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Beata Agnese (Margherita) Phila Vergine e martire

26 dicembre

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Ban Nahi, Thailandia, 1909 – Song Khon, Thailandia, 26 dicembre 1940

Margherita Phila nacque nel 1909 presso il villaggio di Ban Nahi in Thailandia. Ricevette il Battesimo nel 1924 a Viengkhuk, il villaggio a maggioranza cristiana dove si era trasferita con la sua famiglia. Entrata nella congregazione delle Amanti della Croce di Xieng Vang in Laos, prese il nome di suor Agnese. Nel 1932 fu inviata come insegnante presso la scuola di Song Khon, dove fu raggiunta, otto anni dopo, da suor Lucia Khambang. Affrontò la persecuzione contro i cristiani sostenendo i fedeli di Song Khon, sia quando il sacerdote missionario guida della comunità fu espulso, sia quando il catechista che gli succedette, Filippo Siphong Onphitak, venne ucciso a tradimento il 16 dicembre 1940. Suor Agnese e suor Lucia non vollero in alcun modo rinunciare alla propria fede e all’insegnamento di essa ai bambini del villaggio. Vennero fucilate nel cimitero di Song Khon il 26 dicembre 1940, insieme ad Agata Putta, laica nubile trentanovenne, e alle adolescenti Cecilia Butsi, Viviana Hampai e Maria Phon. La loro causa di beatificazione e canonizzazione fu unita, dopo la fase diocesana, a quella del catechista Filippo. Tutti e sette sono stati beatificati nella basilica di San Pietro a Roma il 22 ottobre 1989 da san Giovanni Paolo II. I resti mortali di Filippo, suor Agnese e compagne sono venerati presso il Santuario di Nostra Signora dei Martiri della Thailandia a Song Khon.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Song-Khon in Thailandia, beate martiri Agnese Phila e Lucia Khambang, vergini delle Suore Amanti della Croce, e Agata Phutta, Cecilia Butsi, Viviana Hampai e Maria Phon, fucilate nel cimitero locale per essersi rifiutate di rinnegare la fede cristiana.


Margherita Phila nacque nel 1909 presso il villaggio di Ban Nahi in Thailandia, figlia di Gioacchino Thit Son ed Anna Chum. La famiglia emigrò poi nel villaggio di Viengkhuk, a maggioranza cristiana, dove ricevette il Battesimo nel 1924. Sua madrina fu la zia di suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato, una dei tre veggenti di Fatima.
Il 7 dicembre fece il suo ingresso nella congregazione delle Amanti della Croce presso Siengvang nel Laos. Due anni dopo, il 26 novembre iniziò il postulandato. Il 10 novembre 1927, col nome di suor Agnese, iniziò il noviziato, che terminò con la professione dei voti il 16 novembre 1928. Nel 1932 fu inviata come insegnante presso la scuola di Song Khon, dove fu raggiunta, otto anni dopo, da suor Lucia Khambang.
Nell’agosto 1940 un gruppo di gendarmi raggiunse in barca attraverso il Mekong il villaggio di Song Khon. Dopo aver constatato che gli abitanti professavano una religione straniera, presero a far pressione affinché abiurassero. Il 29 novembre il sacerdote francese incaricato della missione fu espulso, ma grazie all’incoraggiamento del catechista Filippo Siphong Onphitak e delle due suore, tutti i membri della comunità rimasero fermi nella fede.
Sul far della sera del 16 dicembre, Filippo venne ucciso a tradimento da Lu, uno dei gendarmi che lo stavano scortando a Mukdahan, secondo gli ordini ricevuti tramite una lettera. In realtà, era parte di un piano ordito per eliminarlo.
La sera successiva, la notizia si sparse a Song Khon, provocando una grande tristezza. I soldati, sperando nell’immediata conversione dei fedeli, cominciarono a minacciarli di morte, sparando in aria. Non avevano però calcolato la presenza di suor Agnese e di suor Lucia, le quali capirono che ben presto sarebbe venuto anche il loro momento di dare l’estrema testimonianza. Lu cercò infatti con ogni mezzo di persuadere le suore ad abbandonare la loro religione. Accettarono solo di deporre gli abiti religiosi, ma non di smettere d’insegnare il catechismo.
Il giorno di Natale, il gendarme venne personalmente nella casa delle suore, scoprendo subito che continuavano a istruire i bambini. Furibondo, gridò verso di loro: «Vi ho detto molte volte di non parlare di Gesù. Non dovete menzionare Dio in Thailandia, o vi ucciderò tutti».
Suor Agnese, che era la più anziana tra le religiose, affrontò il poliziotto: «Signor poliziotto, lei intende dire che ci ucciderà tutti perché siamo cattolici e leali alla nostra fede cattolica. Davvero intende dire questo, signor poliziotto?». Lu replicò: «Sì, vi ucciderò tutti se continuate a parlare così di Dio». Suor Agnese, con tono di voce alterato e indignato, gli disse: «Faccia in modo di avere fucili e proiettili a sufficienza». «Certo, ne abbiamo abbastanza per uccidervi tutti», ribatté Lu. «Allora controlli di lucidare le canne dei vostri fucili, o i proiettili resteranno incastrati», proseguì la suora.
Più tardi, il gendarme convocò l’intero villaggio davanti alla chiesa, per comunicare l’ordine ricevuto: distruggere la religione cristiana a costo di ucciderne i fedeli. La sera dello stesso giorno di Natale, le suore prepararono dell’olio di cocco e lo mandarono ai poliziotti in una boccetta, così avrebbero pulito e lucidato i fucili. Poi cominciarono a prepararsi alla morte insieme alle ragazze loro affidate e a quante le avevano raggiunte, cantando e pregando.
Durante la notte suor Agnese rivestì l’abito religioso e scrisse una lettera a Lu, in cui gli domandava di concludere l’ordine contro di loro, le quali, d’altro canto, erano pronte a morire pur di non rinnegare la propria fede: «Siamo liete di restituire al Signore la vita che egli ci ha donato […]. Ti imploriamo di aprirci le porte del paradiso […]. Tu agisci secondo gli ordini degli uomini, ma noi agiamo secondo i comandamenti di Dio». Verso la fine, invocò: «Ti chiediamo di essere tue testimoni, Signore, Dio nostro».
Lu tornò poi al convento nel primo pomeriggio del 26 dicembre, chiedendo: «Allora, il vostro Dio, l’abbandonate, sì o no?». Tutte le presenti ribatterono: «No, non l’abbandoneremo mai». Lu ordinò loro di seguirlo presso il fiume Mekong, ma suor Agnese domandò di poter morire in un luogo più adatto, ovvero presso il camposanto.
Con lei si avviarono suor Lucia, la cuoca del convento Agata Phutta e le ragazze che non erano fuggite nel frattempo. Si misero in fila, cantando inni e manifestando gioia. La gente del villaggio le seguì, ma i soldati mandarono indietro quanti volevano stare loro vicino.
Il padre di una delle ragazze, Suwan, accorso anche lui, fece per portare via la figlia, ma lei si aggrappò a suor Agnese, chiedendole aiuto. L’uomo riuscì a strapparla da lei e la rinchiuse in una stanza.  
Le condannate, giunte al cimitero, s’inginocchiarono contro un tronco d’albero caduto e continuarono a pregare e a cantare. Suor Agnese, rivolta verso i componenti del plotone di esecuzione, li ringraziò perché stavano per mandare lei e le altre in Paradiso, da dove avrebbero pregato per loro.
I poliziotti fecero fuoco, ordinando alla gente del villaggio di seppellire i corpi come se fossero dei cani. Prima di farlo, li scossero per verificare il decesso delle condannate. Maria Phon, una delle ragazze che erano andate volontariamente al convento, era gravemente ferita e si riscosse, così pure suor Agnese, che mandò a dire ai poliziotti di non essere ancora morta. Così tornarono e diedero il colpo di grazia a entrambe.
Suor Lucia, Agata, Cecilia e Viviana Hampai, un’altra delle ragazze, erano invece morte sul colpo. Ci fu una sopravvissuta, la giovanissima Sorn: era l’ultima della fila e le pallottole non l’avevano sfiorata. Tornò al villaggio, dove divenne catechista.
I corpi delle altre sei vennero sepolti nello stesso cimitero che fu il luogo del loro martirio, dove furono traslati anche i resti del catechista Filippo, ritrovati solo nel 1959.
L’inchiesta diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione di suor Agnese e compagne si svolse il 23 novembre 1983. Dal 27 settembre 1985, la loro causa venne unita a quella di Filippo Siphong Onphitak.
Il 27 febbraio 1986 fu emesso il decreto di convalida del processo informativo e dell’inchiesta diocesana. La “Positio super martyrio”, consegnata nel 1988, fu esaminata dai Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, che l’11 marzo 1988 diedero il proprio parere positivo, confermato, il 21 giugno successivo, dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione.
Il 1° settembre 1988, il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui Filippo, suor Agnese e compagne venivano ufficialmente riconosciuti come martiri. Lo stesso Pontefice li beatificò nella basilica di San Pietro a Roma il 22 ottobre 1989.
La memoria liturgica di tutti e sette fu fissata al 16 dicembre, giorno della nascita al Cielo di Filippo, ma il Martirologio Romano ricorda suor Agnese e compagne il 26 dello stesso mese, giorno della loro nascita al cielo.
I resti mortali dei sette martiri sono venerati presso il Santuario di Nostra Signora dei Martiri della Thailandia a Song Khon.


Autore:
Don Fabio Arduino ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2019-11-26

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