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> Home > Sezione (Sezione Papi) > Gregorio XVI (Bartolomeo Alberto Cappellari) Condividi su Facebook Twitter

Gregorio XVI (Bartolomeo Alberto Cappellari) Papa

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Belluno, 18 settembre 1765 – Roma, 1° giugno 1846

(Papa dal 06/02/1831 al 01/06/1846)
Nato a Belluno, governò la Chiesa negli anni in cui si posero le premesse del Risorgimento, con le insurrezioni di diverse città, che proclamarono lo Statuto costituzionale provvisorio delle province italiane. Gli austriaci e i Sanfedisti ristabilirono il potere pontificio.


Gregorio XVI, è finora l’ultimo papa proveniente da un Ordine religioso; la sua elezione avvenne dopo un lungo conclave, durato cinquanta giorni e cento scrutini, senz’altro il più lungo degli ultimi due secoli, della storia dei Papi della Chiesa Cattolica e quando fu eletto non era nemmeno vescovo.
Bartolomeo Alberto Cappellari, nacque a Belluno il 18 settembre 1765, a 18 anni, nel 1783, entrò nel monastero dei camaldolesi di San Michele a Murano (Venezia), prendendo il nome di fra’ Mauro; fu ordinato sacerdote nel 1797, ricoprendo poi man mano, varie cariche nell’Ordine fondato da san Romualdo nel 1012.
Nel 1799, nell’epoca della Rivoluzione Francese, pubblicò “Il trionfo della Santa Sede”, difesa del potere temporale e dell’infallibilità papale, contro febroniani e giansenisti.
Trasferito a Roma nel 1814, come abate nel monastero di S. Gregorio al Celio, nel 1823 fu eletto Vicario Generale dei Camaldolesi; molto apprezzato da papa Leone XII (1823-1829), fu creato cardinale nel 1826 col titolo di San Callisto, pur rimanendo solo sacerdote e frate, secondo le possibilità permesse allora e subito dopo il papa lo nominò Prefetto di Propaganda Fide, il dicastero importantissimo, a cui fanno capo tutte le attività missionarie nel mondo.
E con questo prestigioso incarico, fu candidato al conclave, seguito alla morte di papa Leone XII (10 febbraio 1829), ma gli fu preferito alla fine, per l’influsso delle Potenze europee, il cardinale Castiglioni, Penitenziere Maggiore e Prefetto dell’Indice dei libri proibiti, che prese il nome di Pio VIII (1761-1830), ma fu solo un rimando, perché papa Pio VIII, seppure non tanto anziano, era afflitto da vari mali, che lo portarono alla tomba il 30 novembre 1830, dopo solo 20 mesi di pontificato.
La brevità del pontificato non diede l’opportunità di un ricambio cardinalizio, per cui i porporati che si presentarono al conclave, aperto il 14 dicembre 1830, erano praticamente gli stessi del conclave precedente, con gli stessi schieramenti dei “zelanti” e dei “moderati o politici”, questi ultimi influenzati dalle Potenze europee, specie l’Austria.
I contrasti fra le due fazioni, furono lunghi e molteplici, per cui venne a mancare sui candidati dei due gruppi di cardinali, la necessaria convergenza per raggiungere il numero di voti utili per l’elezione.
Dopo 50 giorni e cento scrutini, alla fine uscì eletto un nuovo candidato proposto in alternativa; la scelta cadde sul cardinale camaldolese frate Mauro Cappellari, (al secolo Bartolomeo Alberto Cappellari), il quale accettò solo dopo essere stato convinto dal cardinale Vicario Bartolomeo Zurla, anch’egli camaldolese, che a nome del Padre Generale dell’Ordine, gli disse di accettare per la santa obbedienza; e il 2 febbraio 1831, con 32 voti favorevoli su 42 presenti, egli fu eletto 254° successore di Pietro, prendendo il nome di Gregorio XVI, in omaggio a S. Gregorio Magno, a cui era dedicato il monastero romano, del quale era stato abate.
Il 6 febbraio 1831, Gregorio XVI fu prima consacrato vescovo e poi incoronato; contrariamente al suo predecessore, che aveva scelto di abitare al Quirinale, egli stabilì la sua residenza nel Palazzo Apostolico del Vaticano.
Il suo fu un pontificato di discreta durata, quasi 16 anni e i problemi, riflettendo le inquietudini del tempo, non mancarono, anzi cominciarono già con il conclave ancora in corso, volendo escludere le manifestazioni e gli atti inconsulti, fatti dai romani.davanti alle lungaggini dell’elezione.
Non era stato ancora insediato nella carica, che il 4 febbraio a Bologna, scoppiò un vasto moto rivoluzionario; erano state abbattute le insegne pontificie al grido di “Viva la libertà”, facendo la comparsa la coccarda tricolore.
Nonostante alcune concessioni, fatte dal prolegato mons. Nicola Paraccini, a nome del cardinale legato, presente a Roma per il conclave, tra il 5 e il 9 febbraio i moti dilagarono in Romagna, Umbria e Marche.
Il pontificato non cominciava bene; sebbene restio ad azioni di forza, quando tutti i Sommi Pontefici, appena eletti erano usi concedere grazie, favori e benefici al popolo dello Stato Pontificio, papa Gregorio XVI, alla fine con l’aiuto delle truppe austriache, represse i moti con l’operato del nuovo Segretario di Stato card. Tommaso Bernetti; ci furono arresti diffusi, con processi e condanne a morte, commutate nella pena dell’esilio.
Anche a Roma, i liberali tentarono il 12 febbraio, di approfittare della confusione determinata dal Carnevale e le sfilate relative, per provocare un’insurrezione, ma il papa si mosse con autorità per reprimerla, con l’aiuto del popolino di Trastevere.
Anche Carlo Luigi Napoleone (il futuro imperatore Napoleone III), già nel periodo di “sede vacante”, che intercorre fra la morte di un papa e l’elezione del successore, aveva progettato un’insurrezione, mirando alla conquista di Castel Sant’Angelo e all’instaurazione a Roma, del centro di un ‘Regno d’Italia’; ma la congiura era fallita e l’11 dicembre 1830, Carlo Luigi Napoleone scoperto, fu espulso da Roma e raggiunse a Firenze la madre e il fratello Luigi entrambi in esilio; i due fratelli, particolarmente Luigi il maggiore, scrissero al nuovo papa, invitandolo a rinunciare al potere temporale, continuando a fomentare i simpatizzanti liberali; dopo un po’ Luigi Napoleone morì a Forlì, mentre il fratello Carlo Luigi Napoleone in fuga, trovò asilo a Spoleto.
Si era nei primi tempi del Risorgimento, che specie a Roma vide fra i protagonisti più assoluti, il suo successore papa Pio IX, che governò più a lungo di tutti i papi della storia (quasi 32 anni); ma toccò a Gregorio XVI affrontare i primi moti risorgimentali nello Stato Pontificio; egli non ascoltò le sollecitazioni dei sovrani d’Austria, Francia, Inghilterra, Prussia e Russia, a fare concessioni e riforme profonde; era persuaso che si trattava di pochi ribelli senza peso.
La Curia Romana era convinta che le nuove idee liberali mettevano in dubbio la Chiesa, la religione e l’autorità, e pertanto erano totalmente da respingere. E in questo senso si espresse il papa, superando i limiti tenuti dai suoi predecessori; con la sua enciclica “Mirari vos” del 15 agosto 1832; Gregorio XVI condannò non solo il razionalismo, il gallicanesimo e l’indifferentismo, ma anche la libertà di coscienza, definita “pestilentissimo errore”; la cui strada era stata aperta dalla crescita della libertà d’opinione, egualmente pericolosa per la Chiesa e per lo Stato.
L’ipotesi che da questo tipo di libertà, potesse derivare una qualche utilità per la religione, venne respinta come “somma impudenza”, senza dare ulteriori spiegazioni; egualmente il papa condannava la separazione tra Stato e Chiesa e la diffusione dei libri critici, respingendo con inusitata durezza, ogni forma di sollevazione contro le autorità legittime.
Con questa enciclica e con altri interventi di magistero, di papa Gregorio XVI e poi di Pio IX, venne messa in atto una severa distinzione tra il cattolicesimo e le istanze spirituali e politiche del mondo moderno, sulla base di una linea di difesa autoritaria, che cercava di sopprimere la discussione. Il ministero petrino venne quindi coinvolto in ambiti, che spesso esulavano dalle sue competenze.
Vi furono per questo, vari provvedimenti atti a controllare l’insegnamento in genere e la formazione sacerdotale in seminari strettamente dipendenti dall’autorità ecclesiastica, vari teologi europei di chiara fama, Bautain, George Hermes, soprattutto La Mennais, ebbero condannate le loro idee e tesi.
Il sistema retrivo di governo, portò nel tempo una crisi totale dell’agricoltura, dell’industria e del commercio in tutto lo Stato Pontificio; il bilancio statale a partire dal 1831, andò man mano aggravandosi e per rimediare si ricorse alla pressione fiscale, contraendo prestiti all’estero e aumentando lo scontento fra la popolazione; i moti rivoluzionari ricominciarono e allora fu chiesto l’intervento dell’esercito austriaco, facente parte della Santa Alleanza, che soffocò nel sangue le rivolte nelle varie regioni dello Stato Pontificio.
A tutto questo si aggiunse l’epidemia di colera di quegli anni, così fra le repressioni dei moti e l’epidemia, i morti furono migliaia; le agitazioni per la libertà di espressione e per uno stato moderno, libero dalle costrizioni del potere della Chiesa, con le relative operazioni di polizia ed esercito, condanne ed esili, durarono per tutto il periodo del suo pontificato, pur conoscendo la novità di un movimento liberale e moderato, ad opera di Massimo D’Azeglio, che cominciava ad affacciarsi alla scena politica piemontese e della penisola.
Papa Gregorio, ebbe anche aspri contrasti con alcuni Paesi europei (rottura delle relazioni diplomatiche con Spagna e Portogallo, per la legislazione anticlericale dei governi di Maria Cristina e Maria da Gloria, 1835/1840, frizioni con la Prussia per la questione dei matrimoni misti; scontro con il governo russo, che mirava a riportare all’ortodossia la Chiesa Rutena (greco-uniate).
In campo religioso, papa Gregorio XVI impresse un vivo impulso all’azione missionaria cattolica, specie nell’America del Nord e in Inghilterra; istituì oltre 500 diocesi con vescovi, in Asia, America, Africa e Oceania.
Abolì l’uso indegno di affiggere fuori dalla chiesa di S. Bartolomeo all’Isola, gli elenchi di coloro che non avessero fatto il precetto pasquale; portò la maggiore età da 25 a 21 anni.
Durante il suo pontificato, proclamò Santi: Alfonso Maria de’ Liguori, Francesco De Geronimo, Giovan Giuseppe della Croce, Pacifico di San Severino, Veronica Giuliani.
Diede impulso e cura alle opere pubbliche, come la rettifica del corso dell’Aniene a Tivoli, che restava spesso allagata, è ricordato in questa città, dalla suggestiva Villa Gregoriana; realizzò i lavori alla foce del Tevere e al porto di Civitavecchia, completò il monumentale cimitero del Verano; incentivò gli sacvi delle Catacombe e del Foro Romano, fondò il Museo Egizio ed Etrusco in Vaticano.
Proveniente da un Ordine religioso, favorì in tutti i modi la loro ricostituzione; soprattutto quella della Compagnia di Gesù, che con il suo Padre Generale, l’olandese Giovanni Roothaan, poté ricostituire le proprie numerose province e riprendere l’attività missionaria.
Ammalato e con dolori strazianti per una forma cancerogena al naso (i ritratti mostrano un naso singolarmente appuntito e leggermente più lungo), il vecchio papa diceva pochi giorni prima di morire: “Voglio morir da frate, non da sovrano”; Gregorio XVI morì il 1° giugno 1846, dopo sedici anni di regno e pontificato, ad 81 anni.
Fu sepolto in San Pietro in un grande mausoleo; non fu certamente ben visto dai sudditi, per la chiusura delle sue idee conservatrici e per la durezza di sovrano temporale di uno Stato, che si avviava lentamente al disfacimento, dopo secoli e secoli di storia; numerose “pasquinate” circolarono dopo la sua morte come epitaffio, la più dura fu “Novo Sardanapal, beato in trono, / più che di Cristo adorator di Bacco, / giacque, e ai nemici non lasciò perdono”.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-12-14

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