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Giovanni VIII Papa

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m. 882

(Papa dal 14/12/872 al 16/12/882)
Romano, dovette assistere alle scorrerie dei Saraceni fin sotto le mura della città di Roma. Nel tentativo di trovare aiuto nell'imperatore d'oriente, riconobbe legittimo patriarca l'eretico Fozio (Papa dal 879), verso il quale tre anni dopo pronunciò una solenne scomunica.


Giovanni, nacque verso l’820 a Roma, figlio di Gundo era forse discendente di stirpe longobarda; della sua gioventù e prima maturità non si sa altro; sui 30 anni fu nominato Arcidiacono della Chiesa Romana, dignità che aveva da oltre 20 anni, quando il 14 dicembre dell’872, fu eletto papa con il nome di Giovanni VIII, alla presenza dell’imperatore Ludovico II (825-875), succedendo al pontefice Adriano II (867-872), morto nello stesso giorno.
Dotato di grande personalità, scaltrezza e multiforme talento, fu un vero e proprio papa-guerriero, teso a mantenere al papato quella posizione di prestigio realizzata dal suo predecessore san Niccolò I Magno (858-867); si rese arbitro delle vicende politiche europee del tempo.
In quell’epoca, sconvolta dalle scorrerie dei Saraceni, che arrivavano anche nella campagna romana, una volta morto l’imperatore Ludovico II nell’875, di fatto venne a mancare tra i Carolingi un sovrano capace di salvaguardare l’Italia e lo Stato Pontificio; nella stessa Roma si crearono fra i nobili due fazioni, una filogermanica e un’altra filofranca, impegnate in un’accanita lotta per la conquista delle più alte cariche dello Stato, rendendo difficile la posizione del papa.
Fra gli aspiranti a succedere al defunto imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico II, in mancanza di figli, si proposero altri fratelli e nipoti, appoggiati ognuno dai propri sostenitori nazionali; intervenne papa Giovanni VIII, il quale contrario ai Carolingi tedeschi che appoggiavano Ludovico il Germanico, si affrettò a convocare a Roma l’altro pretendente Carlo il Calvo francese.
Carlo il Calvo (823-877) fu accolto con tutti gli onori e incoronato in S. Pietro dal papa, la notte di Natale dell’875. Ma tutte le speranze che Giovanni VIII aveva riposto nel nuovo imperatore per fronteggiare i Saraceni, risultarono vane per l’inettitudine di Carlo il Calvo, quindi il papa ben presto si ritrovò ad agire da solo.
Dovette combattere contro la fazione filogermanica di Roma, fra cui il vescovo di Porto, Formoso, che diverrà papa nell891, sebbene scomunicato da Giovanni VIII; gli indiziati non si presentarono al concilio convocato al Pantheon il 19 aprile 876, che li accusava di congiura ai danni dello Stato con il sostegno del duca Lamberto di Spoleto, anzi fuggirono da Roma e il papa li scomunicò.
Per difendersi dai Saraceni, papa Giovanni VIII fece erigere una cinta muraria massiccia intorno alla zona della Basilica di S. Paolo fino ad Ostia; la fortificazione andò poi distrutta in data sconosciuta; ormai Roma non era più in grado di dare ricovero e cibo alle folle di profughi, provenienti dall’Agro romano, che chiedevano asilo.
Tentò una alleanza fra i vari sovrani dell’Italia Meridionale, specie tra le città marinare di Napoli, Salerno e Amalfi, ma il duca di Napoli Sergio, allora alleato dei saraceni, rifiutò ricevendo così la scomunica del papa, il quale secondo lo storico Gregorovius Ferdinand (1821-1891), senza pensarci troppo fece decapitare venti prigionieri napoletani.
Allestì una piccola flotta armata, di cui egli stesso prese il comando e questo papa-guerriero riuscì nell’877 a sconfiggere gli arabi nella battaglia del Capo Circeo, catturò diciotto vascelli saraceni, liberando 600 schiavi cristiani e uccidendo numerosi maomettani.
Dopo di ciò volle vendicarsi del duca di Napoli Sergio, lo fece arrestare dal vescovo della città Atanasio, che era anche suo fratello, il quale nonostante ciò non esitò a cavargli gli occhi con le proprie mani, per fare un servizio completo dell’incarico ricevuto dal papa, il quale salutò questo fratricidio orrendo, commesso peraltro da un vescovo, come “un felice evento” inviandogli una lettera di congratulazioni e il compenso promesso.
Come si vede le necessità di governo di uno Stato seppure in pericolo, distoglievano il papa e tanti altri dopo di lui, dalle virtù apostoliche e del sacerdozio, scendendo ad atti morali assolutamente inconciliabili col ministero petrino.
Del resto proprio con Giovanni VIII nell’872, iniziò per il papato quel lungo e oscuro periodo storico dell’”età di ferro”, che proseguì fino al 1046, con la deposizione dei tre papi che si contendevano il trono pontificio di allora.
Ma tutto questo sangue versato non servì a nulla, il vescovo Atanasio diventato duca di Napoli al posto del fratello, preferì allacciare rapporti commerciali con i Saraceni, altrettanto fecero gli Amalfitani dopo aver incassato il compenso papale; la Lega non si formò nonostante che la flotta bizantina infliggesse una tremenda sconfitta agli arabi nel Golfo di Napoli.
Rimasto ancora solo, anche Giovanni VIII fu costretto a patteggiare con i Saraceni, ottenendo così un certo periodo di tranquillità nel suo Stato. Il tributo annuo che dovette pagare lo umiliava, ma egli a buona ragione dichiarava che ciò avveniva perché dei principi cristiani si erano schierati apertamente con i nemici della Chiesa.
A complicare le cose sopravvenne la morte dell’imperatore Carlo il Calvo nell’ottobre 877 e il pretendente fu Carlomanno († 884), il quale scese in Italia come re, chiedendo al papa l’incoronazione, ma dopo qualche tempo, mentre il papa tergiversava, Carlomanno fu colpito da apoplessia e se ne ritornò in Francia con tutto l’esercito, decimato da una delle ricorrenti epidemie.
A questo punto il papa non avendo più protezione di forze potenti, rimase in balia dei signori italiani che avessero voluto approfittare della situazione. Infatti il duca Lamberto di Spoleto e il duca Adalberto di Tuscia, occuparono Roma con la scusa di agire per conto di Carlomanno, perpetrarono ogni sorta di violenza e praticamente il papa era quasi prigioniero; dopo un mese se ne tornarono nei loro ducati, seguiti dalla scomunica papale.
Ad ogni modo la situazione non era tranquilla per il papa, pertanto lasciò Roma e riparò in Francia, dove nell’agosto 878 riunì un Concilio a Troyes, rinnovando la scomunica ai duchi italiani.
Incoronò il 7 settembre 878 il figlio e successore di Carlo il Calvo, Ludovico il Balbuziente, re malaticcio non in grado comunque di aiutarlo nella difesa della Chiesa; seguirono tre anni durante i quali il papa cercò inutilmente un protettore, con Carlomanno malato, Ludovico il Balbuziente morto nell’aprile 879 e l’Impero vacante perché i figli erano minorenni; l’ultima illusione fu l’incoronazione di Carlo il Grosso (839-888), avvenuta a Roma nell’881 ma anch’egli, senza organizzare nessuna spedizione contro i Saraceni, ottenuta la corona se ne ritornò al Nord abbandonando Giovanni VIII al suo destino e con gli arabi annidati intorno al Garigliano.
Per quanto riguarda i conflitti con la Chiesa d’Oriente sempre frequenti, papa Giovanni VIII confermò, forse con troppa precipitazione, patriarca di Costantinopoli proprio quel Fozio (827-898), erudito bizantino ed eretico condannato dai precedenti pontefici; in realtà il papa impose però che Fozio implorasse il perdono davanti ad un Concilio, ma egli traducendo in greco la Bolla papale, la cambiò tutta a suo favore; imprigionò il Legato pontificio Marino che se n’era accorto, il quale una volta liberato, tornò a Roma all’inizio dell’881 e riferì al papa; Fozio fu così nuovamente scomunicato.
Gli ultimi anni di Giovanni VIII lo videro barcamenarsi continuamente tra alleanze, condanne, scomuniche, che gli procurarono molti nemici; fu anche lui figlio del suo tempo oscuro, violento, anarchico; il papa fu impegnato nei suoi dieci anni esatti di pontificato, a consolidare od imporre la supremazia del Papato sui governanti cristiani, a fronteggiare, cercando alleanze e protezioni, l’invasione sanguinaria dei musulmani dell’Italia Meridionale e del Lazio.
Effettivamente fu più un papa-guerriero e politico che un papa spirituale, ma bisogna riconoscere il suo coraggio e intraprendenza spesi in nome della Chiesa Romana, che difese da tutto e da tutti in un caotico periodo storico italiano, che produceva soprattutto omicidi in serie, barbarie e distruzioni ovunque.
Ultimo dei grandi papi dell’età carolingia, deluso e solo, morì a Roma il 12 dicembre 882 ucciso avvelenato da un suo parente, il quale visto che il veleno ritardava l’effetto mortale, gli spaccò la testa a colpi di martello; una fine orrenda ma rientrante nella logica dell’epoca che non risparmiava nemmeno i papi. È sepolto in S. Pietro.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-07-19

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