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Beato Charles Deckers Sacerdote e martire

27 dicembre

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Anversa, Belgio, 26 dicembre 1924 – Tizi Ouzou, Algeria, 27 dicembre 1994

Charles Deckers nacque ad Anversa, in Belgio, il 26 dicembre 1924. Entrò molto giovane nella Società dei Missionari d’Africa, detti Padri Bianchi; venne ordinato sacerdote l’8 aprile 1950. Nel 1955 fu destinato a Tizi Ozou, in Algeria, ma dovette andarsene nel 1977, per ordine delle autorità civili. Dopo alcuni anni trascorsi in Belgio, durante i quali fondò, a Bruxelles, il Centro El Kalima per il dialogo islamo-cristiano, tornò in Algeria. Come cappellano della basilica di Nostra Signora d’Africa ad Algeri, percepì nettamente il pericolo a cui andavano incontro i visitatori, dato che la chiesa era un obiettivo sensibile a rischio di attentati, come quelli che si ripetevano con sempre maggiore violenza nel Paese. Il 27 dicembre 1994, padre Charles era in visita alla comunità dei Padri Bianchi di Tizi Ouzou, per festeggiare il proprio settantesimo compleanno e l’onomastico del confratello padre Jean Chevillard. Poco dopo il suo arrivo, quattro uomini, vestiti da poliziotti, fecero irruzione nella casa, catturarono padre Charles e tre suoi confratelli e li uccisero nel cortile, a colpi di kalashnikov. I quattro Padri Bianchi di Tizi Ouzou, compresi nel gruppo di diciannove martiri uccisi in Algeria tra il 1994 e il 1999, sono stati beatificati l’8 dicembre 2018 a Orano, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo cade l’8 maggio, giorno della nascita al Cielo dei primi due che vennero uccisi, fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.



Charles Deckers nacque ad Anversa, in Belgio, il 26 dicembre 1924. Studiò presso i padri Gesuiti e s’impegnò molto, negli anni della seconda guerra mondiale, nel loro servizio sociale a favore dei poveri. Allo stesso tempo, era capopattuglia scout.
Destò molta sorpresa in chi lo conosceva il fatto che non volle entrare nella Compagnia di Gesù, ma nella Società dei Missionari d’Africa, detti Padri Bianchi. Nello stesso periodo in cui maturò la vocazione, fu arrestato dalla Gestapo, insieme a sua sorella: erano stati accusati di ascoltare i messaggi trasmessi dalla radio della BBC inglese e indirizzati ai membri della Resistenza. Mantenendosi calmo, Charles riuscì a mettersi in salvo.
L’8 aprile 1950 fu ordinato sacerdote. Fu quindi destinato a Tunisi, per imparare l’arabo, ma nel 1955 si trasferì a Tizi Ozou, nella regione algerina della Cabilia. Lì i Padri Bianchi avevano un centro d’accoglienza per giovani e una scuola d’avviamento professionale. Padre Charles, diventato direttore di entrambe le strutture, non affrontò grossi problemi durante il periodo in cui l’Algeria divenne uno Stato indipendente, perché di nazionalità belga.
Ciò nonostante, nel 1977 il prefetto di Tizi Ouzou gli proibì di risiedere in quel territorio: temeva, infatti, che i giovani cabili venissero influenzati da lui. Per un anno, quindi, il missionario rimase ad Algeri, poi venne richiamato in Belgio. Pur sentendosi disorientato, obbedì.
Anche nel suo Paese d’origine, però, promosse il dialogo tra cristiani e immigrati musulmani, aprendo a Bruxelles il Centro di documentazione El Kalima. Nel giugno 1982 venne destinato nello Yemen, di nuovo con compiti educativi, che svolse con tutte le cautele possibili, in modo da non essere più sospettato di proselitismo.
Cinque anni più tardi, tornò in Algeria: era stato nominato cappellano della basilica di Nostra Signora d’Africa, ad Algeri. Subito riprese ad ascoltare e accompagnare i giovani algerini, ma si prestava anche ad aiutare quanti, cristiani e non, visitavano quella chiesa.
Era anche capace di una generosità senza limiti, che si vedeva anche quando tornava da qualche vacanza in Belgio: distribuiva prontamente ai poveri quanto aveva ricevuto in regalo. Spesso, infatti, affermava: «Quando un uomo si umilia nel tendere la mano, non si deve umiliarlo ancora di più rimandandolo a mani vuote».
L’8 maggio 1994 tre uomini vestiti da poliziotti entrarono nella biblioteca di Ben Cheneb, nel quartiere della Casbah di Algeri, uccidendo suor Paul-Hélène Saint-Raymond, Piccola Suora dell’Assunzione, e fratel Henri Vergès, marista.
Anche padre Charles, che abitava in un quartiere controllato dagli islamisti, avvertiva il pericolo incombente. Inizialmente fece chiudere la basilica, per la sicurezza dei visitatori, poi decise di riaprirla: «In diocesi pensiamo che mantenere la presenza stessa della Chiesa sia importante, per la Chiesa stessa come per il Paese».
La mattina del 27 dicembre 1994, quattro uomini vestiti da poliziotti fecero irruzione nella casa dei Padri Bianchi a Tizi Ouzou, sequestrando la cuoca, gli operai che lavoravano in casa e i religiosi rimasti: il superiore padre Christian Chessel, padre Alain Dieulangard e padre Jean Chevillard. Padre Charles li aveva raggiunti per pranzo, così da festeggiare l’onomastico di padre Jean e il proprio settantesimo compleanno. I religiosi vennero uccisi a colpi di kalashnikov, nel cortile.
La loro uccisione è stata interpretata come una rappresaglia in risposta all’intervento con cui, due giorni prima, le forze speciali della polizia francese avevano messo in salvo i passeggeri dell’Airbus A300, presi in ostaggio da alcuni terroristi del Gruppo Islamico Armato (GIA).
I quattro Padri Bianchi, più i già citati suor Paul-Hélène Saint-Raymond e fratel Henri Vergès, sono stati inseriti nella causa che contava in tutto diciannove candidati agli altari, tutti religiosi, uccisi dal 1994 al 1996, nel corso dei cosiddetti “anni neri” per l’Algeria. La loro inchiesta diocesana si è svolta ad Algeri dal 5 ottobre 2007 al luglio 2012.
Il 26 gennaio 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo al martirio dei diciannove religiosi. La loro beatificazione è stata celebrata l’8 dicembre 2018 nel santuario di Nostra Signora di Santa Cruz a Orano, presieduta dal cardinal Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come inviato speciale del Santo Padre.
La memoria liturgica di tutto il gruppo cade l’8 maggio, giorno della nascita al Cielo di fratel Henri e di suor Paul-Hélène.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2018-12-04

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