calvinisti olandesi, ma non è da trascurare nemmeno l’imprudenza di molti missionari spagnoli.
Dal 1617 al 1632 la persecuzione toccò il picco più alto di vittime. I martiri appartenevano ad ogni condizione sociale ed età: nobili, semplici cittadini, uomini, donne e bambini; padri e madri di famiglia, sacerdoti e religiosi. La maggior parte fu legata a pali e bruciata a fuoco lento, mentre altri furono decapitati o tagliati membro per membro. I resti venivano comunque dispersi, per evitare il culto dei martiri.

I martiri riconosciuti
I primi martiri del Giappone riconosciuti ufficialmente tali, ovvero Paolo Miki e 25 compagni, sono stati beatificati da papa Urbano VIII il 14 settembre 1627 e canonizzati dal Beato papa Pio IX l'8 giugno 1862. Le diocesi di Nagasaki, Tokyo, Kyoto, Fukuoka e Sendai hanno poi raccolto testimonianze relative ad altre 205 vittime. Fu ancora papa Pio IX, il 7 luglio 1867, a beatificarle.
Un ulteriore gruppo, quello di Lorenzo Ruiz e 15 compagni, è stato beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II il 18 febbraio 1981 e canonizzato il 18 ottobre 1987. Lo stesso Pontefice, il 23 aprile 1989, ha beatificato due Agostiniani Recolletti.
Il 24 novembre 2008, sotto il pontificato di papa Benedetto XVI, sono stati dichiarati Beati altri 188 martiri. Dopo un lungo processo, il 7 febbraio 2017 è stato invece il turno di un singolo Beato, Giusto Takayama Ukon. Il totale aggiornato al 2017 ammonta quindi a 42 Santi e 396 Beati.

SANTI

93366 - Paolo Miki e 25 compagni
Canonizzazione: 8 giugno 1862

90886 - Lorenzo Ruiz e 15 compagni
Canonizzazione: 18 ottobre 1987

BEATI

93328 - Alfonso Navarrete Benito, Pietro d’Ávila, Carlo Spinola, Gioacchino Díaz Hirayama, Lucia De Freitas e 200 compagni
Beatificazione: 7 luglio 1867

92545 - Martino Lumbreras Peralta e Melchiorre Sánchez Pérez, sacerdoti agostiniani recolletti
Beatificazione: 23 aprile 1989

93493 - Pietro Kibe Kasui e 187 compagni
Beatificazione: 24 novembre 2008

96314 - Giusto Takayama Ukon
Beatificazione: 7 febbraio 2017


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flochini

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Aggiunto/modificato il 2018-04-08

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